L’Occitania comprende le attuali aree della Provenza e della Linguadoca, cioè la parte centromeridionale e sud-occidentale dell’odierna Francia. Culturalmente più vicina all’Aragona ed alla Catalogna, aveva una sua lingua ben distinta appartenente al ceppo neolatino, la Langue d’Oc appunto, e fu la culla di una civiltà e di una cultura altamente evolute, prima che un’orda barbarica proveniente dal nord non la cancellasse nel nome di una Chiesa sanguinaria. Ma procediamo con ordine.
La cosiddetta cultura provenzale o occitana nasce in epoca medioevale su un substrato etnico che faceva risalire le sue origini alle dominazioni gallica, romana, visigota e franca, succedutesi nell’arco dei secoli, senza tralasciare le influenze arabe della vicina Spagna. In questo variegato mix era sorta la cultura trobadorica o dell’amor cortese. Ma a parte il giuramento di fedeltà d’amore, il più delle volte platonico, del trovatore verso la dama, peculiarità della civiltà occitana era il fatto che tutti, nobili inclusi, erano eruditi e poeti, quando nel resto d’Europa si viveva nella più totale ignoranza ed analfabetismo con la sola eccezione del clero, quasi sempre unico gestore della cultura, e della classe borghese. In Occitania, invece, erano tutti poeti e colti. Inoltre, caso unico in quell’epoca, anche le donne erano erudite e declamavano versi, a testimonianza di quanto evoluta fosse tale civiltà.
Fu in tale contesto che attecchì una forma di eresia, almeno per la Chiesa di Roma, che in breve tempo fece proseliti, anche perché la corruzione e la rilassatezza dei preti cattolici aveva deluso le aspettative degli Occitani. Si trattava di una forma di cristianesimo ispirata alle concezioni manichee, portata intorno all’anno 1000 da alcuni monaci bulgari, i Bogomili, in cui erano confluite preesistenti concezioni ariane. Chiamavano se stessi “Bonhommes” ma gli altri si riferivano loro come “Catari” dal greco “i Puri” o “Albigesi” dalla città di Albi. Erano dualisti dunque credevano nell’esistenza di due divinità: un Dio d’Amore di puro spirito ed un Dio meno, non proprio cattivo ma in un certo senso incompleto, identificato in Lucifero, al quale andava attribuita la creazione del mondo. Credevano nella reincarnazione ed erano vegetariani.
Si dividevano in due categorie: i credenti ed i Perfetti che rappresentavano la classe sacerdotale che era composta da uomini e donne. Vivevano in povertà ed in maniera semplice, diffondendo un messaggio d’amore cristiano. I loro sermoni affascinavano tutti, anche i cattolici che, comunque consentivano loro di predicare in tutte le terre occitane ed i nobili che in un certo senso li proteggevano dalle angherie del clero di Roma. Diversi teologi erano stati inviati a discutere con i Catari, e fra questi anche San Bernardo che aveva affermato che nessun sermone era più cristiano dei loro. Poi, di colpo, questa terra ricca ed aperta ad ogni innovazione, questa terra dove la poesia era appannaggio di tutte le classi, si trovò sotto una furia devastatrice che, in pochi decenni di una dura e spietata guerra, la ridusse al rango di colonia. Ma questo argomento verrà affrontato in seguito.
Cosimo Enrico Marseglia