UMBRIA – La maggioranza tifa Salvini anche nelle prime elezioni regionali dopo l’alleanza romana Pd-M5S, inutile ergersi a educatori del popolo ignorante. Bisogna capire i perché prima di giudicare chi sceglie di far salire al governo la coppia sovranista Salvini-Meloni, con Berlusconi sempre più in ombra. Probabilmente è stata bocciata l’incoerenza di due nemici giurati (tre con Renzi), con idee agli antipodi, che si alleano. “Un presidente che dice che il voto degli umbri e dei leccesi non conta nulla, è un omino – si sfoga Matteo Salvini davanti ai microfoni – È una sconfitta chiara per il governo: inutile minimizzare. Gli umbri hanno dimostrato che gli italiani hanno voglia di votare”. L’Umbria è stata per 50 anni a sinistra e oggi si sposta repentinamente a destra. Già alla prima proiezione della Rai non c’è storia: Donatella Tesei, candidata del centrodestra, è al 57%, Vincenzo Bianconi, del centrosinistra, è al 37,5%, Claudio Ricci 3,2. La Lega al 36,5%, il Pd al 21,3% Fdi al 10,3%, il M5S 8,4, FI 6%, la Lista Tesei 4,4, la lista Bianconi per l’Umbria 4,1. Alla quinta proiezione (ore 1:39) la Lega è stabile al 37.3%, Fratelli d’Italia a 10.3%, Forza Italia al 5.3%, Pd 20.9% e M5S 8.2%.
Giorgia Meloni, davanti ai microfoni, dopo mezzanotte, è entusiasta: il suo partito continua a crescere. I numeri dell’Umbria confermano i sondaggi e confermano anche il trend nazionale: soffia un vento sovranista. Già dopo le 24 il Movimento 5 Stelle diffonde il comunicato in cui afferma che l’esperimento di un’alleanza con il Pd nelle regioni è fallito pesantemente. Si riapre il fuoco amico contro Conte con pesanti riverberi sul governo romano e sulle prossime regionali. Il risultato dell’Umbria fa comodo, paradossalmente, a Michele Emiliano: ora nessuno potrà provare a metterlo da parte pur di fare l’alleanza con i pentastellati guidati dall’acerrima nemica Antonella Laricchia. La strategia pentastellata romana è un fallimento di proporzioni inimmaginabili: anche Luigi Di Maio è a rischio.
Matteo Salvini potrà tornare a invocare elezioni subito con più forza e, se gli elettori gli daranno ragione in altre Regioni, allora anche il Presidente della Repubblica dovrà prenderne atto e discuterne con chi è al governo. Le crisi extraparlamentari possono nascere anche così, a suon di elezioni regionali. In Puglia, a destra e a sinistra, guardavano tutti con grande interesse a quello che sarebbe accaduto in Umbria: si sapeva già che sarebbe stato un banco di prova fondamentale. La Lega si conferma primo partito, come nelle europee e in tutti i sondaggi. Ma la conferma più importante è che fallisce sul piano locale l’esperimento Pd-M5S. Ecco che l’intuito di Emiliano, che allarga a destra, si dimostra vincente, proprio come è avvenuto a Lecce (dove Salvemini si è alleato con Delli Noci, Ruggeri e Mazzei per vincere). Dopo le elezioni in Umbria, nemmeno in Puglia sarà più la stessa storia.