LECCE – Prima è stata investita da una secchiata d’acqua, poi è stata ricoperta da una serie di insulti soltanto perché – secondo il detenuto che l’ha aggredita – aveva tardato a somministrargli la terapia.
L’ennesima aggressione nel carcere di Lecce è avvenuta nel giorno di Pasqua ed a farne le spese è stata una giovanissima infermiera della casa circondariale di Borgo San Nicola. A darne notizia è Domenico Mastrulli, fondatore e segretario generale del Coordinamento sindacale penitenziario.
Il protagonista dell’aggressione, invece, è un detenuto straniero di 56 anni – A.G. le sue iniziali, con fine pena previsto tra quattro anni e non nuovo ad episodio del genere – per il quale è scattato l’isolamento precauzionale nonché la denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale.
Giunta presso la cella del 56enne, l’infermiera – come detto – è stata improvvisamente investita da una secchiata d’acqua e da vari insulti, che sono proseguiti anche quando la giovane vittima è stata soccorsa dagli agenti della sorveglianza speciale.
“È l’ennesimo episodio – afferma Mastrulli – che va ad aggiungersi alla lunga lista di aggressioni fisiche e verbali, una aggressione verbale contro le donne nella giornata della santa Pasqua pesa come un macigno contro il mondo lavorativo delle donne e degli operatori che nelle prigioni italiane e pugliesi offrono la propria attività per la società e lo Stato, che con frequenza quasi quotidiana si consumano nelle nostre prigioni”.
“In Italia – aggiunge Mastrulli – si contano oltre duemila casi e inevitabilmente a pagare il prezzo più alto sono gli operatori della polizia penitenziaria ai quali viene affidato il controllo e la sicurezza di interi settori dei penitenziari”. “Nessuno fino a questo momento si pone il problema del perché Il Corpo della polizia penitenziaria paga un prezzo così alto anche termini di suicidi: 127 nell’arco di una decina di anni ma con una preoccupante crescita negli ultimi tempi”.
“La cronica carenza di personale di Polizia ma anche del Comparto Funzioni Centrali e di quello sanitario a causa delle scarsissime risorse finanziarie necessarie a riformare l’intero sistema carcerario italiano e quello sanitario dopo il fallimento della legge di Riforma del 2008 transitando poteri di assunzione alle Regioni – conclude il segretario generale – sono solo alcuni degli aspetti più critici. Il sindacato è convinto della necessità che il controllo e la sicurezza delle carceri debba essere affidato al Dipartimento dell’interno e torni in capo ai prefetti come proposte per i Sindaci dal Ministro dell’Interno Salvini con recente circolare”.