LIZZANELLO (Lecce) – La Corte d’Assise d’Appello (Presidente Vincenzo Scardia) non fa sconti e conferma la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Carmine Mazzotta, 47enne leccese, ritenuto uno dei presunti responsabili dell’omicidio di Gabriele Manca, ucciso a soli 20 anni, nel marzo del 1999 nelle campagne di Lizzanello. I giudici non hanno accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino di escludere l’aggravante dei motivi abietti e futili con una riduzione della condanna a 27 anni e 6 mesi. la Corte ha comunque disposto il non doversi procedere per l’accusa di detenzione e porto della pistola utilizzata per compiere l’omicidio. La Corte ha comunque disposto una provvisionale immediatamente esecutiva in favore dei familiari di Gabriele Manca che si erano costituiti parte civile con l’avvocato Fabrizio D’Errico: 30mila euro per ciascuno dei genitori e 15mila euro per la sorella ed i due fratelli. Altri tre imputati sono stati condannati all’ergastolo con isolamento diurno al termine del processo con rito ordinario.
Secondo le indagini Mazzotta avrebbe ucciso la vittima con tre colpi di pistola in aperta campagna perché aveva picchiato Marchello in piazza tempo prima bollandolo come un infame per averlo denunciato ai carabinieri. E per ribadire la propria supremazia sul territorio quel doppio affronto doveva essere vendicato con il sangue. Quel tragico pomeriggio di sangue, era il 17 marzo del 1999, Gabriele Manca aveva un appuntamento con il padre Giovanni per essere accompagnato in stazione. Militare di leva, 20 anni, residente a Lizzanello, sarebbe rientrato di lì a breve a Foggia. Ma all’appuntamento con il padre non arrivò mai. Il padre lo attese. Invano. Il giorno dopo, preoccupato, si recò in caserma per denunciarne la scomparsa. Le ricerche scattarono nell’immediatezza. Furono scandagliati gli ospedali della provincia ma di Gabriele Manca “attenzionato” dalle forze dell’ordine “per un carattere irascibile”, una sorta di cane sciolto, non fu trovata alcuna traccia. Fino alla tragica scoperta.
Il corpo di Manca venne ritrovato il 5 aprile, il giorno di Pasquetta, accanto a un muretto a secco sulla strada tra Lizzanello e Merine. Il giovane era stato assassinato a colpi di pistola, una Tokarev semi-automatica calibro 7,62, e ferito mortalmente al torace, al braccio e al gluteo destro. Era stato colpito di spalle mentre cercava una disperata quanto inutile fuga. L’imputato era difeso dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti ed Enrico