LECCE – Ieri vi abbiamo raccontato la triste storia del concorso per entrare nel corso universitario che abilita al sostegno. Corsi, ricorsi, concorsi e gli aspiranti prof invecchiano in un sistema che prima richiedeva un diploma o poco più per insegnare e che oggi richiede un percorso infinito e il tempo per studiare fuori dalle possibilità della gente comune (che deve lavorare per vivere!). Comunque, i 13 aspiranti bocciati agli orali dopo il superamento brillante di due prove scritte chiedono giustizia. Per loro non si può essere bocciati in cinque minuti di orale dopo sacrifici immensi, senza essere nemmeno inseriti nelle graduatorie, in base a dei criteri che vorrebbero fossero chiariti. Saranno i magistrati a decidere. Oggi l’Università del Salento lo ribadisce, senza sbilanciarsi, con una precisazione inviata al nostro giornale. In merito all’articolo apparso l’8 agosto 2019 sul Corriere Salentino dal titolo ‘La rabbia degli aspiranti prof: ricorso per la bocciatura, superate brillantemente le prove scritte in Università’ si dichiara quanto segue:
“Questa Università non intende commentare la vicenda inerente l’azione giudiziaria promossa da un gruppo di aspiranti partecipanti al corso di specializzazione per le attività di sostegno, considerato che si tratta di una questione controversa sotto molti aspetti e che, nei prossimi giorni, sarà oggetto di esame da parte del tribunale amministrativo regionale, sezione di Lecce. L’Ateneo accetterà senza alcuna riserva, come sempre avvenuto, il giudizio finale dei magistrati. È comprensibile che un gruppo di candidati non condivida le scelte operate dalla commissione, anche se la questione andrebbe valutata alla luce delle migliaia di partecipanti alla selezione che ne hanno accettato il giudizio, e dei circa 200 che hanno vinto il concorso e stanno frequentando regolarmente il corso nel rispetto dei termini ministeriali”.