“allo specchio”: guardarsi allo specchio non per compiacerci come Narciso, ma per conoscerciosservandoci; per ipotizzare motivi alla base dei comportamenti e delle modalità con cui ci poniamo in relazione con gli altri, con noi stessi, con gli oggetti; per comprendere il senso di alcuni modi di dire, di gesti e mimiche che esprimiamo, di posture che assumiamo.
La fluidità e i blocchi emotivi
La capacità di lasciare libero il pensiero e di produrre tante idee si manifesta per esempio quando siamo in grado di associare ad una parola tante parole. Si chiama fluidità associativa. Molte creazioni dell’uomo nascono dalla capacità di associare oggetti, eventi, idee.
Se qualcuno mi dice:”Tira fuori tutte le parole che ti vengono in mente pensando alla parola tavolo”. Io subito lascio libero il pensiero e dico: “sedia – scrivania – cattedra – banco – legno – tavolo da gioco – da disegno – quattro gambe………..” Ognuna di queste parole nasce nella mia testa per associazione con “tavolo”. La fluidità associativa è la capacità di elencare più parole in relazione con una parola-stimolo.
Può sembrare un gioco da bambini, invece è un esercizio utile per sciogliere la capacità di associare. Scegliete una parola e scrivete su un foglio tutte le parole che vi vengono in mente pensando alla parola scelta.
Avere il pensiero fluido, essere in grado di esprimere un’idea dopo l’altra, o una parola dopo l’altra, un segno o un gesto o un suono… significa superare inibizioni di varia natura.
Gli esercizi di fluidità sembrano stupidi ai ragazzi e agli adulti finché non si scoprono incapaci di lasciarsi andare.
Allora conviene accennare a come si generano i blocchi emotivi.
All’origine potrebbe esserci una reazione circolare tra schemi ideativi di riferimento e emozione. Presento alcune di queste reazioni circolari e i blocchi che ne derivano.
La preoccupazione di apparire diverso. Dietro al bisogno di uniformarsi agli altri, perché gli altri danno sicurezza, ci sono alcune convinzioni. Una riguarda l’individuo: si ritiene che il “giocare con le idee”, l’immaginare, il sognare a occhi aperti siano infantili. Molti studiosi sono invece d’accordo sul fatto che proprio le persone più mature, i saggi, vivono anche infantilmente.
Un’altra convinzione riguarda il gruppo: si ritiene che il gruppo sia infallibile. Questo ci abitua alla dipendenza dagli altri, alla paura del giudizio degli altri, specie se sono adulti o hanno un ruolo importante. C’è anche l’idea che l’autorità sia infallibile.
La paura di affrontare una situazione nuova, perché abbiamo un’esigenza eccessiva delle certezze, date dal conosciuto e dall’ovvio. Dietro questa esigenza potrebbe esserci l’abitudine a schemi rigidi di riferimento, per esempio la tendenza al “tutto o niente”, quindi l’incapacità di notare le sfumature; ancora di più, la convinzione che solo l’esperienza del passato possa dettar legge e guidare gli uomini: non ci si rende conto che l’esperienza ha avuto origine dalla soluzione nuova di un problema; ancora: la scarsa abitudine alle situazioni problematiche, spesso conseguenza di una educazione che si preoccupa eccessivamente che i bambini e i giovani abbiano tutto, da cui deriva l’incapacità di porsi domande, di analizzare il problema, di percepire relazioni insolite tra oggetti, eventi e idee.
C’è dell’altro, simile, ma non identico.
Il problema genera ansia. Se non lo risolvo sono un cretino.
Il senso di autoefficacia è compromesso. Abbiamo un’idea di noi stessi come soggetti poco capaci.L’ansia di dover risolvere un problema innalza l’emotività. Siamo fottuti.
L’allenamento è fondamentale per qualunque cosa. Io non sono allenato.
Il non volersi impegnare nelle situazioni problematiche, specie se considerate senza utilità, genera apatia. Restiamo imbambolati.
Soltanto la Logica fa comprendere il mondo. Non perdo tempo con le idiozie.
La fede eccessiva nella logica spegne la voglia di giocare e di sperimentare. Siamo strafottuti.