LECCE – La Xylella si è avvicinata alle porte di Bari portando una distruzione che ancora gli stessi pugliesi non sono riusciti a percepire totalmente. Da 11 milioni di ulivi si rischia di finire a 1 milione di alberi, magari di nuova generazione (leccino): un disastro paesaggistico di proporzioni immani. Per alcuni consiglieri di maggioranza è arrivato il tempo di pensare già alla ricostruzione, al reimpianto, “come propongono De Castro e Fitto”. Per il resto è troppo tardi ormai. L’EFSA ha autorizzato il neonicotinoide per eliminare gli insetti che veicolano il batterio. Si tratta di una sostanza insetticida che, secondo alcuni sindaci, che si sono rifiutati di attuare il decreto Martina, è troppo inquinante. Gaetano Messuti ha un atteggiamento agnostico: si è battuto per ottenere il Consiglio comunale monotematico odierno sul decreto Martina e sulla xylella, perché attraverso l’incontro con gli esperti ognuno possa farsi un’idea chiara sulla situazione.
“Abbiamo chiesto la partecipazione dei parlamentari, della Regione, delle associazioni, dei cittadini – dice il leader di Sentire Civico – Non sappiamo cosa sia giusto fare, in merito al decreto Martina, che potrebbe già essere superato, ma abbiamo la certezza che non possiamo permettere che l’attenzione cali su questa tematica. È una battaglia per il territorio ed, al netto di tutte le bandiere politiche, deve essere condivisa da tutti!”. “Non è la politica che può risolvere la questione, ma la scienza, che non ha ancora trovato l’antidoto” – riflette Torricelli. Il presidente dell’Ordine dei Medici, Donato De Giorgi, invita tutti a evitare di fare gli allenatori e a fidarsi della scienza e delle evidenze scientifiche: dunque via libera ai provvedimenti del decreto Martina, che obbliga gli agricoltori a usare alcuni pesticidi.
Atteggiamento di totale fiducia nelle istituzioni e nella scienza anche da parte del sindaco, Carlo Salvemini, che non si è opposto al decreto Martina e alla necessità di intervenire con fitofarmaci per arginare l’avanzamento della “peste dell’ulivo”: “La politica ha il compito di assumere decisioni impopolari per il bene della collettività: ho seguito quello che dice la scienza. La Xylella fastidiosa non ha cure validate scientificamente a livello nazionale e le misure proposte sono tese al contenimento della diffusione dell’epidemia, come prevedeva anche il piano Silletti e l’uso dei fitofarmaci oggi. Come quando curiamo il nostro organismo ci atteniamo alle prescrizioni di somministrazione, così gli agricoltori quando curano gli alberi“. Il sindaco ricorda che applicando il piano Silletti si sarebbe perso solo lo 0,9 degli alberi da eradicare a tutela del sistema olivicolo.
Dai banchi della maggioranza (Gabriele Molendini) trapela scetticismo sull’uso di pesticidi, che non sarebbero comunque in grado di fermare l’avanzata della xylella a cui bisogna rassegnarsi. “L’uso dei neonicotinoidi mette a rischio le biodiversità e le acque sotterranee. Sono preoccupato dal ‘rischio sommatoria’ che si potrebbe avere con l’uso obbligatorio di questo insetticida” – spiega Molendini. Ma a sinistra la linea maggioritaria è un’altra:“Evitiamo, a 5 anni dalla grave sottovalutazione, di ripetere quell’errore fatto con il mancato taglio degli alberi – interviene Antonio Rotundo, capogruppo Pd – Errori tragici di una classe dirigente, molte volte pavida, che non ha avuto la forza di evitare di far prevalere la ‘tesi negazionista’. Abbiamo negato persino che la Xylella fosse una malattia e abbiamo chiuso la bocca a tutti coloro che dicevano che per fermare il focolaio tra Gagliano e Gallipoli bisognava tagliare gli ulivi. Cantanti e ballerine dicevano di non tagliarli e la politica si è piegata al populismo. Non ripetiamo gli errori di fare ordinanze contro quei provvedimenti”.
La consigliera Spagnolo critica l’ordine del giorno che si concentra sui rischi dei pesticidi e non sul problema devastante per il paesaggio, che sta determinando l’avanzata della xylella. Poi la consigliera di maggioranza stigmatizza il “rimpallo di responsabilità tra governo e Regione Puglia”. L’ordine del giorno parla di “incidenza epidemiologica tumorale e cronica riveniente sul nostro territorio in conseguenza dell’attuazione del Decreto del 13.02.2018 (Decreto Martina)”. 172 mila tonnellate di olio, un fatturato di 600 milioni di euro: la Puglia è la principale produttrice di questo bene in Italia. L’impatto è di carattere economico, ambientale e paesaggistico. “La risposta delle istituzioni è stata schizofrenica – spiega Saverio Congedo – Nel 2016 viene decretata la fine dello stato di emergenza, quando invece il fenomeno era nel suo stadio più preoccupante. Enti creati ad hoc, agenzia regionale e task force non hanno risolto nulla.
L’Italia è finita nel mirino dell’Europa per non aver ottemperato agli obblighi: c’è una procedura d’infrazione. L’articolo 11 del Decreto Martina è il punto critico. Ci vuole un Piano Marshall per l’agricoltura del nostro territorio”. Il senatore leghista Roberto Marti parla del decreto Martina come di un decreto superato “perché si è insediato un nuovo governo”: “Siamo già al dopo, abbiamo seppellito numerosi milioni di euro, numerosi ettari di paesaggio. E’ inutile creare polemiche su una situazione superata. Ho un mio punto di vista, diverso da quello di Salvemini. Capisco che il sindaco ha la responsabilità di tutelare i propri cittadini e siccome un sindaco non sa come stanno le cose, si attiene a quello che dice la scienza. Abbiamo perso molto tempo, le associazioni hanno atteso, forse per soggezione nei confronti di un governo regionale. Ora dobbiamo ricostruire ed evitare ulteriori danni”.
Vito Murrone, direttore Cia Lecce, apprezza l’intervento del consigliere Messuti e ringrazia anche il sindaco che si è affidato a “chi ne sa più di lui”: “Entrambi hanno avuto un approccio socratico, ‘sapere di non sapere’. Spesso ci siamo scontrati con un atteggiamento ostile e ‘complottista’ contro tutto e tutti. Ci troviamo di fronte, come dissero i maggiori esperti della materia, a una patologia che non ha una soluzione. Di fronte a tutto ciò ho il dovere e il diritto di avere fiducia nelle istituzioni. Noi vogliamo correggere il decreto Martina”. “Il nostro paesaggio rischia di scomparire – riflette con amarezza Ingrosso Santo di Confcooperative – Si passerà da un ambiente di ulivi a un paesaggio di pietre. La situazione farà morti economici e paesaggistici. Stiamo ogni giorno sul giornale per un tubo (tap ndr) e non si parla della scomparsa di 11 milioni di ulivi.
L’opinione pubblica deve rendersi conto del rischio in corso. Non c’è nessuna speculazione in atto. Gli olivicoltori stanno facendo interventi di tasca loro per salvare gli alberi e ci dipingono come i fautori della diffusione delle malattie. per favore, cerchiamo di trasmettere, partendo dalle istituzioni, l’importanza di quello che accade. Se i prodotti sono autorizzati dall’EFSA e dalla scienza, perché si diventa tutti allenatori e scienziati senza capirne nulla?”.“Oggi ho imparato tante cose e su tante cose mi trovo d’accodo col collega Rotundo: è una situazione gestita male in maniera grave e colpevole – Spiega il capogruppo di Fratelli d’Italia, Michele Giordano – Delle responsabilità ci sono. Avremmo dovuto investire più risorse, compresa l’Europa. E’ un problema mal gestito che ci mette di fronte a un problema apocalittico. Le cose si risolvono seguendo la scienza, ma mettendo anche i soldi. Ora è necessario mettere le mani al portafoglio. Chi poteva e doveva fare di più non lo ha fatto”.
“Su questo tema si dibatte molto da fine 2013, ma si fa poco – interviene Cristian Casili, consigliere regionale M5S e agronomo – L’Europa è corresponsabile della diffusione della xylella. La scienza ci dice che abbiamo importato questo batterio nei porti di Amsterdam: abbiamo importato materiale infetto dai paesi sudamericani. Ho ricordato ai commissari che prima di fare decreti bisogna guardare allo stato economico e sociale della nostra agricoltura. 97 mila ettari di cui il 50 per cento è detenuto da piccoli produttori non agricoltori senza capacità tecniche, che non possono acquistare i presidi sanitari indicati dal decreto Martina.
Si parla di rigenerazione e non si capisce in che modo farla. Sarebbe ora che questo territorio avesse la possibilità di lavorare: se la malattia è ormai endemica, diamo la possibilità ai nostri agricoltori di ripartire. Bisogna trovare le risorse, creare reddito, senza evitare il dialogo con tutti gli attori del territorio. L’insetticida previsto nel decreto Martina è pericoloso nelle acque”. “Oggi i grandi decisori sono l’Europa e il governo: Non si può dire no alle misure europee e poi chiedere i soldi. E’ necessario fare riferimento alle conclusioni della scienza”- ribatte Salvemini.
Alla fine Gaetano Messuti riflette con amarezza sul fatto che il tema della Xylella è diventato emergenziale a livello nazionale quando si è avvicinata a Bari. Alla fine il documento viene letto e votato. Si invita il governo a utilizzare altri prodotti biologici al posto dei fitofarmaci imposti da Martina; si invita a rafforzare la zona di contenimento e si impegna il Comune di Lecce a promuovere le buone pratiche agricole. Infine, si invitano i proprietari di zone agricole a rispettare queste pratiche. Si chiede alla Regione Puglia sostegno economico per le aziende e per alimentare la filiera nazionale per rigenerale l’agricoltura salentina e si impegna il comune a verificare tutti gli interventi sul verde pubblico preferendo insetticidi biologici. Nessuno contrario e nessun astenuto: l’ordine del giorno è approvato.
Gaetano Gorgoni