GALATONE (Lecce) – Giudizio immediato per Cosimo Loiola, il 45enne di Galatone, responsabile dell’assassino di Sebastiano Danieli. l’ex dipendente di un mobilificio ucciso in contrada “La Grazia”, alla periferia di Galatone, per dissidi di vicinato l’11 febbraio scorso. Processo sprint alla luce delle indagini cristallizzate dagli inquirenti in questi mesi al netto dell’accertata totale incapacità di intendere e di volere al momento del delitto da parte dell’omicida così come emerso con una perizia a firma della psichiatra Paola Calò che ha scandagliato il profilo caratteriale dell’uomo dopo aver visionato la documentazione medica e processuale e completato la valutazione psichiatrica eseguita nel corso dell’accertamento peritale.
Loiola, infatti, soffre di una schizofrenia cronica e i suoi avvocati Antonio Luceri e Federica Filoni si apprestano ad avanzare istanza di abbreviato per poi ottenere il non doversi procedere per infermità mentale nel corso dell’udienza ancora da fissare. L’uomo è sempre detenuto nel carcere di Foggia in attesa di essere trasferito in una Rems (una Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) dopo che la giudice per le indagini preliminari, Tea Verderosa, ha revocato la custodia cautelare dietro le sbarre in virtù degli esiti della perizia: Loiola è un soggetto socialmente pericolo e la sua pericolosità deve essere fronteggiata attraverso l’inserimento in un ambiente altamente contenitivo come una Rems.
Loiola aveva manifestato segni di squilibrio già nel corso dell’udienza di convalida del fermo. Sia agli agenti di polizia penitenziaria che alla gip, aveva riferito di non ricordare nulla sull’omicidio, di essere un militare e di lavorare per conto della Nato. Senza dimostrare alcuna aderenza con la realtà che gli è attorno. Pochi amici, tante difficoltà a socializzare, pubblicazioni compulsive sui social, un distacco continuo dalla realtà, una denuncia di scomparsa nel 2012 quando le cronache locali e nazionali si interessarono già di lui. La sua storia e la sua faccia finirono nel programma “Chi l’ha visto”, dopo giorni in cui aveva fatto perdere le proprie tracce allarmando i familiari. Aveva detto di voler trovare un lavoro a Roma ma per le strade della capitale vagò per settimane prima di essere ritrovato in stato confusionale dai carabinieri. Mai e poi mai, però, in paese qualcuno aveva mai ipotizzato che potesse trasformarsi in un assassino. Non lo credeva neppure Danieli, la vittima. Che era stato già minacciato da Loiola per questioni legate alle campagne (Loiola era convinto fossero tutte sue) senza mai dare peso alle parole del 45enne tranquillizzando i propri familiari.
Quel pomeriggio, invece, le tensioni sfociarono nel sangue: una telecamera di videosorveglianza riprende le scene dell’omicidio. Il pensionato, conosciuto in paese perché componente della banda, è impegnato a concimare il suo terreno mentre Loiola si avvicina. Lo colpisce in testa per due volte con un’ascia spaccalegna in ferro di un chilo e mezzo sorprendendolo alle spalle. Subito dopo un terzo colpo quando il pensionato, ormai, è a terra esanime. Per il pensionato, a nulla serviranno i soccorsi del 118.
I carabinieri della Compagnia di Gallipoli insieme ai colleghi del Nucleo investigativo di Lecce si presentano in casa di Loiola e sequestrano l’arma utilizzata per compiere il delitto ancora sporca di sangue così come gli indumenti che ha ancora addosso con quelli ripresi dalla telecamera. I familiari della vittima sono assistiti dall’avvocato Tommaso Valente.