“Esiste il buono in quanto il cattivo lo fa essere” – questo il “la” in via di chiusura, questo l’ultimo “spunto di riflessione” lanciato da Carlo Alberto Augieri, docente di ‘Critica letteraria’ e ‘Letterature comparate’ presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del Salento. Era lui, la scorsa domenica, l’unico uomo sul podio a “reggere” l’ “universo femminile” nel corso del secondo appuntamento di “Marzo d’Autrice”, la rassegna culturale di incontri letterari della Consigliera Provinciale di Parità che, giunta alla sua seconda edizione, ha sottolineato, ancora una volta, l’importanza di comprendere la differenza di genere attraverso l’Arte e la Cultura.
Così, tra le note di Mozart, Bizet, Gluck, interpretate da due giovani musiciste salentine di talento, Elena Borlizzi al flauto e Francesca Cavallo all’arpa, è “emersa” la protagonista indiscussa della rassegna: la scrittura femminile, una voce che dà voce ad altre voci “ancora tutte da scrivere” perché “scrivere è vivere”. È, quindi, giunta a noi, attraverso l’antropologa Elisabetta Opasich, “la voce” della scrittrice e regista francese Marguerite Duras: «lo scritto arriva come il vento, è nudo, è inchiostro, è lo scritto, e passa come niente altro passa nella vita, niente di più, se non la vita stessa». E la scrittura – come ci insegna Nadine Gordimer, autrice di romanzi e saggi, Premio Nobel per la letteratura nel 1991 – è sempre “un’ esplorazione allo stesso tempo di sé, del mondo, dell’essere individuale e collettivo”.
“Nessuna imposizione dall’alto”, semplicemente cultura, perché solo attraverso di essa si può giungere ad un profondo, seppur graduale, cambiamento, ad una reale evoluzione personale e sociale. E “Marzo d’Autrice” – come ha affermato l’Assessore alla Cultura della Provincia di Lecce, Simona Manca, “rappresenta una vera e propria rete consolidata tra le associazioni, non solo femminili, e le varie sensibilità del momento”. “L’umanità è sempre un fine, non un mezzo”. Questo, dunque, il “corollario” per chi ha già “vissuto” le duecento pagine del libro di Anna Maria Colaci. Insegnante di ‘Storia della Pedagogia’ e ‘Storia della Scuola e delle Istituzioni educative’ presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del Salento, “attenta e profonda studiosa di costume”, in “Rieducare. Eros e costumi in Terra d’Otranto” – ed. Milella 2012 – la scrittrice affronta il tema della prostituzione con l’intento di far acquisire una conoscenza di un “fenomeno” del quale, ancora oggi, sebbene esso sia in forte espansione, non sempre si conoscono i retroscena di sofferenza, coercizione, solitudine, svilimento della dignità umana propri di chi svolge il “mestiere più antico del mondo”.
Il libro: un “intreccio analitico” con un punto di vista storico, etico, sociale, sanitario: dalla consultazione di testi, documenti d’archivio, riguardanti la prostituzione in senso lato, agli studi ad essa dedicati, alle varie classificazioni del fenomeno, alla ricerca delle sue molteplici cause.
“Un affresco umano” – così ha definito il volume Maria Rosaria Contaldo, portando i saluti della Presidente della Commissione Provinciale Pari Opportunità Maria Teresa Maglio. Un affresco – ha spiegato – in cui emergono tutti i colori dei sentimenti e si intrecciano, in modo sapiente e parallelo, sia la linea storica che quella umana. “Il libro offre materiale di conoscenza sulla diffusione del fenomeno della prostituzione, legale ed illegale, sul nostro territorio, ci reca testimonianza delle case chiuse, ricostruisce le disposizioni di carattere legale che si sono succedute nel tempo” – ha commentato Lucia Cillo, presidente dell’Associazione Unicel di Lecce, cogliendone, poi, l’accenno ad un intento pedagogico che si manifesta esplicitamente anche nel titolo del volume: “rieducare”, quindi “sollecitare gli interventi adeguati presso le nuove generazioni affinché si arrivi ad un’educazione sessuale che si accom
pagni ad un’educazione all’affettività”. “Il libro rappresenta il culturale che si lega al sociale” – ha aggiunto la Consigliera di Parità Alessia Ferreri. Parte del ricavato della vendita verrà, infatti, devoluto per la costruzione di una scuola nell’Africa rurale.
“Il capitolo che più mi ha interessato e colpito – è intervenuta Giusy Negro in rappresentanza dell’Associazione Aede – è stato l’ultimo, in cui l’autrice fa riferimento al cibersesso, al proliferare dei siti pornografici sulla rete”.
Quale, dunque, la sintesi di questo “eterno ritorno” hegeliano?
“Si fa fatica a discutere senza punti interrogativi” – ha affermato l’autrice Anna Maria Colaci che, ripercorrendo l’episodio di Lucrezia tramandatoci da Tito Livio, sulle “onde” della giovane leccese Leda, è approdata a quei “famosi” tre “stadi” ricchi di storia: l’uomo, la donna, l’umanità.
La prostituta: l’immagine leggendaria, la pericolosa degenerata, la vittima passiva, l’impurità necessaria, lo sfogo sessuale dell’uomo, i cui tratti psicologici sono caratterizzati dalla scarsa intelligenza, imbecillità, leggerezza, imprevidenza, pigrizia. La prostituta è una criminale.
L’uomo: il brutto, l’incapace di corteggiare una donna perché ciò gli risulterebbe costoso, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto personale.
La prostituzione? Il cattivo, ma “è chi è che fa o chi fa essere?” – ha esclamato il Prof. Augieri. “La prostituzione è semplicemente una relazione, chi è che fa è chi fa essere”. Ed in una società sempre più attaccata al denaro, in cui tutto è merce “chi è fuori dalla prostituzione? La vera prostituzione è il donare il pudore” – ha continuato il professore.
E la donna? Chi è la donna? L’angelo del focolare, la donna fatale, la lussuria oppure – come scriveva il famoso antropologo, giurista e criminologo italiano Cesare Lombroso (1835-1909) – un uomo arrestato nel suo sviluppo con una natura più propensa alla menzogna?
Eppure Marguerite Duras – come ha ricordato la giornalista e critico d’arte Pompea Vergaro – aveva giurato di non mentire: “Lo giuro non ho mai mentito in un libro. E neppure nella vita. Eccetto agli uomini. Ai libri mai!”
Domenica scorsa il pubblico è stato accolto da donne impegnate nella scrittura, nella musica, ma anche nell’arte. Il loro talento, le loro interpretazioni, le loro opere artistiche hanno accompagnato questo incessante viaggio nella persona e nella società. È così che abbiamo ritrovato, tra informale e polimaterico, “Individualismi” e “Astratto” di Annamaria Ferramosca, momenti di rinascita e voglia di evasione con “I sentieri del sogno” ed i “Miraggi perduti” di Nicole Blau, quindi la pittura di Anna Flaviana Pagliara accompagnata, all’orizzonte dell’ “amore senza confini”, da una sua scultura in resina: “Incontro d’amore”. Ancora uno sguardo per ricordare la semplicità, per ripercorrere i sentieri “d’infanzia”, attraverso i due paesaggi olio su tela di Nelly.
Tra arte, musica e parole… Uno “spunto”, un “punto su cui fermarsi e pensare su come scrivono le donne, ma non solo” – ha affermato la Consigliera Alessia Ferreri. Dalla legge Merlin del 1958 ai giorni nostri, una possibilità in più per una cultura più profonda, più responsabile, in cui ritrovare, “riscoprire la propria intelligenza, la propria sicurezza, la propria ricchezza, le proprie potenzialità, il proprio saper-fare”. Un’educazione ai sentimenti, al piacere, al desiderio. Il non temere conflitti, il non avere timore di andare controcorrente con ragione di “onestà intellettuale”. Amore, sentimento, aldilà di ogni evenienza, per recuperare un tesoro nascosto, per cogliere il ciò che è della realtà e diventare persona.
“L’uomo è l’unico animale che arrossisce, ma è l’unico ad averne bisogno”.
– Mark Twain
di Pamela Pinto