Riordinare un armadio, e ricavarne, magari, dello spazio, non è impresa facile, soprattutto se parliamo di una signora.
Cosa più semplice sarebbe, se si avesse a disposizione almeno una cabina armadio, lì, in teoria, lo spazio dovrebbe esserci … in teoria!
Nella pratica, le cose stanno un po’ diversamente. Di solito, se si ha la possibilità di spendere, anche non molto, più spazio si sa di avere, più si è tranquilli nel riempirlo.
Milena l’aveva colmato così bene, ma così bene, che veramente non ci sarebbe entrato più neanche uno spillo. Figurarsi lei!
“Qui si impone un’azione drastica” – disse fra sé, contemplando l’uscio aperto della cabina – “Devo proprio fare spazio e per farlo devo rinunciare a qualcosa. Devo compiere una scelta. Vabbè, mettiamoci all’opera” – completò la frase sospirando.
Gira di qua, togli quello, risistema l’altro, riuscì ad eliminare qualche capo che, per evidenti mutamenti morfologici, non poteva indossare più.
Financo, giunse a mettere da parte anche degli accessori: cinte, borse, cappelli e … scarpe, soprattutto un vecchio paio di scarpe, indossate solo un paio di volte, in occasioni speciali e ora in stand by, in attesa del prossimo evento, che non si presentava, mentre il tempo passava e le scarpe e la proprietaria aspettavano.
L’unica nota stonata non era data dall’attesa, ma dai segni del tempo sulle calzature in questione: si erano scolorite e, ormai, erano diventate demodé.
“Però, mi spiace rinunciare così a tutta questa roba, dopotutto mi è costata un mucchio di soldi. Quasi quasi, per adesso vado a farmi una doccia calda, così, intanto ci penso. Tu guarda come sono sconvolta!” – disse, rimirandosi allo specchio – “Si, adesso devo proprio rimettere in ordine me stessa” – col risultato che, nella stanza, c’era più disordine di prima. Altro che capelli fuori posto o qualche vestito più sciancrato.
Uscita dalla stanza da bagno, che sembrava più una beauty farm, Milena si incamminò verso il letto, per riflettere meglio sul da farsi, intanto che giungeva la sera.
Arrivata persino la notte, eccola svegliarsi di colpo, ed esclamare ad alta voce “Eureka!”, con suo marito accanto, che, poverino, disapprovando di tutto punto di essere stato svegliato di soprassalto, le rispose: “Ma che! Stavi sognando Archimede?”.
“Scusa caro” – rispose lei amorevole – “Dormi, dormi, shhhhhttt!” – dandogli dei bacini sul viso e sulla fronte – “Domani ti racconto tutto! Anzi, ti faccio una bella sorpresa!”.
“Allora mi sa che avrò gli incubi” – ribatté lui, tirando verso sé le coperte e tornando a dormire.
L’indomani, appena sveglio, effettivamente rimase basito: la moglie aveva organizzato un piccolo banchetto vendita di moda, il che non lasciava presagire bene. Così, per non incorrere in ulteriori, non gradite, sorprese, uscì dal retro, lasciandole un bigliettino di buona giornata sul tavolo della cucina, scusandosi per la fretta. Eh si, i suoi baci l’avevano proprio fatto dormire bene e a lungo.
“Ma tu guarda questo! Quando più occorre il suo aiuto, si defila! E poi che fa? Mi prende pure in giro! Cosa crede? Che non lo capisca?” – ribatté Milena, trovando e leggendo il messaggio.
“Ad ogni modo … farò a meno del suo aiuto! Anche se una mano mi sarebbe servita proprio!” – completò la frase mugugnando – “Guarda quanti clienti! Tutte donne poi! Povera me!”.
Non restava che tuffarsi nell’avventura, in fondo, è proprio il caso di dirlo, “se l’era cercata”.
Non mancarono litigi fra le clienti, pretese di ulteriori sconti, ingiurie, complimenti, ed anche un’acquirente per le scarpe: le sue scarpe.
Al momento di venderle, Milena non aveva il coraggio di separarsene, così, pensò bene di aumentarne il prezzo, dicendo di essersi sbagliata.
“Va bene!” – rispose la cliente – “Quanto le devo esattamente?”.
“Ecco, il prezzo è un po’ altino, sa! Sono scarpe di qualità, di marca …”.
“Ok, vuole tirare un po’, mi dica quanto!”.
“Ceeentocinquaanta euro!” – asserì lei, esitando un tantinello.
“Così tanto?! Ma sono usate, ed anche un po’ scolorite, mi pare eccessivo. Ad ogni modo, ne ho bisogno per un’occasione speciale e non ho trovato nulla che si adattasse all’abito meglio di queste. Sa che le dico? Le prendo. Ecco a lei!” – tirando fuori i soldi dalla borsetta e presentandoglieli vicino al banchetto.
“Ma le conviene? Se è solo per un’occasione! Magari, girando un po’ ne trova di più moderne!”.
“Beh, effettivamente … un paio le avevo trovate, ma in un negozio molto raffinato. Pensi! Volevano ben trecento euro! Io, con quella somma, mi rifaccio tutto il guardaroba!”.
“Se lo dice lei …, gliele impacchetto!” – rimpicciolendo la voce, fino quasi a sparire e facendo labbruccia.
“È sicura di stare bene?” – domandò preoccupata la signora.
“Eh! Come no? Arrivederci signora, e grazie per l’acquisto!” – consegnandole la scatola colorata.
“Grazie a lei! Arrivederci” – correndo dal calzolaio, per farle tinteggiare.
Da quel momento, nonostante il ricavato, Milena non ebbe più pace: aveva strettamente bisogno di un paio di scarpe, proprio come quelle che aveva venduto.
Tornato il marito a casa, fu entusiasta della vista che gli si presentò sul tavolo: duemila bei bigliettoni, il ricavato della vendita operata dalla sua consorte.
“Amore! Pensa a quante cose potremo fare con questi soldi. Siamo stati bravi, eh?!” – abbracciandola.
“Siamo? Sbaglio o ti sei defilato?” – rispose lei, rimanendo impassibile all’abbraccio.
“Avevo da fare!”.
“Eh certo, dartela a gambe! Mi spiace caro, ma per te non c’è niente. Questi me li sono guadagnati io e sta’ pur certo che ho sofferto e sudato tanto”.
“Via, per una piccola vendita!”.
“Sarà pure stata piccola, ma molto apprezzata e pubblicizzata. Hanno spazzato via tutto, persino le mie scarpe”.
“Non erano scolorite?”.
“Appunto, adesso ne dovrò comprare di nuove. Sono necessarie!”.
“E per cosa scusa? Ne hai così tante!”.
“Non ho tempo di spiegartelo caro, devo uscire. Ti ho lasciato la cena nel microonde, basterà che la riscaldi”.
“Ma lo sai che odio quell’aggeggio infernale” – gridando verso lei, che era quasi sull’uscio di casa.
“Che ti devo dire? Fatti un panino. Bye bye!” – richiudendo la porta verso di sé, con la mazzetta dei soldi in mano.
“Tzè! Le donne! Te le raccomando!”.
Intanto lei correva, frettolosa, verso tutti i calzolai. Doveva assolutamente scoprire dove la signora avrebbe portato le scarpe per farle tingere, perché era ovvio che l’avrebbe fatto.
Ne girò tanti, ma, alla fine, la sua costanza venne premiata: vide la sua acquirente uscire dal negozio.
Quatta quatta, si nascose dietro un muro e attese che quella si allontanasse, poi, curando di non farsi vedere, entrò e pose la sua richiesta.
“Buongiorno! Avrei bisogno di un paio di scarpe, ma non uno qualunque, uno di quelle dorate, belle, luccicanti, molto eleganti … ecco, come quelle!” – indicando le sue pupille, che giacevano sul bancone.
“Mammina è tornata a prendervi, non ci separeremo più, mai più!” – pensava commossa, dentro di sé, guardandole.
“Signora?! Che fa? Piange?”.
“Chi? Io? Noooo!” – riavendosi un attimo e sventolandosi con il fazzolettino, bianco e ricamato – “È solo un po’ di polvere. Piuttosto, me le vende?”.
“Io lo farei anche, ma non sono mie. Le ha lasciate una cliente poco fa, per tingerle. Però, ne ho di nuove, le produciamo anche noi, sa? E sono in materiali originali e resistenti. Vuole provarle?”.
“Oh, no grazie! Volevo proprio quelle!”.
“Posso farla parlare dopodomani con la cliente se vuole, magari gliele vende!”.
“Oh! Nooo, non c’è bisogno, si figuri! Farò un giro per i negozi, al più ripasserò. La ringrazio, arrivederci!”.
“Arrivederci!” – guardandola andare via – “Mah! Che tipa strana!”.
A Milena non restava che tornare a casa, ma si preparava già per l’incontro che sarebbe avvenuto due giorni dopo.
Cosa avrà architettato?
Lo sapremo nella prossima puntata.
Fine della prima parte
Ogni riferimento a fatti, persone, situazioni è puramente casuale