“L’aria su queste terre assolate è tutta piena di spiriti”, scriveva Carlo Levi. Ed è proprio vero che una particolare atmosfera intrisa di incantesimi, magia e superstizioni un tempo s’intrecciava con le quotidiane vicende della nostra gente, rendendo abilmente opera di spiriti tutto ciò che colpiva la fantasia.
La Puglia è famosa anche per essere la terra dei lupi mannari. Sembra anzi che la licantropia fosse nata proprio qui. Licantropo deriva da Licaone, re dell’Arcadia, padre di cinquanta figli tra cui Peucezio il quale, venuto in Italia, diede il nome al territorio pugliese, da lui chiamato appunto Peucezia.
Narra la leggenda che Licaone, dopo aver a Zeus sacrificato uno dei suoi figli, fu trasformato in lupo per il sacrilegio compiuto e che proprio in Puglia egli perduta l’identità originaria, abbia assunto le due nature, una terrificante e bestiale, l’altra umana. E’ noto attualmente che la licantropia è una malattia della sfera psicopatologica, assimilabile all’isteria, ma una volta essa era considerata “il morbo del diavolo”.
Per convinzione popolare e leggenda, si credeva quindi che i nati tra il 24 ed il 25 dicembre ereditassero una doppia personalità, quella umana e quella bestiale, perché nella notte di Natale era inconcepibile che potessero nascere altre creature oltre Cristo. E dato che di licantropia si ammalavano solo ed esclusivamente gli uomini, coloro che nella fatidica notte diventavano padri di un maschietto dovevano obbligatoriamente esorcizzare il neonato. Nel Leccese, il padre dello sfortunato bambino a mezzanotte saliva subito sul tetto urlando: “E’ nato uno stregone in casa mia” e così il vento avrebbe irrimediabilmente portato via ciò che era stato gridato.
In altre zone vi erano rituali più efferati: per tre notti consecutive il padre lambiva con un tizzone i piedi del neonato, effettuando segni di croce, oppure passava il bambino davanti ad un forno ben acceso per essere irradiato dal calore e dalla luce.
Di licantropia si poteva assolutamente guarire, con metodi magici ovviamente. Il modo migliore era quello di ferire alla fronte il lupo mannaro durante la crisi poiché si credeva fermamente che con il sangue infetto sarebbero andati via anche gli spiriti maligni.