“Come ogni anno, la nostra Nazione si prepara a festeggiare l’anniversario della liberazione d’Italia. Certo, quest’anno la situazione sarà un po’ diversa. Il 25 aprile 2020 sarà ricordato sui libri di storia come la prima festa della liberazione senza libertà.
Per la prima volta dopo la fine dei regimi autoritari del secolo scorso, le nostre libertà sono state drasticamente limitate nel nome di un interesse superiore: l’emergenza sanitaria. Misure drastiche che hanno spinto alcuni intellettuali a parlare addirittura di “Dittatura Sanitaria” (vedi ad esempio Marcello Veneziani)”. Lo dichiara in una nota Francesco Cantoro, Presidente del Consiglio comunale di Campi Salentina.
“Ebbene sì – si legge nel testo – Proprio alla luce del contesto di limitazione delle libertà che stiamo vivendo, oggigiorno sarebbe opportuno fare qualche riflessione in più sul significato di tale festa nazionale, emanata nel 1946 ed istituzionalizzata nel 1949. Da settantacinque anni, in tutte le città italiane – specialmente in quelle decorate al valor militare per la guerra di liberazione – vengono organizzate manifestazioni pubbliche in memoria dell’evento.
Tra gli eventi del programma della festa c’è il solenne omaggio, da parte del Presidente della Repubblica Italiana e delle massime cariche dello Stato presso l’Altare della Patria, con la deposizione di una corona d’alloro innanzi al sacello del Milite Ignoto in ricordo di tutti i caduti.
Una ricorrenza che dovrebbe unire la comunità nazionale finisce invece per essere divisiva, anche e soprattutto nello sciagurato anno bisestile che stiamo vivendo, che assomiglia al 1984 di orwelliana memoria.
Alle vecchie e arcinote (in realtà a pochi) divisioni sulla liberazione se ne aggiungono adesso delle nuove. Volendo soltanto accennare all’antico terreno di scontro, potremmo citare innumerevoli argomentazioni. Una è quella che vide dapprima alleati e poi su fronti contrapposti i partigiani rossi (principalmente di ispirazione comunista) e i partigiani bianchi (che facevano capo soprattutto alla tradizione cristiano democratica). Alcuni di questi ultimi furono addirittura trucidati quando rifiutarono di sottomettersi alle direttive delle formazioni partigiane comuniste. Basti pensare all’eccidio di Porzûs e ai tanti episodi sulla guerra civile italiana, magistralmente riportati da Gianpaolo Pansa.
Per non parlare dell’opera di marginalizzazione del ruolo delle Forze Armate e di Polizia che scelsero il campo della Resistenza dopo l’8 settembre del 1943. Carabinieri, finanzieri e militari dettero infatti un contributo fondamentale alla Resistenza, con grandi esempi di eroismo e alto tributo di sangue.
Volendo ricordare episodi ben più recenti, basti pensare agli insulti che ogni anno riceve la brigata ebraica il 25 aprile da parte di una certa sinistra antisemita.
Quelle appena citate sono tutte manifestazioni dello stesso fenomeno: il monopolio della resistenza da parte di una sola fazione politica.
Ma ovviamente – continua il Presidente – noi italiani non ci facciamo mancare nulla. Almeno quest’anno, sull’onda del clima di unità generato dalla lotta comune al virus, il 25 aprile sarebbe dovuto essere un momento di forte coesione nazionale. E invece no, anche in una situazione così tragica e delicata per il nostro Paese, è prevalsa la logica dei due pesi e delle due misure.
È di questi giorni la notizia di alcuni fedeli e parroci multati e denunciati in varie zone d’Italia per aver partecipato a funzioni religiose. Seppur in pochi e a distanza di sicurezza, hanno violato le disposizioni contenute nei vari decreti emanati da Conte. Vige una sorta di stato d’eccezione ed è giusto che chi sbaglia paghi, siano essi politici, religiosi o semplici cittadini.
Ma, come al solito, la legge è uguale per molti ma non per tutti. E in questo caso i figli della gallina bianca (anche se avrebbe più senso parlare di gallina rossa) sono proprio i rappresentanti dell’ANPI, i quali citando la nota di Palazzo Chigi “potranno partecipare alle celebrazioni per il 75esimo anniversario della Liberazione, in forme compatibili con l’attuale situazione di emergenza”. Molto probabilmente non avranno tali diritti sindaci, consiglieri comunali e altre cariche democraticamente elette. Ma loro sì. D’altra parte nei decenni si sono già arrogati il diritto di escludere dalle pagine di storia della lotta partigiana il ruolo degli altri partiti politici (azionisti, monarchici, socialisti riformisti, democristiani, liberali, repubblicani, anarchici, membri) e dei militari. Durante il giorno del Ricordo insultano la martire Norma Cossetto, Medaglia d’Oro al Valore Civile, rimanendo impuniti e così via. Cosa volete che sia mai un simile trattamento di favore per l’ANPI? Meglio chiamarlo un diritto acquisito.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro ci aveva provato a far rispettare le regole anche all’ANPI. Ma nulla, è stato subito messo in riga dai “compagni” di governo. D’altronde, cosa ci si aspetta da un esecutivo che a fine anno ha previsto di stanziare cifre considerevoli per celebrare il centenario della fondazione del Partito Comunista Italiano?
Al di là dei punti di vista sull’operato del governo Conte, credo che questo sia il momento di proseguire sulla strada dell’unità e della responsabilità. La strada da percorrere è ancora lunga e in salita, soprattutto sul versante della ripresa economica e vanno limitate le polemiche sterili. Certo, sarebbe meglio evitare la bulimia di task force ed esperti ed essere in grado di difendere realmente l’interesse nazionale ai tavoli europei, ma questo è un altro discorso. Sin dai primi giorni dell’emergenza ho sempre auspicato che il nostro Paese facesse quadrato attorno al Ministro della Salute Speranza. Per quanto se ne possa dire, l’Italia è stata la prima nazione europea ad affrontare con serietà e trasparenza l’emergenza Covid-19 diventando addirittura un modello. Tutti noi dobbiamo esseri fieri del nostro Paese e del sistema sanitario nazionale, sicuramente migliorabile e con molte debolezze, ma decisamente superiore a quello di molti Stati membri dell’UE.
Ma per proseguire sulla strada della collaborazione, il governo Conte deve immediatamente interrompere la logica dei due pesi e delle due misure. Il Presidente del consiglio eviti gli scivoloni acchiappa consensi suggeriti da Casalino e ricordi la storia recente (ad esempio la tragica discesa in campo di Monti alle politiche del 2013). Il Paese sta affrontando una crisi senza precedenti e il Premier, al netto dei fisiologici incidenti di percorso, sta tenendo la barra dritta.
L’unica cosa che mi sento sommessamente di chiedergli questo 25 aprile è di non approfittare del senso di responsabilità degli italiani. Dopo ben settantacinque anni, stiamo accettando di festeggiare la liberazione seppur privati delle nostre libertà fondamentali. Ce lo ha chiesto Giuseppe Conte, guida autorevole del nostro governo seppur estraneo alla logica democratica, i cui nobili principi ci accingiamo a celebrare proprio il 25 aprile. Quando critica frontalmente l’opposizione in un contesto a dir poco inopportuno, vorremmo soltanto ricordargli che occupa l’attuale posizione grazie al sostegno di Salvini nella formazione del primo governo Conte nell’estate del 2018.
All’ANPI chiediamo invece maggiore senso di responsabilità e rispetto nei confronti dei sacrifici che la stragrande maggioranza degli italiani sta facendo in silenzio.
Celebriamo questa Festa della Liberazione nel vero senso dell’unità – conclude Cantoro – , rifuggendo dalla massima di Orwell secondo cui “tutti sono uguali, ma c’è chi è più uguale di altri”.