Appollaiato su una montagna dei Pirenei, Montségur, da alcuni identificato nel Montsalvaesche di Wolfram Von Eschenbach, il castello del Graal nel Parzifal, ancora oggi rimane testimone dell’eccidio commesso dai Cattolici ai danni degli ultimi Catari, ed ultimo baluardo della resistenza occitana contro l’invasione.
Se con la morte di Simone de Montfort, avvenuta nel 1218 mentre assediava infruttuosamente Tolosa, era terminata la crociata contro gli Albigesi, in realtà la devastazione della Linguadoca era continuata per anni. Il Conte di Tolosa Raimondo VI, più volte umiliato dai legati papali e più volte scomunicato, alla fine era morto più di crepacuore che non per motivi di salute, lasciando il titolo al figlio, Raimondo VII, che non nascondeva le sue simpatie per i Catari e, segretamente, alimentava la resistenza di Montségur e di altri castelli arroccati sui Pirenei. Tra l’altro, il Conte di Tolosa aveva un fratellastro, figlio illegittimo del padre, che fungeva da tramite fra lui ed i difensori delle piazzeforti. Nel 1243 quasi tutte le città della Linguadoca erano sotto l’autorità del Re di Francia, a parte i castelli dei Pirenei. A questo punto le uniche speranze dei Catari erano riposte in un intervento militare del Sacro Romano Imperatore Federico II di Svevia, il “Puer Aliae”, che non faceva mistero delle sue simpatie verso la causa occitana ma che, a causa di altri grattacapi procuratigli sempre dal pontefice, si trovò impossibilitato ad intervenire. Monségur venne così stretta d’assedio, resistendo con grande tenacia agli assalti e respingendoli per dieci mesi, al comando di Pietro Ruggero di Mirepoix. Ovviamente i Catari non combattevano, loro erano contrari ad ogni forma di violenza, la difesa era affidata ad alcune milizie inviate dai vari signori occitani e che, quasi tutti, sarebbero rimasti colpiti da questa religione semplice, al punto da convertirsi in grande maggioranza.
Nel marzo del 1244 si giunse ad un accordo fra gli assedianti e gli assediati, che si sarebbero arresi dopo la celebrazione di un importante rito cataro. Poche notti prima, secondo la leggenda, alcuni Catari si sarebbero calati da una rupe per portare in salvo il loro tesoro. Di cosa si trattasse nessuno lo ha mai saputo, secondo alcuni si trattava del Santo Graal, qualunque cosa esso fosse, secondo altri le prove di una discendenza tenuta segreta … Dove tale tesoro fosse stato portato è un altro mistero da risolvere, secondo alcuni sarebbe stato lasciato in una delle tante grotte nei dintorni, secondo altri sarebbe stato portato a Rennes les Chateau, distante solo una quarantina di chilometri.
Il 16 marzo 1244, alla scadenza della tregua Montségur si arrende. Ai suoi oltre duecento occupanti viene chiesto di abiurare la fede catara e di abbracciare quella cattolica, pena il rogo. Nessuno rinnega la propria fede, anzi si gettano spontaneamente tra le fiamme cantando, felici di lasciare l’inferno di questa vita e di tornare ad essere puro spirito. Resistono ancora due castelli, Quéribus e Puilarens che cadranno nel 1255. Intanto nel 1249 muore Raimondo VII Conte di Tolosa senza eredi maschi e ciò porta il Re di Francia Luigi IX il Santo a pretendere la mano della figlia di Raimondo, Giovanna, per conto di suo fratello Alfonso Duca di Poitiers. La Contea di Tolosa diventa proprietà della corona francese e si conclude drammaticamente l’estrema difesa dell’indipendenza occitana. Una stele, sul luogo del rogo, ai piedi di Montségur, ricorda il sacrificio dei difensori e degli occupanti del castello. L’epitaffio recita in langue d’oc “Als catars, Als martirs del pur amor crestian”, ma gli Occitani non hanno ancora dimenticato il tempo in cui erano una nazione indipendente …
Cosimo Enrico Marseglia