Gian Mario Tondo è un ristoratore salentino che da anni vive al Nord, precisamente ad Oleggio in provincia di Novara. Da un anno esatto ha aperto il suo ristorante Sky Park dopo la pasticceria Bakery&Sky divenuta un punto di riferimento per gli abitanti del luogo. Dopo il DPCM di domenica 25 ottobre Gian Mario ha deciso di lanciare un hashtag: #IONONCHIUDO.
“Sono un salentino doc che vive a Oleggio in provincia di Novara. Oggi è il 26 ottobre 2020 e ieri è stato emanato il nuovo DPCM che obbliga noi ristoratori a chiudere da oggi le nostre attività alle ore 18:00. In questo momento sono nel mio ristorante e, secondo lo Stato, questa mia attività che apre alle 17:30 dovrebbe chiudere dopo mezz’ora. Sono le 20:30 e non chiudo! Questo locale si basa su una conduzione famigliare ma, a causa del primo lockdown, anche mio fratello ha dovuto cercare altro. Al momento ho solo mia moglie che mi da una mano. Prima del blocco di marzo, dovuto ovviamente al Covid-19, potevo vantare un tutto esaurito per quanto riguardava cresime, matrimoni, comunioni e vari eventi. Prenotazioni che interessavano anche altri professionisti del settore della ristorazione con i quali collaboro e che, come me, si son ritrovati solo con un pugno di mosche in mano: una mazzata assurda! A questa mazzata avremmo dovuto avere il supporto del Governo con la famosa “potenza di fuoco” tanto sbandierata ma che fattivamente non abbiamo mai visto. Gli unici aiuti reali, seppur minimi, sono arrivati dalla Regione.
Per cercare di recuperare il buco che mi ha inghiottito nei mesi precedenti ho dovuto lavorare come un matto dall’ultima settimana di giugno sino ai primi di settembre. Dico ai primi di settembre perché passata l’estate i media hanno ripreso il loro martellamento mediatico che ha dato nuovo vigore alla macchina del terrore, mi permetto di dire, contro gli italiani. A questo si sono aggiunti i nuovi provvedimenti che riprendevano le limitazioni di orario e di servizio. Noi imprenditori della ristorazione ovviamene ci siamo dovuti impegnare nel mettere i nostri locali nuovamente a norma, come se cambiare le abitudini di un ristorante sia la cosa più semplice del mondo; come se dove riadattare la conduzione di un ristorante non comportasse ulteriori spese. Ma ovviamente davanti il vessillo della salute pubblica sbandierato in tv, internet e sui giornali il nostro impegno non è mai venuto meno.
Non passa nemmeno una settimana che cambia nuovamente la storia e ci impongono la chiusura alle ore 18:00. Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutti i sacrifici fatti, arriva quest’ennesima mazzata. Non ci sto più! Noi eravamo pronti a tutelare la salute nostra e dei nostri clienti e lo stavamo facendo egregiamente e con mille sacrifici. Invece lo Stato racconta con le sue scelte che i contagi avvengono nei ristoranti, nei bar, nelle palestre e nei luoghi dove si può bere un bicchiere in compagnia ascoltando un po’ di musica, ovviamente seduti come da decreto. Eppure i mezzi pubblici presi d’assalto non vengono proprio menzionati; eppure gli interventi che avrebbe potuto e dovuto attuare lo Stato nei mesi di tregua non sono stati fatti, chiudendo anzi centri Covid. Il paradosso insomma, invece che potenziare la Sanità è stata nuovamente depotenziata e adesso le conseguenze le dobbiamo pagare nuovamente noi? Questo è un altro lockdown non dichiarato e ripeto e lo ribadisco, io non ci sto! Io non me la sento di chiudere la mia attività perché ho perso la fiducia in chi mi rappresenta! Prima gli aiuti tanto sbandierati e poi posso chiudere, altrimenti continuerò a fare quello che io e tanti italiani sappiamo e vogliamo fare: lavorare!”.