La crisi dell’artigianato negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. La globalizzazione e le multinazionali della produzione in serie, hanno mortificato la qualità e l’originalità dei manufatti in ogni settore.
Quello della moda non è immune a questa “banalizzazione” della bellezza e del gusto ricercato, ma fortunatamente si è sviluppata parallelamente una consapevolezza che colloca l’artigianato in una posizione ben distinta, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per tutti coloro che hanno voglia di riscoprire il valore di un abito cucito a mano e che si adatti perfettamente alle caratteristiche di ciascun individuo. È proprio questo il segreto della Sartoria Colazzo di Martano, fondata più di 50 anni fa da Arcangelo Colazzo e che ha risposto all’attacco dell’ omologazione dei “grandi magazzini” con un’impareggiabile eleganza, maestria e originalità.
Siamo andati nella sua sartoria nel centro storico di Martano e lo abbiamo intervistato.
Cosa significa essere sarti oggi?
“Essere un sarto oggi vuol dire innanzitutto andare contro corrente, riscoprendo valori artigianali sempre più rari. Prediligere una lavorazione esclusivamente manuale, fare attenzione al minimo particolare, dare la giusta importanza anche al minimo dettaglio e poi anche la valutazione dell’errore, nell’industria si tende a cestinare, noi invece scuciamo e rifacciamo finché il capo non appare impeccabile.”
La Sartoria Colazzo da anni ha varcato i confini nazionali. In quali Paesi avete esportato il marchio Colazzo?
“Dopo anni di duro lavoro per affermarci a livello nazionale come una delle più ‘’Pure’’ sartorie artigianali in Italia, abbiamo deciso che era giunto il momento di varcare i confini del nostro Paese. Ci abbiamo provato e ora con orgoglio possiamo dire che l’esperimento è ben riuscito.
Oggi la Germania rappresenta per la sartoria un’ importante realtà lavorativa, infatti con cadenza bimestrale organizziamo dei Trunkshow nelle città più importanti come Monaco, Francoforte e Brema. Parallelamente, lavoriamo molto bene anche in Francia, essendo riusciti a creare una nicchia di clienti ‘’innamorata’’ del nostro lavoro.”
Che cosa chiede chi si rivolge ad una sartoria?
“Esclusività ed unicità. Infatti ogni capo è realizzato sulle esigenze del cliente, rendendo il suo modo di vestire unico, irripetibile e strettamente personale.”
Chi sono i vostri clienti?
“Sono uomini dinamici, proiettati verso la realtà internazionale, ormai routine per molti professionisti. È un uomo che ha bisogno di un abito che lo accompagni durante tutta la sua giornata, che lo valorizzi e lo renda adatto a qualsiasi situazione.”
Oggi è possibile acquistare un vestito nelle grandi catene dell’abbigliamento anche a meno di 100 Euro. Che differenza c’è fra questi abiti e quelli realizzati artigianalmente?
“Tralasciando per un momento il discorso della qualità del tessuto e dei vari finimenti, a fare la differenza è soprattutto il tempo e la dedizione nel realizzare il capo. Parliamo infatti di 70/80 ore di lavoro, partendo dalla presa delle misure fino alla consegna finale. Questo giustifica la differenza di prezzo tra un capo artigianale ed un capo dozzinale.”
La vostra è una sartoria che ha saputo conquistarsi uno spazio importante nel settore e soprattutto è riuscita a superare la crisi che ha costretto molti vostri colleghi a chiudere i battenti. Qual è il vostro punto di forza?
“Sin dal 1966, anno in cui dopo un’esperienza romana ho aperto i battenti della bottega a Martano, la forza della sartoria è stata soprattutto la sua famiglia. Prima mia moglie Ada, poi i miei figli Alessandro e Giovanni, hanno dato nuova linfa alla sartoria, che da più di 50 anni ha attraversato e superato varie influenze e tendenze della moda maschile. Di certo le difficoltà non sono mancate ma il rapporto familiare che unisce la Sartoria ha permesso di superarle. La ‘’Forza’’ si traduce anche nell’altissima tradizione sartoriale che viene tramandata da generazione in generazione e che si riflette poi nella qualità degli abiti e anche grazie ai clienti, che diventano testimoni del nostro lavoro.”
Cos’è per voi la moda, la classe e lo stile?
“La moda è una corrente che viaggia sui propri binari ed è legata a periodi e contesti sociali. La classe invece è molto soggettiva: si può individuare nel portamento, nel modo di parlare, nei gesti. Lo stile invece è un aspetto che si può sviluppare individualmente oppure grazie ai consigli e l’aiuto del sarto.”
Come immaginate il futuro delle sartorie? Ci saranno evoluzioni particolari?
“Sono ormai quasi 500 anni che l’Accademia Nazionale dei Sartori è stata fondata eppure la lavorazione (quella vera, autentica, artigianale) è rimasta fedele ad ago filo e ditale. L’evoluzione vede protagonisti i filati, sempre più pregiati e adattabili all’alta sartoria; i tessuti, più leggeri e confortevoli ma allo stesso tempo più ricercati. La chiave per costruire un futuro, è quella di uscire dalla propria bottega ed andare a trovare nuovi clienti, soprattutto grazie alle vetrine offerte dall’universo del web.
Comunque, uno dei nostri fiori all’occhiello che ben si sposa con questa filosofia, è il servizio a domicilio.”
Christian Petrelli