In seguito ad alcune diatribe di carattere dinastico, nel 541 a.C. la corona di Re degli Ostrogoti viene offerta a Baduila, detto Totila che significa immortale, dotato di grandi virtù militari. Il nuovo sovrano, resosi conto del malcontento delle popolazioni italiane nei confronti dei Bizantini, si ripropone di unire la penisola sotto il suo scettro. Le ostilità hanno inizio con un assalto condotto da 12 mila uomini, agli ordini del generale bizantino Costanziano, contro Verona ma Gli Ostrogoti si difendono strenuamente, costringendo il nemico a ripiegare su Faenza.
Totila, alla testa di 5 mila guerrieri, scatena la controffensiva ed aggancia le armate bizantine in aperta campagna, sconfiggendole e costringendole ad asserragliarsi nella città. La vittoria assicura, al sovrano goto, il controllo della Romagna, permettendo così alle sue forze di dilagare in Toscana dove, nel 542, affronta una seconda volta i Bizantini e li batte al Mugello.
Dopo aver assediato inutilmente Firenze, Totila si spinge verso il sud della penisola, lasciando in mano nemica le città Ravenna, Spoleto, Perugia e Roma, la cui presa richiede un notevole dispendio di forze. Mentre un contingente di truppa viene lasciato ad assediare Napoli, della quale Totila intende fare una base per una successiva offensiva contro Roma, il resto delle forze invade il Sannio e conquista Benevento, le cui mura vengono rase al suolo. L’Imperatore di Bisanzio, Giustiniano, invia i due generali Demetrio e Massimino, alla testa di due flotte, in soccorso di Napoli, ma la prima cade in mano agli Ostrogoti mentre la seconda, sospinta verso la riva da una furiosa tempesta, viene interamene catturata dal nemico. Nell’anno successivo la città partenopea capitola per fame.
Intanto il resto degli eserciti di Totila, che ogni giorno si ingrossano di nuove forze, da Benevento si spinge verso il Brutio, l’odierna Calabria, e l’Apulia che viene devastata e saccheggiata. Già Castellaneta aveva conosciuto, agli inizi del secolo, la furia devastatrice degli Ostrogoti durante un precedente conflitto, tuttavia adesso che il comando è nelle mani del nuovo Attila, l’intera regione viene letteralmente messa a ferro e fuoco. Prima vengono espugnate e saccheggiate Lecce, Taranto, Gallipoli, Brindisi ed Oria poi, nel 547, tocca a Manduria, Nardò, Egnazia, Valesio, Ostuni e Mesagne mentre, fra il 547 ed il 550, vengono rasi al suolo tutti i villaggi compresi fra Ugento e lo Ionio e fra Lecce e Soleto. Vanno a vuoto, invece, i tentativi effettuati da Totila per prendere la città di Otranto, divenuta la principale base strategica bizantina e quindi luogo continuo di approdo di nuovi contingenti e rinforzi provenienti da oriente. Anche Castro viene assediata più volte, ma il presidio di stanza nella città resiste strenuamente agli ordini del comandante Valentino.
Sugli altri fronti la guerra prosegue senza sosta, l’intera penisola cade in mano agli Ostrogoti che marciano verso Roma e devastano Tivoli. Nel 550, Giustiniano invia, in soccorso del comandante bizantino Belisario, il generale Giovanni. Questi sbarca a Brindisi ed ingaggia battaglia col nemico, battendolo e prendendo possesso della città. Disponendo così di due teste di sbarco in Puglia, Otranto e Brindisi, parte la controffensiva bizantina che in breve tempo libera la regione, e si spinge anche in Lucania, nel Bruzio e nel Sannio. Del sud, solo la Campania rimane in mano agli Ostrogoti che però, nel 547, prendono anche Roma ma la perdono dopo un mese ad opera delle forze di Belisario.
La guerra continua per altri anni, devastando l’intera Italia, sino a quando, nel 563, Giustiniano invia il generale Narsete, un eunuco, che a poco a poco riporta buona parte della penisola sotto il controllo bizantino, ed uccide Totila in battaglia nei pressi di Gubbio.
Cosimo Enrico Marseglia
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