LECCE – Ancora tensioni all’interno dell’Università del Salento. Anzi, qui si tratta di vera e propria angoscia per il futuro. Le nuove generazioni di ricercatori lo vedono nero, perché l’Ateneo leccese ha deciso di rallentare il turnover (la parola, che è molto di moda, significa avvicendamento, ricambio di lavoratori: ingresso di nuovi ricercatori al posto di pensionati o nei posti dove c’è bisogno di nuovo personale). I ricercatori, qualche giorno fa, hanno pensato di chiedere al magnifico Vincenzo Zara notizie sull’argomento della sostenibilità delle politiche di reclutamento alla luce dell’annunciato rallentamento del turnover. Circa 40 ricercatori abilitati a professione di fascia II, hanno chiesto delucidazioni al rettore, visto che sono incerti se presentare la domanda in questo primo quadrimestre oppure in uno dei successivi, giacché la loro abilitazione è in scadenza di validità.
I dubbi derivano dal fatto che il CdA ha deliberato il blocco del turnover per il 2017 e dal conseguente rischio che residui punti organico utili alle progressioni di carriera possano andare persi. Dunque, i ricercatori chiedono a Zara se sia possibile rivedere la decisione del blocco del turnover e qual è lo stato dei punti organico destinabili a procedure di fascia II, se esistono vincoli finanziari e se ci sono le risorse.
Insomma, mentre il numero dei ricercatori abilitati cresce, sembra che la progressione di carriera sia diventata molto difficile. Perfino i professori associati che hanno conseguito l’abilitazione scientifica nazionale sono in allarme e si stanno organizzando per contestare il blocco del turnover: nei prossimi giorni costituiranno un’associazione. La situazione di stallo, infatti, secondo gli addetti ai lavori, è penalizzante per i singoli e per la ricerca in Ateneo. Il rettore non fa una piega, pur impegnandosi a verificare che esista qualche possibilità di sblocco.
“Si è deciso di rallentare il turnover essenzialmente per due motivi – spiega il magnifico – Il primo è legato alla sostenibilità finanziaria del reclutamento e quindi alla disponibilità delle risorse che, attualmente, sono abbastanza limitate. Il secondo motivo, ancora più importante, è che le spese del personale hanno raggiunto quasi l’80 per cento delle entrate e quindi piccoli spostamenti all’insù (ossia nuovi reclutamenti) possono far sforare questa soglia con penalizzazioni complessive per l’Ateneo in termini di nuovi punti organico, attivazione di nuovi corsi di studio, premialità per l’Ateneo ecc.”.
La risposta è inquietante per il futuro dei ricercatori, ma il rettore lascia in piedi la speranza: “La decisione di riattivare il turnover può essere riconsiderata in qualunque momento ma devo, dobbiamo, avere la certezza di non penalizzare l’Ateneo oltre la certezza che le risorse finanziarie ci siano”. Insomma, non c’è alcuna certezza, né sono stati comunicati numeri e dati precisi: è tutto rimandato a una futura verifica.
La cosa più inquietante, però, è che Vincenzo Zara ammette la perdita di studenti: “Ci ritroviamo in un Ateneo in cui i docenti, giustamente vogliono crescere ma gli studenti decrescono e il finanziamento, in buona parte, deriva dal numero degli studenti”. In questa risposta ai ricercatori, il rettore mette da parte trionfalismi e propaganda per svelare la situazione drammatica in cui versa l’Università del Salento, che con queste prospettive di crescita non potrà che rischiare di far scappare i propri cervelli migliori. “Qui c’è qualcosa che non va – continua il magnifico – Inoltre, vi è eccesso di docenti e ricercatori rispetto al numero di corsi di studio attivati. Purtroppo, questi sono dati che devono far riflettere perché le giustissime aspettative dei singoli devono tenere conto della situazione complessiva dell’Ateneo”.
Vincenzo Zara descrive una realtà difficile per l’Ateneo, senza infingimenti. L’Università del Salento, con questi presupposti, sembra destinata a un’inevitabile decrescita infelice, a un vivacchiare incerto. Le due condizioni per riconsiderare il turnover sono: la disponibilita finanziaria e la certezza nel non superare l’80 per cento delle spese per il personale. “Circa la validità dei punti organico non vi è il rischio di perderli perché la validità degli ultimi punti organico è triennale” – aggiunge il rettore, con l’intento di rassicurare i ricercatori. Non sarà facile per gli addetti ai lavori essere sereni tra carriera incerta, fondi dall’edilizia da riacciuffare, studenti in diminuzione e tanti problemi che fanno venire voglia di scappare via. Intanto, monta la protesta.
Gaetano Gorgoni
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