“allo specchio”: guardarsi allo specchio non per compiacerci come Narciso, ma per conoscerci osservandoci; per ipotizzare motivi alla base dei comportamenti e delle modalità con cui ci poniamo in relazione con gli altri, con noi stessi, con gli oggetti; per comprendere il senso di alcuni modi di dire, di gesti e mimiche che esprimiamo, di posture che assumiamo.
La devianza
Tra gli animali superiori, come le scimmie, si trovano individui divergenti. Una scimmia scoprì il sistema per mondare il riso dal fango. Immerse un giorno le mani colme di chicchi e di terra nell’acqua, che si portò via la terra fine lasciando i grani bianchi nelle palme. Fu innovazione culturale: quel comportamento, relativo al metodo di pulitura dei grani di riso, fu imitato da tutti i membri del gruppo. I quali fino a quel momento avevano raccolto a piene mani riso e fango, e con pazienza volta per volta messo in bocca pochi chicchi puliti tra le dita. A scapito della soddisfazione immediata della fame. Non pareva vero a tutti potersi riempire la bocca e la pancia! In realtà gli studiosi osservarono sia il comportamento della scimmietta sia quello del gruppo e del capo del gruppo. Interessante! Sarà ripreso a proposito del discorso sulla leadership.
La scimmia era un individuo divergente. Quando la divergenza si esprime in ambito sociale accade che venga definita con un altro termine. Che in verità si presenta con un’accezione tendente al negativo, e si capirà perché. Il termine è “devianza” e si intende definire sia quei comportamenti che in
generale si configurano come crimini o malattie mentali sia quei comportamenti che si distinguono dalla norma, quali, per esempio, certi stili
di vita oppure una alternativa culturale. Il deviante insomma è colui che non si comporta come gli altri del gruppo, che rifiuta alcune regole, e finisce per avere difficoltà di inserimento (ammesso che per certi aspetti abbia desiderio di rimanere nel gruppo di appartenenza) perché invece il gruppo lo rifiuta in toto.
Dose di negatività nel termine “devianza”: il gruppo dominante ha interesse a dare un significato di negatività in quanto teme la dispersione del gruppo. Accade quando non si rispettano le regole. Per questo il gruppo frena la devianza bollandola col segno negativo. Risposta estremamente sintetica ma sufficiente, da riprendere in seguito. Invece si tratta subito di capire se la devianza nasce dal pensiero divergente e dai tratti di personalità ad esso correlati, come si origina, se e quando è utile. L’esempio della scimmietta è illuminante.
Il pensiero divergente apre la sua mente e lei scopre che il “come si mangia il riso quando si è affamati” è un problema. Ricordiamo che il divergente scopre il problema là dove molti altri non lo vedono. Subentra un tratto di personalità, definito “autonomia di giudizio” ( sappiamo per certo che è correlato al pensiero divergente ), e la scimmietta pensa, pur senza dirlo ad alta voce: questo metodo è una cazzata, bisogna trovarne un altro, non me ne frega niente di come mangiano gli altri, io ho fame, devo trovare un’altra soluzione. E un “momento dopo” ( un’ora, uno o più giorni, attende insomma la scintilla nella testa che non tarda) scatta di nuovo il pensiero divergente quando lei si accorge, magari per caso, che il chicco si pulisce da solo immerso nell’acqua. Prova, riprova. Ha risolto. Si mette a mangiare a piene mani felice, incurante del rischio che corre, di essere mandata via dal gruppo.
Certo è una descrizione analitica, molto probabile che in un essere umano le fasi appena descritte si sarebbero svolte in questo modo tali e quali. Nella scimmia chissà! forse una globalità di atteggiamenti e comportamenti. Ecco: un disagio, una determinazione a eliminarlo senza curarsi del gruppo, una contemporanea individuazione del problema e sua risoluzione.
Vi rendete conto quanto è affascinante tutto ciò? Anche soltanto a pensare che in questo modo si innova, si cambia, e quando il cambiamento resta vuol dire che malgrado le resistenze dei sordi e dei miopi la novità funziona.