
LECCE – Il Piano per il Sud continua a scatenare le polemiche nell’Unisalento: le risorse per ristrutturare e creare laboratori all’avanguardia sono in fumo, a meno che il CIPE non decida di riassegnarle. Ad ogni modo, si è perduto troppo tempo: Zara dà le colpe anche alla Regione Puglia, che avrebbe imposto tempi proibitivi. Non potevamo, dunque, evitare di chiedere la versione dei fatti al professore Laforgia, che oggi è il capo del Dipartimento regionale per l’Università, dopo essere stato l’ideatore del piano edilizio dell’Università del Salento: un progetto che avrebbe ottenuto una marea di milioni molto utili in tempi di magra.
Professor Laforgia, abbiamo perso i 49 milioni di euro del Piano per il Sud. Le abbiamo chiesto da tempo una sua riflessione, come mai solo oggi ce la concede?
Ho avuto modo di leggere negli ultimi giorni qualche dichiarazione sulla stampa. Devo dire innanzitutto che mi ha molto sorpreso il fatto che una notizia così importante per il territorio non abbia avuto, sin da quando è noto, cioè da luglio scorso, il dovuto risalto sui media locali non foss’altro per avviare una serena riflessione sulla questione. Le ultime dichiarazioni mi hanno spinto ad accettare questa intervista. Gli studenti non si toccano, soprattutto quando mostrano il coraggio di esprimere le loro opinioni. I coraggiosi sono merce rara oggigiorno, una categoria in via di estinzione che va protetta. Soprattutto se si tratta di ragazzi.
Quindi lei sta dalla parte degli studenti che ora chiedono conto a Zara?
Sempre. È così che concepisco il mio ruolo di educatore. Io non debbo solo insegnare come ottimizzare i flussi in una camera di combustione, in qualità di docente anziano e “saggio” devo tutelare la loro autonomia di pensiero e di azione. Altrimenti che senso ha tutto questo insegnare/imparare se poi nella vita reale, nelle difficoltà del quotidiano, li abbandoniamo? E li abbandoniamo quando esprimono una opinione critica verso il sistema? Nei confronti dell’autorità costituita?
La posizione degli studenti di Link in verità è stata piuttosto dura nei confronti del rettore Zara.
Sarei tentato di risponderle con un proverbio di origine biblica, «Chi semina vento raccoglie tempesta», ma forse è meglio di no, le citazioni bibliche non hanno portato bene (la battuta si riferisce alla suora denunciata per alcune citazioni bibliche utilizzate contro l’attuale rettore. ndr). Io vedo solo una grande caparbietà a voler affidare a terzi la responsabilità di una gestione che, diciamolo una volta per tutte, non ha mai avuto l’edilizia tra le sue priorità e ha avuto un atteggiamento indolente nei suoi confronti. Forse pochi ricordano che esattamente un anno fa un parlamentare presentò una interrogazione camerale in cui si chiedeva di considerare una rimodulazione del progetto e di rinunciare alla costruzione dei nuovi edifici. E forse pochi ricordano che questa interrogazione si basava sulla relazione di un Gruppo di Lavoro del Dipartimento di Matematica e Fisica del nostro ateneo, che considerava “difficilmente comprensibile” la scelta di costruire nuovi edifici; relazione che a sua volta si basava su uno studio commissionato dal rettore Zara al dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, costata all’ateneo ben 12 mila euro; e pochi ricordano che finanche un dipartimento, quello di Studi Giuridici, nell’ottobre 2015 deliberava (!) di formulare sin d’ora una proposta di rimodulazione del Piano che preveda l’utilizzo dei fondi per le esigenze di manutenzione e gestione ordinaria degli immobili già esistenti all’interno del nostro Ateneo, come se fosse possibile utilizzare i fondi per la gestione ordinaria. Insomma in questi ultimi anni molto si è fatto per dimostrare che di quegli edifici e di quei fondi l’Università non aveva affatto bisogno.
Ma si potevano avere le OGV in tempo? Cerchiamo di chiarire questo, visto che lei è un addetto ai lavori: l’iter burocratico era davvero così proibitivo, oppure si poteva ottenere tutto nei tempi previsti?
Assolutamente si. Lo dico con cognizione di causa: sia perché sono un ingegnere, quindi conosco i meccanismi procedurali, sia perché il cosiddetto “Piano per il Sud” lo abbiamo messo in cantiere durante il mio mandato e, quindi, lo conosco molto bene. Così come conosco bene l’eredità lasciata al rettore Zara in termini di progettazioni già sufficienti ad ottenere i finanziamenti, che dovevano essere perfezionate e rese esecutive. Quando abbiamo preparato gli interventi per il Piano per il Sud io incontravo l’ufficio tecnico ogni 2 settimane per monitorare gli sviluppi delle attività e coordinarle. Da quando è rettore non mi risulta che Zara abbia mai incontrato i gruppi di progettazione pur avendo egli partecipato ad alcune riunioni soprattutto nell’ultimo periodo del mio mandato. Da quanto si evince dalle delibere degli Organi collegiali, in particolare quelle del CdA, pubblicate sul sito nel biennio 2014-2015, l’Università del Salento non ha mai affrontato la questione in termini di programmazione e pianificazione degli adempimenti amministrativi necessari a porre in essere le progettazioni approvate con il Piano per il Sud. Ancora a luglio 2015, 3 anni dopo aver ricevuto il finanziamento, il nostro C.d.A. deliberava di delegare il Direttore Generale ad approvare gli atti di gara e tutti gli adempimenti necessari alle procedure di scelta del contraente dei progetti indicati nelle premesse, ivi compresa la sottoscrizione dei contratti di appalto nel più breve tempo possibile, confermando quando già deliberato sui criteri di aggiudicazione delle gare dal Consiglio di Amministrazione con la delibera n. 76 del 30 aprile 2015.”
Quali errori sono stati commessi secondo lei?
A mio avviso il primo errore è stato quello di non dotarsi, entro il 30 giugno 2014, al proprio interno di una struttura che avesse requisiti di qualità, ex art. 44 e seguenti del DPR n. 207/2010, ovvero un comitato interno di valutazione dei progetti, che avrebbe enormemente accorciato i tempi di approvazione. Le competenze c’erano tutte, le disponibilità pure, non si comprende perché non sia stato fatto sapendo che il passaggio dal Provveditorato di Bari avrebbe comportato un allungamento dei tempi. Il secondo errore è stato quello di non continuare l’azione intrapresa di monitoraggio dei gruppi di progettazione come avevamo fatto insieme nell’ultimo periodo del mio mandato, dimostrando disinteresse rispetto al piano per il Sud, in alcune occasioni anche palesato pubblicamente. Il terzo errore è stato quello di ritardare di oltre un anno l’affidamento degli incarichi di progettazione senza alcuna ragione, pur avendo a disposizione le coperture finanziarie che io stesso, quando ero rettore, avevo deliberato in Consiglio di Amministrazione. Tutti errori gravissimi che hanno portato alla revoca dei fondi, già nota al rettore Zara prima dell’estate 2016, il quale ha ignorato sistematicamente sollecitazioni e suggerimenti utili a risolvere il problema. Bisogna anche considerare un altro aspetto che non è emerso se non in termini occasionali: negli ultimi anni gli edifici hanno avuto pochi interventi di manutenzione in vista della riqualificazione prevista con i fondi del Piano per il Sud, questo significa che oggi sono in una situazione di particolare degrado.
Il rettore Zara e l’amministrazione universitaria puntano il dito contro le lungaggini burocratiche e anche contro il governo. Ma davvero non si poteva fare altrimenti?
Come detto, si poteva fare diversamente se il rettore avesse dimostrato la necessaria solerzia e dovuta attenzione alla questione. Il Governo c’entra poco, anzi nulla, con i fallimenti locali. Tentare di nascondere i propri errori invocando le lungaggini burocratiche è poco credibile almeno per gli addetti ai lavori. D’altra parte, l’aver chiuso due appalti di manutenzione straordinaria dimostra esattamente il contrario di quanto sostenuto da Zara.
Ma il rettore Zara afferma di aver avuto garanzia della disponibilità dei fondi soltanto a luglio 2015.
La disponibilità dei fondi non serviva a portare avanti le progettazioni, che erano già in stato avanzato quando io ho concluso il mio mandato. Inoltre, molte altre amministrazioni pubbliche sulle stesse delibere CIPE hanno portato a termine con successo gli investimenti. L’università di Foggia, per esempio, e i due appalti affidati qui a Lecce smentiscono quanto affermato da Zara. Se fosse come afferma non avrebbe potuto appaltare alcunché.
Prof. Laforgia, lei ha “creato” il Piano per il Sud, che cosa pensa di questo epilogo disastroso?
Sono profondamente deluso e anche arrabbiato perché la mia Università e il suo territorio hanno perso una bella ma irripetibile occasione di sviluppo e progresso unitamente alla credibilità dell’istituzione a livello locale e nazionale. Io stesso mi sono trovato, all’inizio del mio mandato di rettore, a dover gestire diverse situazioni provenienti dalle precedenti amministrazioni, che ho risolto e completato così come era stato previsto dai miei predecessori, trovando anche le risorse quando è stato necessario. Un tale atteggiamento a danno della propria amministrazione non l’avevo mai visto prima e sono curioso di sentire Zara il 9 marzo. Al momento sono molto preoccupato del futuro di questa università.
Gaetano Gorgoni