Fuoco di tradizione, fuoco di devozione, fuoco di identità, di religiosità di musicalità. Tutto questo è stata la notte appena trascorsa a Novoli, dopo l’accensione della Fòcara, il falò alto 25 metri con un diametro di 20 che ogni anno cambia veste e attira migliaia di turisti e pellegrini
Quest’anno la novità della “Fondazione Fòcara di Novoli” ha dato avvio al nuovo ciclo “FocarArte”, il connubio tra tradizione e innovazione con l’arte contemporanea. E saltava subito agli occhi l’installazione di Mimmo Paladino, i cavalli in cartapesta che circondavano la Fòcara, simbolo caro all’artista e presente nella sua opera più famosa, la “Montagna di sale”.
La tradizione novolese, di origini antichissime, è dedicata a Sant’Antonio Abate, il santo del fuoco e degli animali, a cui ci si rivolgeva per la cura dell’herpes simplex, comunemente detto “fuoco di Sant’Antonio”. Una tradizione che si rinnova, arricchendosi di anno in anno, a partire dall’8 di dicembre con l’inizio della costruzione del falò con fascine di tralci di vite provenienti dal Parco del negroamaro. Da qualche anno, il rilancio della tradizione popolare ha coinvolto le istituzioni locali rendendo l’evento, il più grande e atteso dell’inverno regionale e di tutto il bacino del Mediterraneo. Da quest’anno la Fòcara concorre all’ambito riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità.
Per l’edizione 2012 l’accensione era particolarmente attesa anche per via della rigida temperatura, intorno agli 0 gradi, già dalle prime ore della serata. Alle 20 e 30 le autorità – comune, provincia, rappresentanza religiosa e una parte di rappresentanti politici regionali e nazionali – hanno dato vita ad un corteo che, giunto ai piedi del falò, ha avviato un’accensione simbolica, precedendo di qualche minuto l’accensione reale. Uno spettacolo ed un tripudio di fuoco e di fuochi, uno scoppiettio e scintillio ha circondato la Fòcara, tenendo migliaia di spettatori con il naso per aria per oltre mezz’ora. Il falò, realizzato a piani come una torta nuziale, era circondato da una corona di cariche d’artificio per ogni piano che, all’accensione, hanno dato vita alla suggestiva cascata di fuoco. Le fiamme, tuttavia, si sono alzate come previsto dalla punta estrema del falò, li dove era stata sistemata l’immagine di Sant’Antonio, già dalle prime ore del pomeriggio, così come vuole la tradizione, in segno di devozione e di richieste di protezione dal fuoco. Anche la sistemazione dell’immagine del santo risponde ad un rituale suggestivo: il falò è percorso in tutta la sua lunghezza da scale a pioli legate tra loro, le stesse scale che nella tradizione contadina locale vengono utilizzate per la potatura degli alberi di ulivo, e sulle quali si forma per l’occasione una catena umana sulla quale scivola l’immagine del santo dal basso verso l’alto fino alla sistemazione in cima alla Fòcara. All’accensione della Fòcara è seguito un lunghissimo spettacolo pirotecnico e l’avvio di una serie di concerti che continueranno anche oggi, tra i protagonisti Daniele Silvestri, Roy Paci e la neonata Orchestra del Fuoco.
Riti e tradizioni che si tramandano e si consumano nei “Giorni del Fuoco”, essenziali per la devozione dei novolesi, di speranza per i pellegrini che giungono a piedi dai paesi limitrofi, spettacolari per i turisti, ambiziosi per le istituzioni che con la Fondazione mirano alla tutela, alla promozione e alla valorizzazione dell’evento.