La sacra corona unita ieri, ma soprattutto oggi, pensata, scritta, ripercorsa, analizzata e studiata in tutti i suoi aspetti e in tutte le angolature da giornalisti, docenti universitari, istituzioni e giovani. E’ quello che è avvenuto proprio ieri pomeriggio presso le Officine Cantelmo a Lecce.
Una tavola rotonda, un incontro di studio per affrontare un tema fondamentale: la mafia; nello specifico, quello che è un fenomeno mafioso tutto salentino: la Sacra corona unita. La conferenza, organizzata dal dipartimento di studi giuridici dell’Università del Salento è stata introdotta e coordinata dal giovane Andrea Apollonio, studente universitario e già autore del libro “Sacra Corona Unita: riciclaggio e contrabbando” che nel suo intervento spiega le motivazioni dell’incontro: “ Siamo qui per confrontarci, ma soprattutto per capire, per rilevare quali sono i nuovi profili della sacra corona unita, tra l’altro come potete aver notato abbiamo chiamato per nome un fenomeno mafioso prettamente salentino che da più parti si tende a screditare, a depotenziare e questo è un dato inquietante. E’ necessaria una comprensione piena del fenomeno e siamo qui per questo. Un consiglio per i giovani: impegnarsi nel sociale, perché il fenomeno si combatte soltanto con una consapevolezza piena e lucida. Impegnarsi concretamente ed attivamente, non basta rimanere dietro, pur rimanendo nella legalità. Non basta non delinquere, è necessario andare oltre, andare contro.” L’incontro, snodato in più interventi, è stato introdotto da Saverio Congedo, vicepresidente commissione bilancio regione Puglia, Francesca Lamberti, docente e direttrice del dipartimento di studi giuridici dell’Università del Salento e Giorgio Pala, responsabile dell’associazione studentesca “Carpe Diem” che “ da ormai diversi mesi è sempre attiva nelle politiche giovanili –spiega Pala- e naturalmente la tematica della mafia e della sacra corona unita in particolare, è molto importante e deve essere vista dai giovani con occhi diversi rispetto a quelli attuali. I giovani spesso si lasciano andare, prendendo un’altra via, diversa da quella giusta in quanto attratti dal guadagno facile e dalla bella vita; ma devono trovare nelle istituzioni e nelle persone serie e in gamba, come quelle che interverranno oggi, degli esempi morali e istituzionali per intraprendere quella che è la strada giusta.” “Iniziativa importante e significativa” è cosi che la definisce il vicepresidente Congedo durante il suo discorso di saluto; “Quello della criminalità e della sicurezza – continua Congedo- è un argomento che interessa tutti noi; me come cittadino, come salentino e in quanto istituzione. Dobbiamo confrontarci con una criminalità ormai sofisticata, ramificata ed internazionale, con grandi capacità finanziarie e coinvolta in importanti appalti. Sono convinto che il binomio mezzogiorno-criminalità debba avere degli stimoli, cioè, non si può pensare al sud esclusivamente come territorio di mafia, grazie a Dio, con tutto il rispetto, il salento non è la Sicilia.”
L’incontro, “ha il valore di sensibilizzare un pubblico soprattutto giovane a temi estremamente importanti come la criminalità organizzata e le tecniche usate dalla sacra corona unita sul nostro territorio pugliese”, sottolinea la docente Lamberti;
Fra i relatori, il giornalista del nuovo quotidiano di Puglia Rosario Tornesello ha delineato il quadro attuale dell’associazione mafiosa salentina, definendola “una criminalità più diffusa, non dal punto di vista quantitativo, ma da quello qualitativo. Non per il numero degli associati, quanto per i settori d’azione. Mentre prima erano concentrati sulle attività criminali classiche: estorsioni, usura, droga, adesso attraverso il canale del potere che hanno acquisito riescono ad inserirsi nel settore dell’economia legale, attraverso questo e mille canali riescono ad intercettare flussi di denaro importanti che poi vengono sottratti alla disponibilità degli operatori economici puliti e vengono attratti ancora una volta anche questi dai settori economici illegali. Proprio perché agisce in settori caratterizzati, almeno apparentemente dalla legalità diventa subdola e pericolosa perché non si riconosce, non è visibile come prima attraverso una composizione fatta di omicidi o di attentati o di bombe al negozio che non pagava. Non farsi vedere, non dare cenno della propria esistenza, poter operare tranquillamente, in un modo più ramificato.”
Ad illustrare in termini tecnici e specifici le procedure pensali , è intervenuto il docente di procedura penale Rossano Adorno che ha tracciato a grandi linee il modello processuale differenziato che è stato previsto dal nostro giuratore a varie tappe e nel corso del tempo con riferimento all’accertamento delle responsabilità per il diritto dell’articolo 416 bis, ovvero, l’associazione di tipo mafioso. “Un modello differenziato che si snoda in diversi versanti – spiega Adorno- sia in relazione all’accertamento delle responsabilità, sia in relazione alla riduzione dell’accesso ad alcuni benefici penitenziari, sia in riferimento ad un regime particolarmente rigoroso nello stesso trattamento penitenziario; mi riferisco in particolare all’articolo 41 bis che contempla appunto la sospensione delle normali regole di trattamento.”
Le conclusioni dell’incontro sono state affidate al Procuratore generale Giuseppe Vignolo: “ Ci sono una serie di fatti che ci preoccupano; non possiamo certo ritenerci tranquilli nell’aver sgominato la sacra corona unita perché ci sono dei segnali allarmanti. Uno fra tutti è che coloro i quali non hanno avuto come condanna l’ergastolo per tutta una serie di ragioni, soprattutto di natura processuale, o sono già usciti dalle patrie galere o sono comunque prossimi; questi ultimi una volta usciti dalle galere, non essendosi costituiti in quegli spazi lasciati ai nuovi gruppi, ma avendone affidato la gestione ai figli, ai parenti o alle mogli, stanno riprendendo il comando. A meno che non ci siano dei conflitti interni; uno di questi conflitti per esempio ha portato alla morte di Padovano a Gallipoli quando con il fratello vi era una diversa impostazione di quella che doveva essere l’attività delinquenziale in quel di Gallipoli. Alcuni aspetti sui quali ci stiamo attentamente rivolgendo sono quelli relativi alle case da gioco, all’usura, ai prestiti, ai gruppi sportivi e soprattutto alle squadre di calcio. Ci sono alcune squadre calcistiche che hanno nel loro direttivo appartenenti alla sacra corona o gente che con essa aveva un rapporto di continuità. Altri aspetti, sono un po’ fuori da quello che era il campo tradizionale di attività della criminalità organizzata; oggi per esempio non c’è più il contrabbando di sigarette, di tabacco lavorato estero, è diminuito di molto lo sbarco dei clandestini. Per concludere, un consiglio che sento di dare ai giovani è quello di condividere con la magistratura e con le forze dell’ordine il principio di legalità, che se non viene condiviso, se non viene sentito profondamente rimane un contenitore vuoto in cui ognuno può metterci quello che vuole. Soprattutto, non farsi attirare dalle sirene del facile guadagno che porta sempre, inevitabilmente ad una forma di avvicinamento alla illegalità e quindi all’eventualità di essere possibili vittime, centri di attenzione per la criminalità, comune ed organizzata.”