LECCE – «Per quanto riguarda il ranking, se lei si riferisce al “Times Higher Education World Universities Rankings”, l’Università del Salento si è posizionata nel 2015/2016 nella fascia 401-500 fra le top 800 Università al mondo; nell’anno precedente l’Ateneo salentino si era posizionato nella fascia 251-275, tra le top 400 università al mondo, con uno scivolamento fisiologico dovuto, appunto, all’allargamento del campione». Questa è la spiegazione del rettore, in un’intervista concessa al Corrieresalentino.it riguardo alla perdita di posizioni dell’UniSalento all’interno di una importante e prestigiosa classifica mondiale. Nell’ottobre 2014 i quotidiani locali esaltavano il risultato dell’Università del Salento nella classifica «Times Higher Education World University Rankings 2014-2015», redatta dalla Thomson Reuters: il nostro Ateneo si posizionava, infatti, al quinto posto tra le italiane e 263esima posizione. Un salto di 70 posizioni rispetto all’anno precedente. Una specie di miracolo.
La “Times Higher Education World University Rankings” è una delle classifiche accreditate dall’Eua – European University Association, che riunisce 850 istituzioni accademiche in 47 paesi (la più grande organizzazione del settore in Europa). La classifica si basa sull’analisi di 13 indicatori di performanceraggruppati in cinque aree: Internazionalizzazione (7.5%), Ricerca (30%), Citazioni (30%), Entrate dall’industria (2.5%) e Didattica (30%). Siamo andati a sbirciare i dati disponibili sul sito. Unisalento è scivolata nella fascia 401-500, la penultima.
Già nell’ottobre 2015 il rettore Zara aveva precisato che lo scivolone era dovuto ad un allargamento del campione e si era dichiarato comunque soddisfatto del risultato: «Uno scivolamento fisiologico era atteso sulla base dell’allargamento del campione, che è passato appunto da 400 a 800 università analizzate. Per quanto riguarda le università italiane, si è passati dalle precedenti 17 università censite alle attuali 34. In quest’ambito, a livello nazionale, UniSalento si posiziona al diciannovesimo posto, e i migliori risultati si registrano sugli indicatori “Didattica” e “Citazioni”. Per la didattica e le citazioni, in particolare, il nostro Ateneo è posizionato tra le prime 400 Università, mentre il peso degli altri indicatori (“Internazionalizzazione”, “Ricerca” ed “Entrate dall’industria”) ne determina il posizionamento finale nella fascia 401-500. Ciò deve stimolare una profonda riflessione soprattutto sulla ricerca, e a questo fine si ribadisce la necessità di un’apposita conferenza d’Ateneo, da tenere entro dicembre 2015». Così dichiarava il Zara al “Corriere del Mezzogiorno”. La Conferenza d’Ateneo non c’è stata e UniSalento rimane saldamente nella fascia 401-500. Anzi precipita ancora di più.
Siamo andati ad approfondire per capire meglio come si è passati dall’essere la quinta università italiana nel 2013 nella stessa fascia di Trento e dietro alla Normale di Pisa a finire in fondo alla classifica nel 2016. Analizzando i dati disaggregati, abbiamo verificato che se Unisalento avesse mantenuto i valori di qualche anno fa oggi, a occhio e croce, si collocherebbe sicuramente in una fascia superiore, insieme alle blasonate Bologna, Trento e Politecnico di Milano. Nello specifico, è evidente che la didattica passa da 31 del 2014 (ma dati 2013) a 25, la visibilità internazionale da 37,4 a 25,2, la ricerca da 20,4 a 11,8, il finanziamento industriale da 51,2 a 37,6. L’unico dato in crescita sono le citazioni che passano da 48,2 a 65,6 e hanno consentito all’Ateneo di non collocarsi tra le ultime.
È evidente che c’è un problema generale: il nostro Ateneo non sembra essere capace di arginare e invertire la rotta. Le recenti soluzioni di risanamento del deficit ci sembra vadano nella direzione di un ulteriore impoverimento complessivo di cui i cosiddetti stakeholders, noi cittadini per intenderci, dovrebbero chiedere conto perché l’Università del Salento è un valore per il territorio che va tutelato.
Leonardo Bianchi