TAURISANO-UGENTO (Lecce) – Rabbia, disperazione e tanto dolore. Roberto Bolognese, nonno del piccolo Stefano, non si dà pace. La decisione di scarcerare il padre del nipotino non è andata giù. Per nulla. “Non merita di essere in libertà. Una persona del genere dovrebbe trovarsi già da tempo in carcere. E’ sconvolgente sapere che un assassino è stato scarcerato per decorrenza dei termini”. Bolognese non riesce ad accettare che Giampiero Mele possa tornare ad essere una persona libera. La notizia della scarcerazione si è abbattuta sulla famiglia come un fulmine a ciel sereno. “Siamo stati informati da amici e conoscenti. Aver saputo che un assassino dopo un massacro sia stato scarcerato ci fa stare ancor più male.
Il dolore è rimasto immutato a distanza di sette anni. Il tempo non ha offuscato un senso di rabbia. Ora, quasi di impotenza. “Noi restiamo sempre dello stesso parere: il nostro perdono non esiste” precisa Bolognese. “Come si fa a cancellare una cosa del genere? Non c’è stata alcuna spiegazione razionale. Si è trattato di uno sfogo culminato in un’azione violenta sul bambino. Se in quei momenti fosse stata presente anche mia figlia avrebbe ammazzato tutti e due”. Parole dure per l’assassino; concetti al vetriolo per il sistema giustizia che assumono un significato ancor più amaro perché sintetizzati da un ex maresciallo della Guardia di Finanza: “In Italia non c’è giustizia. E’ inutile”, commenta Bolognese. “Questa decisione rappresenta una sconfitta per tutti in particolare per chi crede in determinati valori. Assistere a processi che si prolungano per tanti anni è inammissibile”.
“Già all’epoca dei fatti il pm, titolare dell’indagine, doveva programmare una visita per stabilire se l’assassino poteva andare in carcere. Questa persona deve scontare i 30 anni in carcere e non in una struttura a spese nostre e dove può vedere chiunque”. Per il momento, comunque, Mele non tornerà in libertà. Ha scelto d rimanere in una comunità di recupero nel barese per proseguire un percorso riabilitativo. A breve, poi, la difesa (rappresentata dall’avvocato Gabriella Mastrolia) discuterà un nuovo ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’assise d’appello di Tarano che ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione. I familiari del bambino sono assistiti dagli avvocati Salvatore Centonze e Alessandro Stomeo.
Francesco Oliva