PARABITA – Due giorni fa si è tenuto l’ultimo atto di quella che Marcello Seclì, Artista e Operatore culturale, definisce una “sconfortante iniziativa”. In realtà “VOTIVA” è un evento di arte contemporanea, che il primo cittadino definisce un progetto di livello internazionale. Seclì, nei giorni scorsi, ha attaccato duramente la mostra del primo cittadino: “Voluta caparbiamente dopo un ‘sogno premonitore’ dal sindaco Prete, in cui la figura di Michelangelo Pistoletto servirà ai promotori ad obliterare l’oltraggio perpetrato alla storia, alla cultura e alla tradizione della Comunità locale, iniziativa che, oltre a risultare illegittima, violenta e dispendiosa (sono stati dilapidati oltre 100mila euro dei cittadini), si è rivelata una boutade anche nell’ambito della ricerca artistica e della promozione del territorio, altro che pellegrinaggi verso Parabita per l’arte contemporanea, come ha scritto
qualcuno! Pertanto non sarà la cerimonia autoreferenziale con l’inaugurazione dell’opera di Pistoletto “Canto della pace preventiva” (per la quale è stata letteralmente fatta fuori la statuetta di San Luigi), che riqualificherà tale iniziativa che, con
tutto il rispetto per alcuni artisti, è stata considerata oltraggiosa dal clero locale e mistificante da studiosi ed operatori nel mondo dell’arte.
Infatti quasi tutte le “opere” collocate nelle edicole votive, oltre a non aver alcun nesso con la religiosità, con i luoghi e con la storia locale, nulla hanno a che vedere con l’arte in quanto, nella maggior parte dei casi, si tratta di banali manufatti
con i quali si è tentato di veicolare indecifrabili concetti, altro che ‘amplificazione del significato di conservazione, valorizzazione e tutela dei beni storico-artistici’, dichiarazioni strumentali e devianti dei promotori che nulla hanno a che vedere con gli interventi realizzati.
Per questa operazione non è dato sapere quali siano stati i criteri per l’affidamento della direzione artistica, per la scelta degli artisti, per l’individuazione dei luoghi e dei temi da trattare, scelte che risultano del tutto discrezionali da parte del sindaco e da chi – per grazia ricevuta – ha avuto l’incaricato di invitare gli artisti (tra cui se stesso) e di valutare le opere, ed adottate senza predisporre un piano di tutela e valorizzazione del centro storico e un percorso estetico-pedagogico tra l’identità storico-artistica e devozionale espressa da quelle edicole ed i valori universali che le arti visive possono veicolare.
Pertanto non è questo il modo di valorizzare le testimonianze storico-artistiche o di promuovere l’arte contemporanea, proprio nella realtà di Parabita, che vanta la presenza di importanti istituzioni, di qualificate realtà culturali e una significativa tradizione nel mondo dell’arte, che ha visto svolgersi – dagli anni ’70 ad oggi – importanti mostre d’arte dove le
testimonianze storiche sono state tutelate e valorizzate. Anche per questo Parabita non meritava di subire l’onta di cotanta sfrontatezza le cui responsabilità sono in primis del Sindaco e di chi lo ha assecondato.
Per tale iniziativa l’Amministrazione avrebbe dovuto coinvolgere gli attori sociali e culturali e – congiuntamente – individuare obiettivi ed azioni per tutelare e valorizzare i segni della storia, per esaltare le esperienze artistiche contemporanee capaci di favorire la crescita culturale, sociale ed economica della Comunità. Forse l’Amministrazione aveva difficoltà a confrontarsi e/o ad esternare le proprie idee nei consessi democratici?
Così ancora una volta, al posto delle
buone maniere, alle opportunità, alle esperienze e alle regole democratiche, ha prevalso l’arroganza.
La caduta del “Dio (CUBO)” è stato il paradigma di tale fallimento dove l’autore, la direzione artistica e la committenza, non solo non hanno saputo collocare quel discutibile manufatto nell’edicola di Vico San Marco, ma neanche prevenire eventuali danni a persone e cose. Come dire: dilettanti allo sbaraglio!
Cosa dire poi rispetto ad una serie di altre opere (?), alcune letteralmente invisibili, che – a dir poco – fanno sbigottire?
Dall’opera “Annunciazione” in Vico Principessa Giovanna, dove l’Arcangelo Gabriele ha assunto le sembianze di un topo (un oltraggio alla religiosità e all’iconografia presente a Parabita sul rosone dell’Umiltà e sul rilievo di Via Ramis), a quella denominata “S/T (segnale non visivo)” di Via Montella, dove l’autrice (forse ispirandosi al dito medio di Cattelan) ha fatto assumere sembianze falliche all’alluce di un piede.
E poi ancora quelle di Via Vittorio Veneto, dove una tipica madonnella è stata trasfigurata in una (indecifrabile) “mattonella” e dove il Cuore di Gesù è stato sostituito dal ludico assemblaggio di un faro con piroscafo! E poi ancora delle monetine nell’edicola di Via Coltura alla “deposizione” di Via San Pasquale, frutto di vere e proprie masturbazioni mentali. Insomma un’accozzaglia di idiozie, altro che “collezione d’arte contemporanea” o di “restituzione a questi luoghi di un significato culturalmente riconosciuto”; opere ed incarichi, pagati profumatamente con i soldi pubblici, che offendono l’intelligenza dei cittadini e di coloro che dell’arte ne hanno fatto e ne fanno una ragione di vita e un impegno professionale, culturale e sociale. Sicuramente per questo “evento” Rocco Coronese troppe volte si è rigirato nella tomba nel vedere i valori dell’arte, della religiosità e i percorsi della ricerca artistica (suo continuo impegno) siano stati banalizzati e sviliti ‘somministrando’ paradossali e devianti concetti che nulla hanno a che vedere con la storia e la contemporaneità, concetti che solo menti boriose e avide di potere sono capaci di mettere in atto. Con l‘operazione “VOTIVA” l’arte a Parabita è stata di fatto ‘crocefissa’ sull’altare dell’ignoranza e della prepotenza di chi è al potere, miscela pericolosa per ogni Comunità; iniziativa in cui il Pistoletto – suo malgrado e forse a sua insaputa – è diventato strumento di violenza. Altro che ‘Canto della pace preventiva’!
LA REPLICA DEL SINDACO: “VOTIVA STA DIVENTANDO UN PROGETTO DI LIVELLO INTERNAZIONALE E C’E’ CHI, PER RAGIONI DI BASSA POLITICA, NE PARLA A CASO DANNEGGIANDO L’IMMAGINE DI PARABITA”.
“È ormai sotto gli occhi di tutti come VOTIVA stia assumendo la dimensione di un progetto di respiro internazionale che segna la prima tappa per fare di Parabita un punto di riferimento per l’arte contemporanea del Mezzogiorno d’Italia – spiega il sindaco di Parabita, Stefano Prete, in un comunicato stampa – Praticamente tutte le riviste di settore hanno recensito VOTIVA, sottolineandone l’originalità e l’alto rigore artistico del progetto, non a caso sposato da artisti straordinari (tra i tanti, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Paladino, Claire Fontaine, Adrian Paci, Felice Levini, Francesco Arena, Chiara Camoni e tanti altri ancora).
Al progetto hanno lavorato, nella veste di curatori e direttori artistici, riconosciute professionalità del mondo dell’arte e della gestione delle principali realtà espositive pubbliche nazionali.
Dall’11 maggio (data di inaugurazione della collezione, ieri perfezionata con lo svelamento dell’edicola di Pistoletto e con la lectio magistralis di Adrian Paci) si registrano innumerevoli presenze di cultori ed esperti d’arte contemporanea per ammirare una collezione “a cielo aperto”, fruibile da tutti ed in qualsiasi momento.
È paradossale che qualcuno, totalmente isolato sul territorio, non riesca a vedere ciò che entusiasma numerosi addetti ai lavori che, applicando criteri di valutazione sereni e rigorosi, sottolineano come VOTIVA sia un progetto che fa figurare Parabita tra le mete principali del turismo legato, nello specifico, alle nuove forme di musealizzazione dell’arte contemporanea.
Appare pertanto chiaro, davanti a tale macroscopica miopia, che le valutazioni di Marcello Seclì trovino origine in ragioni di accanimento personale contro un’amministrazione comunale che ha la sola ‘colpa’ di non volersi adeguare al suo volere.
VOTIVA fa il bene dell’arte e della città di Parabita. Per questo l’amministrazione comunale, procederà in questo alto percorso di valorizzazione, ignorando ogni forma di bassa speculazione e provocazione”.