LECCE – “Non si può tornare indietro”: questo è il mantra dell’esercito del sindaco uscente Carlo Salvemini. I big regionali si lanciano nella “danza bene augurante” delle primarie, da Michele Emiliano al presidente ANCI e sindaco di Bari, Antonio De Caro, da Alessandro Delli Noci a Claudio Stefanazzi, da Loredana Capone a Stefano Minerva, da Gabriele Abaterusso fino a Sebastiano Leo. Il centrosinistra ha in pugno la maggior parte dei capoluoghi della Puglia (in primis Lecce e Bari), questo significa tantissimo sullo scacchiere che conduce a vincere le regionali. La perdita di Brindisi è stata un fuori programma dovuto alle divisioni (e forse proprio alla mancanza di primarie), però poi è arrivata la “rigenerazione foggiana”. Ecco perché a Lecce si sono impegnati tutti i “portatori di voti” più importanti del Pd per Salvemini, a cominciare dal vicesindaco Sergio Signore. La vera sfida delle consultazioni di base del centrosinistra è quella dei numeri, perché incide su umore e immagine, mentre terzo polo, centrodestra e pentastellati sono alla finestra ad aspettare. Il consigliere comunale di Sinistra Italiana, Pierpaolo Patti, l’unico sfidante, non avrebbe molte chance sulla carta, se dovessimo guardare solo ai numeri che rappresentano queste truppe che sono scese in campo per il sindaco uscente, ben schierate e organizzate dal governatore pugliese.
L’incontro serale di ieri, alle Officine Cantelmo di Lecce, è la prima prova di forza che Salvemini dà alla coalizione. L’assessore Angela Valli presenta il primo cittadino come grande artefice di una trasformazione, all’interno di un macro-disegno a respiro regionale: “Carlo e Alessandro hanno dato il via a un laboratorio politico di successo 7 anni fa che nel tempo è diventato un faro di democrazia. I finanziamenti che stanno arrivando ci chiedono ‘mani responsabili’”.
Emiliano parla della vittoria di 6 anni fa contro un “sistema di potere grave e pesante”, che “costruiva candidature e strategie solo nell’interesse particolare di qualcuno e mai nell’interesse generale”. Lui ebbe l’intuizione di portare nel centrosinistra un giovane assessore di centrodestra che aveva governato 5 anni con Paolo Perrone: fu la svolta della coalizione. Il governatore pugliese ricorda quando il centrodestra “sembrava una corazzata invincibile”, proprio come era avvenuto a Bari. “Il carattere di Carlo pare essere l’unico problema esistente in questa città!” – ironizza Emiliano, facendo riferimento sottinteso al presunto calo di immagine. Poi il presidente la Regione Puglia continua considerando parte integrante della coalizione che sosterrà Salvemini anche il Movimento 5 stelle. Un’alleanza imprescindibile sulla scia di quello che avviene in Regione, nonostante la base dei pentastellati continui a rispondere due di picche. È una chiamata alle armi quella di Michele Emiliano: “Non considerate la giornata del 26 novembre come un qualcosa di inutile e scontato: sarebbe un grave errore”. Le primarie secondo il governatore servono anche a selezionare la squadra organizzativa, “sono una grande amichevole” che però dà il quadro dell’umore della piazza e del consenso. Ecco perché il centrosinistra è di fronte a una grande sfida: “sono l’anticipazione di quello che deve succedere al vero avversario”, spiega Emiliano. Decaro elogia la scelta coraggiosa che ha fatto Salvemini mettendosi in discussione con le primarie da sindaco uscente: anche lui si sottopose alle consultazioni di base la prima volta (il governatore pugliese due volte). “Poteva chiedere qualsiasi incarico nazionale, invece sale su questo palco per l’amore per la sua città” – dichiara il sindaco barese. C’è il tempo per un siparietto simpatico con i tre big della sinistra pugliese che ballano sulle note di “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti. Un’operazione simpatia riuscitissima per trasmettere il lato ironico, poco conosciuto, del sindaco uscente.
Poi, arriva la strigliata del “grande alleato”: “La caccia all’uomo che sta costruendo il centrodestra e anche qualcuno nella nostra coalizione fa solo danni la città – afferma Alessandro Delli Noci – Togliere un parcheggio per mettere una pista ciclabile viene ancora visto come qualcosa di avulso: sono i commenti di chi non comprende che c’è un piano per costruire una città più sicura e più moderna”. In questi giorni l’opposizione ha stigmatizzato proprio queste scelte che cancellano posti auto, quando potrebbero essere garantite tutt’e due le cose, oltre a puntare il dito sulla gestione del verde pubblico e sui marciapiedi dissestati.
Ma Delli Noci punzecchia gli oppositori anche sulla scelta del candidato sindaco: “Nel centrodestra fanno decidere a Roma chi potrà amministrare la nostra città. Noi lo facciamo decidere ai cittadini leccesi”. Risponde così alle accuse di “primarie finte” (prive di candidati del Pd o comunque capaci di mobilitare un consenso più largo) l’assessore regionale allo sviluppo economico.
“La nostra è una classe dirigente e non classe di potere – aggiunge Salvemini, in chiusura, lanciando l’ennesima frecciatina al centrodestra – siamo stati vent’anni all’opposizione e siamo riusciti ad andare al governo grazie alla nostra classe dirigente che ha scardinato un sistema di potere che sembrava impossibile superare. Le primarie sono una mozione di fiducia che si chiede alla cittadinanza: chiediamo di rinnovare il patto politico-programmatico per il futuro”. Salvemini spiega che il centrosinistra ora ha un vantaggio perché il centrodestra deve ancora trovare un candidato e non ha un programma. “Cosa faranno? Rinunceranno a milioni di finanziamenti pubblici per annullare i nostri progetti e le piste ciclabili?”. Poi Salvemini ricorda la difficoltà di lavorare con soli 300 dipendenti anziché 700 e ogni anno dover pagare 6 milioni di euro di debiti. Il sindaco rispiega che Lecce per estensione (non per popolazione) è più grande di Bari, Milano e anche Torino, ma questa enorme superficie, con un’ampia parte di verde, pone dei problemi di gestione di non poco conto. Per ora sono stati ristrutturati 50 chilometri di strade sul 920: sono dati che comunica lo stesso primo cittadino per dire che non è facile trovare le risorse. I soldi per il debito, che vengono pagati ogni anno, in altre parole, impediscono di investire di più sul verde pubblico e per rifare marciapiedi e strade. Questa è la spiegazione di Carlo Salvemini:“Ci serve il tempo per uscire dal debito”. Agli elettori la sentenza.