L’eccellenza salentina passa anche negli sguardi e nelle note delle donne. È il caso di Evy Arnesano, eclettica cantautrice squinzanese con una tale passione per la musica da voler inseguire il proprio sogno impiegando davvero tutti i mezzi a sua disposizione.
Sonorità swing, con un sentore un po’ retrò che ci riportano alla mente i primi film in technicolor. Ma soprattutto una forza straordinaria e un amore smisurato per l’arte che l’hanno portata sul palco di Rnext – La Repubblica delle Idee per la sua “utopia dell’arte”, e al conferimento proprio ieri, nella sua Squinzano, di un riconoscimento al suo lavoro “per la passione e la tenacia nel promuovere e interpretare la musica d’autore divenendo protagonista del suo genere”, nell’ambito della prima edizione de La Città della Musica 2014.
Benvenuta Evy. Sei cantante, musicista, produttrice, sei la TUA addetta stampa, nonché blogger sul Fatto Quotidiano… il mio ruolo rischia di diventare obsoleto. “Marzullianamente”, ti lascio fare, dunque. Fatti una domanda e dacci una risposta per presentarti.
– Che cosa è la musica per Evy?
– ‘La musica è la mia malattia e la sua cura.’
Ad oggi, sei considerata una delle eccellenze del panorama musicale salentino eppure il tuo percorso comincia a Bologna, dove hai passato la maggior parte della tua vita. Quanto ha inciso sulla tua carriera musicale?
Negli anni in cui ho cominciato questo percorso, abitare a Bologna è stato determinante. Ora le cose sono cambiate e qui in Salento si suona forse anche più che al nord, ma vent’anni fa sarebbe stato impensabile trovare tante realtà musicali e avere la possibilità di fare dei concerti anche all’estero, come è accaduto a me.
Nel 2009, esce il tuo primo album da solista Tipa ideale, che hai personalmente prodotto, scritto e arrangiato. In particolare, mi ha colpito il fatto che l’abbia voluto interamente dedicare a Piero Umiliani e Piero Piccioni, due grandi compositori di colonne sonore. Qual è il tuo rapporto col cinema?
Il mio rapporto con il cinema, così come con il design e l’arte in generale è istintivo, sensuale. Quello che colgo con i sensi si traduce poi nella passione e nell’influenza musicale. Amo le colonne sonore degli anni sessanta e settanta (sia italiane che straniere), la televisione e il cinema di quegli anni. Sentivo quasi il dovere, attraverso il tributo a due grandi maestri, di ricordare la bellezza di tanta musica italiana. Ho scelto questi compositori ai quali sono maggiormente legata ma ce ne sono tanti altri che mi piacciono.
La tua musica è un mix fresco ed esplosivo di sonorità anni Sessanta, un po’ jazzy e con una forte componente swing; non per nulla, condividi i natali con il grande maestro Nicola Arigliano. Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato?
E’ una curiosa coincidenza che io sia di Squinzano, paese del grande Arigliano, che da diversi anni continuo a ricordare nella mia attività live e al quale ho reso omaggio, nel mio secondo album Piccoli frutti, cantando ‘Il pinguino innamorato’.
Tutti gli artisti che prediligo (e sono tanti davvero) in qualche modo mi hanno influenzato; quindi, oltre ai maestri che abbiamo citato e agli stili che abbiamo già nominato, direi che anche aver ascoltato durante l’adolescenza Sergio Caputo deve aver avuto i suoi effetti. E potrei davvero fare una lista infinita, compresi i Pink Floyd e il pop degli anni ottanta.
Sei un grande esempio, non solo come artista, ma anche come donna e come “imprenditrice” di te stessa. Ma hai dei rimpianti? Qualcosa che ancora non sei riuscita a raggiungere?
Ci sono tanti obiettivi che non sono riuscita a raggiungere, primo tra tutti fare della musica il mestiere in grado di permettermi una totale indipendenza economica. Credo nell’impegno che paga sempre, come provano i risultati di questi ultimi anni in cui ho preso in mano la mia situazione artistica, ma non è possibile scalare tutti i muri. Il segreto per sentirsi soddisfatti è comparare il risultato con l’impegno conferito e con le possibilità concrete in nostro possesso per raggiungere l’obiettivo.
Piccoli frutti, è il tuo secondo album autoprodotto ed è uscito il 9 dicembre 2013. La stampa del cd è stata resa possibile attraverso una raccolta fondi su Musicraiser. Si può dire che questo lavoro sia un po’ anche dei tuoi fan?
L’esperienza di coinvolgere tanti donatori nella stampa del cd lo ha reso un lavoro corale che appartiene a tutti coloro che hanno deciso di aiutarmi, contribuendo secondo le proprie possibilità e la loro voglia. E’ una sensazione straordinaria che mi fa sentire meno sola.
Lo scorso dicembre ti abbiamo vista a teatro per la tappa leccese di ‘Ferite a morte’, opera di e con Serena Dandini su quella vergognosa piaga sociale (e civile) che è il femminicidio. Cosa ha rappresentato per te questa esperienza?
Serena mi aveva già chiamato a far parte del cast della data barese al teatro Petruzzelli, lo scorso 3 ottobre. Per quell’occasione mi ero preparata leggendo il libro da cui è tratto il recital. Ho creduto da subito nella forza e nell’impatto di quei brani sul lettore e trovo che il progetto colpisca nel segno con la crudezza dei suoi racconti.
Mi sono sentita onorata e orgogliosa di poter dare voce al dolore delle vittime, purtroppo di fronte a questa realtà ci si sente impotenti.
Grazie mille, Evy. Lascio a te i saluti.
Auguro alla musica di continuare a essere la colonna sonora della mia vita (dovrebbe esserlo della vita di ognuno di noi). Spero quindi di poter scoprire ancora belle canzoni di altri artisti e di avere l’ispirazione per continuare a scrivere le mie. Senza musica credo che il mondo avrebbe dei colori più sbiaditi.
Federica Nastasia