SALENTO – “Come sei bello, ti trovo molto carino, Ti vuoi fidanzare con me”. Con queste (e non solo) lusinghe, l’autista di uno scuolabus avrebbe lusingato, avvicinato e poi molestato almeno sei studenti minorenni. A volte sul pulmino di una ditta privata, in altre direttamente nel garage della sua abitazione utilizzando le scuse più disparate per abbordare questi ragazzi: la playlist da ascoltare nel percorso casa-scuola, la pulizia del bus, o il classico “caffé”. La Procura di Lecce, pm Luigi Mastroniani, ha chiuso le indagini a carico di G.M., un 48enne che vive in un comune dell’hinterland di Casarano. Nei suoi confronti i carabinieri eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari il 22 gennaio del 2023 a firma della gip Laura Liguori con le accuse di violenza sessuale aggravata e continuata e adescamento di minori dopo un’indagine tanto rapida quanto incisiva.
In paese nessuno si era accorto degli strani movimenti di quest’uomo nonostante le attenzioni per gli studenti andassero avanti ormai dal 2016. E neppure i genitori dei ragazzi. D’altronde l’autista si era raccomandato con gli studenti di non dire nulla a casa su quello che facevano quando erano da soli o sullo scuolabus. Ragazzi di neppure 16 anni, soggiogati da un uomo molto più grande di loro ai quali avevano riposto fiducia e a volte anche il proprio disagio. E l’indagine è nata quasi per caso. Precisamente a maggio del 2022 quando il padre di uno di questi studenti si presentò in caserma segnalando che il figlio veniva importunato ripetutamente con messaggi WhatsApp dall’autista del pulman incaricato a trasportare gli allievi agli istituti superiori di un paese limitrofo. Questo genitore produsse copia degli screenshot delle conversazioni tra il figlio e l’autista dai quali appariva chiaro il rapporto strettamente confidenziale per gli argomenti trattati. Peraltro G.M. aveva creato una chat privata con questi studenti parallela a quella in cui si parlava solo delle comunicazioni legate al servizio trasporto.
Sulla scorta dei dati acquisiti, i militari eseguirono una perquisizione in casa dell’uomo in particolare per acquisire riscontri da telefonini e dispositivi. E gli accertamenti, eseguiti dal consulente Silverio Greco, fecero emergere un sottobosco torbido: almeno due chat private il cui tenore dei messaggi inviati dall’indagato ai minori non lasciavano molto spazio all’immaginazione: “Che io le carezze le so fare…Quindi te piacene le carezze…”. I carabinieri approfondirono l’intera vicenda estendendo la rete dei possibili ragazzini molestati. E, con il supporto di una psicologa, furono raccolte le dichiarazioni di otto studenti, i quali confermarono di essere stati avvicinati e molestati. “Mi diceva di venire a casa sua…sicuro me lo ha chiesto molte volte…Ha cercato diciamo di toccarmi…” riferì uno di questi ragazzi nel corso della sua audizione. “Sì, mi è capitato una o due volte” spiegò un altro.
Notificato l’avviso di chiusa inchiesta, l’avvovato Fabrizio Mangia ha prenannunciato di voler chiedere un interrogatorio per il proprio assistito e di depositare istanza di scarcerazione. D’altronde già nel corso dell’interrogatorio di garanzia, l’uomo minimizzò la portata delle accuse spiegando come i contenuti di tanti messaggi intercorsi con i ragazzini fossero soltanto motivo di gioco e di scherzo in un rapporto confidenziale