Organizzare una serata, specie in una calda giornata estiva, tra amici è una cosa naturale.
La pensavano così anche Sergio, Claudio e Walter.
“Ma si, dai! Ci divertiamo un po’ e prendiamo aria!” – affermò il primo.
“Ok. Passi tu a prenderci?” – chiese il secondo.
“No, non gli conviene. Magari ci troviamo tutti sotto casa mia o al pub del centro, che è un punto più agevole per tutti, perché è un crocevia per le altre destinazioni. È un po’ come essere a metà strada e, in questo modo, nessuno dovrà fare giri assurdi per prendere gli altri” – ribatté il terzo.
“Va bene, come volete” – rispose Sergio – “Per me non è comunque un problema passare prima da voi. Tanto devo per forza prendere l’auto. Poi, per me è più comodo”.
“Scherzi?” – replicò Walter – “Facciamo come ho detto, ascoltami. È meglio. Ci vediamo tutti alle nove, stasera”.
“Ok. A stasera! E fatevi belli, eh?” – fu la conclusione di Sergio.
“Eh già, no? Tu non ne hai bisogno. Sei quello che ha più fascino, e la macchina, e sei bello … beato te!” – gli rispose, scherzando, Walter.
Tutti e tre, dunque, si appropinquarono verso casa, tutti a riposarsi, farsi belli dopo il mare, prepararsi per uscire e, magari, far colpo su qualche ragazza.
Un’unica cosa non avevano calcolato: il traffico.
Sergio fu fortunato. Aveva previsto che di sabato sera ce ne sarebbe stato parecchio, così uscì prima, lasciò l’auto in un parcheggio a pagamento recintato, di quelli dove si paga ventiquattro ore su ventiquattro, uno di quelli ad un euro a ora, perché sulle strisce blu, fuori non ce n’era già più. Pagò per un’oretta, perché, “ … in fondo …” – diceva tra sé – “Giusto il tempo di arrivare all’appuntamento, incontrarsi e tornare insieme alla macchina. Anzi, forse pure avanzerà qualcosa. Siamo fra ragazzi!”.
Ottimista Sergio!
Partiamo da Claudio, era quello che voleva il passaggio … e avrebbe fatto bene ad insistere. Eh si, lui andò al garage, si mise in auto, accese il motore, provò ad uscire e … paf! Uscita bloccata da macchina in doppia fila e traffico esasperante e disordinatamente incolonnato. Suonare il clacson non servì a nulla, chiedere cortesemente di spostarsi neanche, perché tutto quello che ottenne fu una risposta sgarbata, che qui non riportiamo per ovvi motivi.
Alla fine dovette chiamare i vigili, che, poverini, fecero una gran fatica a riordinare quel parapiglia di strombazzate e di autisti adirati e sbuffanti.
Si immise, finalmente, nel traffico, dopo circa novanta minuti di attesa (avrebbe potuto vedere una partita di calcio nel frattempo. C’era realmente, per di più aveva pensato di guardarla in differita per non far tardi!).
Sarebbe stato meglio se non l’avesse mai fatto. Riuscì ad uscire dall’incolannamento dopo ben quarantacinque minuti, e il posto per l’auto?
E chi poteva darglielo? Era tutto strapieno, persino in doppia fila, ma, badate bene! Non in orizzontale, no! A pettine, o di traverso, a mo’ di riga storta! Pare sia comodo e di moda, di certo non per chi non ha ancora parcheggiato, o per chi deve uscire. Una cosa certo è strana: questi signori non prendono mai multe, altri si … chissà perché!
Ad ogni modo, il nostro Claudio, gira di qua, gira di là, trovò un posto in periferia e da lì, ormai stremato, si risolse a recarsi a piedi al luogo dell’appuntamento.
Intanto Sergio pagava il parcheggio e si chiedeva dove fosse finito Walter, giacché di Claudio aveva saputo telefonicamente. Dell’altro niente, non era neanche raggiungibile al cellulare.
Questi, in realtà, avendo la macchina dal meccanico, aveva deciso di servirsi del mezzo pubblico.
“Oh, bene! Non dovrò neanche uscire tanto presto. C’è una corsa che parte poco prima delle nove e c’impiega dieci minuti per arrivare. È perfetta! Basterà uscire un quarto d’ora prima dell’orario per non perderla” – risolse, consultando internet.
Certo, se tutto questo fosse stato vero. Probabilmente, Walter non si era accorto di aver sbirciato l’orario invernale! Aspetta e aspetta, questo bus non passava.
Pensò ad un’avaria o ad una corsa saltata. Il tempo, però, trascorreva galantemente e di autobus neanche l’ombra.
Chiese allora informazioni ad una signora, che passava di lì col marito, per sapere se, per caso, la fermata fosse stata soppressa.
“No” – ribatté il marito della signora – “Semplicemente non ci sono più corse a quest’ora in questa zona”.
“Come no?” – fu la reazione sorpresa di Walter.
“Avrai avuto un’informazione sbagliata. Posso garantirti che è così. Però, se mi dici dove devi andare, magari posso fornirti qualche indicazione”.
“No grazie! Anzi, mi scusi per il disturbo”.
Tuttavia, non convinto, pensò di telefonare all’agenzia dei trasporti pubblici, per chiedere conferma.
Lo fecero attendere parecchio al telefono, perché gli operatori erano “tutti momentaneamente occupati”. Ascoltò un bel giro di musica ovviamente, per avere poi, finalmente, la stessa risposta che gli aveva fornito prima il signore ed esaurire il credito, scaricando anche, dopo poco, la batteria del cellulare, che, incautamente, non aveva ricaricato.
Intanto, Sergio ripagava il parcheggio e Claudio, che non vedeva l’ora di sedersi da qualche parte, lo accompagnava dopo la bella camminata appena fatta.
Walter, intanto, si arrese all’evidenza e iniziò a camminare. Avrebbe voluto avvisare Sergio e Claudio, ma, di tanto decantate ipermoderne cabine telefoniche, neanche l’ombra! Nemmeno di quelle vecchie invero.
Chiese in qualche bar di usare il telefono, ma doveva ordinare, attendendo il suo turno, il che gli avrebbe fatto perdere ancora più tempo. Provò anche a chiedere ad una ragazza di prestargli il cellulare pagandole la chiamata, ma quella pensò ad un tentativo d’approccio o ad altro … coi tempi che corrono!
Si fece, intanto, molto tardi, al che Sergio iniziò veramente a preoccuparsi per Walter e propose a Claudio di andare a cercarlo. Questi, ormai, di muoversi, non voleva neanche sentirne parlare, aveva due piedi esemplari! E di fargli spostare la macchina neppure voleva saperne, perché diceva: “Sei matto? Dove lo trovi poi il posto? E il ticket che hai già pagato? Resto io qui”.
Per venire incontro ad entrambi gli amici, Sergio lasciò all’amico altri soldi per il parcheggio e le chiavi dell’auto, per farlo sedere. Lo accompagnò fino alla macchina e, da lì, intraprese la strada per casa di Walter, che non era poi così vicina, come aveva sovrastimato questi.
Intanto, provava a chiamarlo, ma niente da fare. A casa neanche tentò, per non far allarmare i genitori. Cammina e cammina, finalmente lo incontrò a metà strada, affannato, perché cercava di aumentare l’andatura per arrivare prima e, col caldo che faceva, non era certo cosa facile.
“Finalmente!” – esclamò Sergio, risollevato e spazientito – “Mi stavo preoccupando! Non sei neanche raggiungibile!”.
“Sapessi!” – rispose questi.
“Più che altro, sento!” – scostando un po’ l’aria con la mano, per l’olezzo di sudore che arrivava.
“Dopo la corsa che ho fatto! Aspetta che ti racconto tutto!”.
Intanto, camminando, Sergio avvisò Claudio di essere riuscito a trovare l’amico e che di lì a poco sarebbero arrivati, ma di pagare, per sicurezza, qualche altra cosa al parcheggio.
Quando giunsero alla macchina, Walter olezzava ancora e anche Claudio gli disse che non poteva certo uscire in quelle condizioni, aveva bisogno di una doccia.
Allora decisero di passare prima da casa sua, cosa che avrebbero evitato se Walter avesse ascoltato i due amici fin dall’inizio.
“Vabbè, ma non possiamo aspettare un po’?” – propose Claudio.
“Perché?” – domandò, curioso, Sergio – “Non eri stanco?”.
“Si, ma, dopo la tua telefonata, ho rinnovato il parcheggio e non è ancora scaduto. Non dico di aspettare due ore, ma almeno un altro po’”.
“Scusami, non per sapere …” – chiese Walter – “… ma quanto hai messo?”.
“Due euro!”.
“Non è per i soldi, per me possiamo andare via anche adesso, anzi! Sarebbe il caso!” – replicò Sergio – “Ti avevo avvisato però! E ti avevo anche lasciato degli spiccioli”.
“Lo so, ma c’era una signora con un bambino e non aveva moneta minuta, il parchimetro non dà resto, non ti dà la possibilità di pagare per il tempo effettivo di sosta, così che o ti trasformi in un maratoneta se sei in ritardo, oppure devi necessariamente mettere di più per precauzione. Soldi, a quest’ora, non te ne cambia nessuno, i negozi sono chiusi e, in ogni caso, dovresti comprare qualcosa per farteli cambiare, altrimenti …NISBA. Ho pensato che sareste tornati in tempo per il tagliando precedente e le ho cambiato i due euro, tutto qui”.
“Ma va là!” – esclamarono i due – “Andiamocene a casa”.
“Ragazzi, che ne direste di ordinare una pizza d’asporto a casa mia?” – propose Walter, vista l’ora.
“Per me va bene” – ribatté Claudio – “E tu Sergio, che ne dici?”.
“Che accetto, ma a condizione che apriate i finestrini durante il tragitto, perché tra piedi e sudore mi avete appestato la macchina; e che possa fare una doccia anche io, perché, Walter, a furia di starti vicino e tenerti seduto accanto, mi hai impregnato per bene del tuo odore. Ah! E non ordinate la pizza con la cipolla!”.
Fine
Ogni riferimento a fatti, persone, situazioni, è puramente casuale
Gabriella De Carlo