SALENTO – Costretta a consumare rapporti sessuali con il padre del suo fidanzato sin da quando era minorenne. Abusi e violenze proseguiti anche dopo aver sposato il figlio del suo violentatore seriale. Una squallida vicenda maturata in un contesto di forte disagio economico e sociale arriva da un paese del basso Salento. Il presunto orco tra le pareti domestiche è stato condannato a 10 anni di reclusione così come disposto dai giudici della prima sezione penale (Presidente Roberto Tanisi) a fronte di una richiesta di 8 anni invocata dalla pm di udienza Francesca Miglietta. A carico dell’imputato, difeso dall’avvocato Americo Barba, sono stati dichiarati prescritti i reati di maltrattamenti in familia e lesioni personali aggravati (accuse delle quali rispondeva anche il figlio difeso dall’avvocato Luca Laterza).
Abusi, sevizie e soprusi sarebbero andati avanti per sette lunghi anni: dal 2004 fino al 2011. Le attenzioni dell’uomo sarebbero iniziate non appena la fidanzata del figlio venne accolta in casa quando era poco più di un’adolescente. L’imputato avrebbe costretto la ragazza a consumare rapporti sessuali a volte completi nel letto matrimoniale dove la obbligava a dormire o nel bagno dove la ragazza veniva trascinata. La vittima, parte civile con l’avvocato Marco Costantino, sarebbe stata intimata a rispettare la consegna del silenzio impostale dal proprietario di casa. Le ritorsioni sarebbero state le più disparate: se avesse parlato con qualcuno, l’uomo l’avrebbe cacciata di casa togliendole il sostegno economico. In altri casi, invece, le minacce sarebbero state accompagnate dall’utilizzo di un coltello a serramanico.
Questa storia, però, avrebbe riservato, se possibile, un sequel ancora più agghiacciante. La ragazza sarebbe stata costretta a soddisfare le perversioni di quell’uomo malato anche dopo aver convolato a nozze con suo figlio e dopo essere rimasta incinta. Certo, più di qualcuno potrebbe chiedersi come fosse possibile che il marito della giovane non sapesse nulla. Da quel che si sa era stato avvertito. Per diverso tempo non avrebbe creduto ai racconti della sua donna per poi convincersi di avere in casa un padre orco solo nel 2012 quando la coppia decide di abbandonare l’abitazione diventata una vera e propria galleria degli orrori. Solo allora, lontano da quell’uomo e al riparo da ritorsioni, la ragazza trovò il coraggio di raccontare abusi e violenze subiti per sette lunghissimi anni.
Venne così avviata un’indagine condotta dagli agenti del Commissariato di Taurisano che raccolsero testimonianze, dichiarazioni e acquisito materiale informatico finito al vaglio dell’ingegnere informatico Tania De Benedittis. E sono emersi altri episodi di minacce nei confronti di un’amica della ragazza e di maltrattamenti che l’imputato avrebbe compiuto sulla figlia, reati però dichiarati prescritti. Il processo, però, si è chiuso con una dura condanna per gli episodi di violenza e prevede anche una provvisionale di 10mila euro in favore della parte civile.