Dopo dieci anni le strade di Antonio Santoro e degli Amici del Pugilato si sono ricongiunte. Con il benestare della società presieduta da Benito Urso, il pugile professionista è tornato nella storica palestra che lo ha formato e forgiato nella pratica sportiva della nobile arte. Un’associazione che 25 anni fa lo accolse come un figlio sotto le mani esperte del compianto maestro Severino Gagliardi, sino al passaggio del testimone raccolto dal tecnico Tony Mannarini, che insieme a Santoro intraprese un progetto ambizioso nel pugilato professionistico.
Era il 2011 quando il boxeur leccese esordì tra i professionisti accompagnato all’angolo da maestro Mannarini, ma a distanza di un anno l’idillio si interruppe bruscamente. Sotto la guida di Mannarini il classe ‘82 inanellò 6 vittorie affermandosi tra i pugili più attivi del panorama nazionale. Ma dopo il divorzio con gli Amici del Pugilato, il percorso pugilistico di Santoro è stato caratterizzato da molte ombre e poche luci. E adesso finalmente il nuovo inizio. Il ritorno del figliol prodigo si è consumato nel silenzio assordante della pandemia, lontano dai riflettori e delle luci della ribalta. Perché questa volta sarà diverso.
E a dirigere le danze del nuovo progetto di reintegro sarà maestro Mannarini, proprio come dieci anni fa. “Antonio deve ritrovare credibilità e ricostruisci un’immagine di un certo tipo – spiega Mannarini -. Deve ritrovare dentro di lui motivazioni importanti per tornare a fare il vero pugilato. E spero di riuscire ad aiutarlo in questo nuovo percorso. Le divergenze accadute in passato sono state superate e dimenticate, ma non nego che prima di farlo rientrare in palestra ho chiesto il parere di tutti i miei ragazzi perché noi degli Amici del Pugilato siamo sempre stati una grande famiglia. Antonio si è ravveduto degli errori commessi in passato, è venuto a patti con se stesso e ha voluto fortemente tornare nella palestra che lo ha costruito. Adesso però c’è tanto da lavorare e non abbiamo fretta di tornare sul ring. Il processo di crescita richiede delle fasi che non possiamo saltare.
Perché quando torneremo a combattere lo faremo contro avversari degni per favorire lo spettacolo e valorizzare sia l’immagine di Antonio che quella del pugilato leccese. Santoro deve solo tornare a combattere come sapeva fare, ma deve sacrificarsi e dedicarsi completamente. La boxe è sudore e sangue. Ed entrambi siamo cresciuti con gli stessi valori. Però negli ultimi anni Antonio si è perso. Ora è arrivato il tempo di rimboccassi le maniche. Vincere o perdere non conta. Ciò che conta sarà dare spettacolo sul ring”.