LECCE – Non si fermano le polemiche sulle proroghe balneari che la legge dello stato Stato (secondo una parte della giurisprudenza in conflitto con la normativa europea) ha concesso fino al 2033, ma che a Lecce non sono state attuate se non per soli 3 anni. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Roberto Giordano e il consigliere Andrea Guido (FdI) hanno criticato duramente questo atteggiamento con un comunicato stampa: “A seguito dell’incontro di stamane (ieri n.d.r.) in Commissione con le associazioni di categoria e sentita la relazione dell’Avv. Pietro Quinto circa la proroga delle concessioni demaniali, il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia Lecce rimarca con forza la propria posizione in favore dei balneari.
La proroga fino al 2033 deve essere concessa; questo dice il Parlamento italiano, questo dice la legge.
La delibera di giunta n.342/20 del 11.11.20 con la quale il governo Salvemini ha statuito di non rilasciare le proroghe va contro una legge dello Stato, la 145/18, che sancisce in maniera inequivocabile come i termini per le concessioni slittino al 2033. L’atto in oggetto tratta infatti una materia che non è di competenza dell’esecutivo locale bensì statale.
Le città capoluogo pugliesi di Bari, Brindisi e Taranto si sono adeguate.
La Regione, altresì, diffida i comuni ancora inadempienti a uniformarsi alle normative vigenti.
Come non bastasse, in data 27/11/2020 il T.A.R. di Lecce ha sentenziato che i dirigenti devono attenersi alla legge nazionale e spetta al giudice, e a nessun altro, ogni valutazione circa la compatibilità o meno delle norme nazionali con il diritto dell’Unione Europea.
Il Sindaco Salvemini, invece, ha disapplicato arbitrariamente la normativa nazionale e in assenza di qualsiasi competenza in materia, esclusiva dello Stato, sostituendosi di fatto al Parlamento (caso più unico che raro nella storia delle Amministrazioni locali), ha inteso dare invece un periodo transitorio di 3 anni, non contemplato da alcuna disposizione legislativa, oltretutto con condizioni inaccettabili a carico dei concessionari come ad esempio il monitoraggio dell’area demaniale, anche non in concessione (altra scelta fuori dagli schemi perchè tale attività, come stabilito dalla Regione, deve essere espletata esclusivamente dai comuni). Una forma di ostinazione quasi incomprensibile che mira solo a condizionare pesantemente imprese sane del nostro territorio”.