LECCE – In 20 anni di giornalismo ho visto tanti uomini di potere, come il magnifico rettore, Vincenzo Zara, infastiditi dalle fughe di notizie: duri nei comunicati, quando le notizie riservate sfuggono alla «dogana dell’informazione», quando le cose non vengono raccontate dall’ufficio di comunicazione, dove le parole si misurano e i problemi si rimpiccioliscono. Abbiamo fatto le pulci anche ad altri rettori in passato, ma non mi era mai capitato un rettore così veloce nel minacciare querele. Non avevo mai sentito parlare di un rettore che denuncia un ex rettore che lo ha sostenuto alle elezioni (della cui squadra ha fatto parte in qualità di prorettore!), che denuncia una professoressa per un eccessivo ricorso alle richieste di accesso agli atti e perfino una suora, per delle considerazioni partigiane sui social. Non mi era mai capitato un conflitto sui numeri, oppure sull’interpretazione dei numeri, avendo le carte che testimoniano quello che dico.
L’Università del Salento è diventato terreno di battaglia tra guelfi e ghibellini, dove perfino professori e studenti si denunciano: ora manchiamo solo noi, la stampa libera, all’appello. In questo scontro tra fazioni, laforgiani e seguaci dell’attuale rettore, qualcuno vuole tirare dentro anche il nostro giornale, perché fare il proprio lavoro, in questo clima di guerra, dare notizie che non sono favorevoli al rettore, può significare stare dall’altra parte. Noi, invece, caro rettore, siamo solo dalla parte dei lettori e, se tra le mani ci passano le notizie (documenti e mail), siamo tenuti a darle. Un altro giornalista, probabilmente, ci avrebbe pensato due volte prima di mettersi contro un uomo potente come Lei. Qualche tempo fa un professore mi ha chiesto: «Ma se non hai alcun interesse, chi te lo fa fare a dare notizie sgradite al rettore?». Me lo fa fare la mia coscienza di giornalista libero. Abbiamo dato spazio alle rettifiche del rettore e all’amministrazione universitaria, inserendole nel servizio di origine, a un’ora dall’uscita del pezzo incriminato.
Il giornalista professionista è un mediatore della notizia, non dà acriticamente «comunicazioni ufficiali». Al Corrieresalentino sta a cuore l’Università del Salento ed anche una corretta informazione su ciò che la riguarda. Chi fa il nostro lavoro mette in conto di ricevere querele, richieste di risarcimento danni, come effettivamente succede, ma in 20 anni mai nessuna accusa nei miei confronti è andata oltre le indagini preliminari: ho la coscienza a posto. Se queste denunce dovessero indurci a cambiare atteggiamento, a fare passi indietro, dovremmo cambiare attività, oppure venderci al miglior offerente. Il preavviso di querela e di richieste risarcitorie, dopo aver avuto sempre totale e gratuita disponibilità dal nostro giornale per tutta la comunicazione istituzionale (pubblichiamo 2-3 comunicati al giorno dell’Università del Salento, facendo pubblicità gratuita!), non potrà certo limitare il nostro diritto di cronaca e di critica: non ci intimidiremo. La voce grossa del potere non ci ha mai intimiditi: non dobbiamo nulla a nessuno e non prendiamo nemmeno finanziamenti pubblici.
LE CARTE, I NUMERI E I FATTI:
Evidenziare fatti e approfondimenti per i quali riteniamo esserci interesse pubblico, verità nella notizia e rispetto della continenza è il nostro lavoro: piaccia o non piaccia. Veniamo al punto. È indubbio che il Senato Accademico dello scorso 13 dicembre 2016 abbia discusso a lungo sulla situazione economica dell’Università del Salento, così come è altrettanto indubitabile che numerosi senatori abbiano manifestato perplessità e preoccupazioni, richiesto chiarimenti e votato in dissenso o in astensione. Basterebbe ascoltare la registrazione del Senato Accademico sul punto per verificarlo ed il nostro giornale sarebbe disponibile a pubblicarla integralmente ove il rettore volesse farcela pervenire.
Nel merito poi parliamo dei dati: l’Università nell’esercizio 2017 ha proventi per 95.896.173,45 euro, costi per 146.269.538,97 con un risultato economico presunto pari a meno 50.529.275,48 euro (il dato è oggettivo) basti guardare il budget economico triennale esercizi 2017-2018. Questo dicono le carte. Per portare il risultato a pareggio l’Università utilizza circa 51.083.616,18 euro di riserve di patrimonio netto derivanti dalla contabilità economico patrimoniale al fine di azzerare il risultato economico negativo e portare a pareggio i conti con un risultato a pareggio di 554.30,70. Dalla spiegazione del dirigente da noi pubblicata si sottolinea che le somme hanno vincolo di destinazione, acquisite nel 2016 o in esercizi precedenti e che si prevede di utilizzare nel 2017. Non si riesce a comprendere se il vincolo di destinazione consenta effettivamente la piena utilizzabilità di tutti i suddetti fondi per l’anno 2017. In altre parole, occorrerebbe sapere in modo puntuale se l’importo di 51.083.616,18 sia certo, liquido e pienamente utilizzabile al netto di vincoli di destinazione di cui si legge.
È altrettanto indubbio che la diminuzione dei contributi derivanti dalle tasse studentesche comprovi la decrescita del numero degli iscritti ed è anche innegabile che alcune Facoltà abbiano oggettivamente diminuito sensibilmente il numero degli iscritti rispetto al passato. Del resto, il rettore risponde al quesito dei 40 ricercatori, a proposito del rallentamento del turnover, che le risorse sono limitate e che (come si legge nel documento) «i docenti, giustamente, vogliono crescere ma gli studenti decrescono e il finanziamento, in buona parte, deriva dal numero degli studenti». Nella risposta del rettore riportata nel documento dei ricercatori si legge: «C’è quindi qualcosa che non va…Inoltre, vi è un eccesso di docenti e ricercatori rispetto al numero di corsi di studio attivati».
Insomma, è lo stesso rettore che ci dice che l’Università blocca il turnover perché ha poche risorse. Dunque, è chiaro che non è un bel momento per l’istituzione universitaria, che frustra le aspirazioni di ricercatori e associati che hanno conseguito l’abilitazione scientifica nazionale e che vedono allontanarsi sempre di più le legittime aspettative di crescita. Non ultimo il guaio delle dimissioni della Commissione etica, di cui vi parleremo nel prossimo articolo, sempre con documentazione alla mano, in aperta polemica con il rettore al quale rimproverano, tra l’altro, un silenzio di mesi, nonostante la reiterata trasmissione di verbali che esplicitamente o implicitamente, una risposta o comunque un riscontro potevano (forse, dovevano) prevedere. Queste dimissioni seguono quelle del Nucleo di Valutazione dello scorso giugno e sono un segnale tangibile di contrasti che non riescono ad essere appianati. Le sembra ancora sbagliato il nostro titolo, caro rettore, quando diciamo che l’Università ha molti problemi?
Questo pomeriggio il rettore ha diffuso una nota attraverso il sito istituzionale dell’Ateneo con la quale preavvisa denuncia-querela ed azioni di risarcimento del danno, si presume (avendolo fatto istituzionalmente) con gli avvocati e i soldi dell’Università, mentre noi, umili giornalisti, lo pagheremo sicuramente di tasca nostra l’avvocato. Nello spiegare le ragioni che sarebbero alla base del «difetto di veridicità» delle informazioni diffuse da organi di informazione sottolinea che per l’anno 2017 le spese ordinarie (costi per il personale, per i consumi energetici, per i servizi, per la ricerca e altro) sono pari a 90,5 milioni di euro. Dalla documentazione in nostro possesso emerge tutt’altro: i costi operativi ammontano a 146.269.538,97 e non a 90.5 milioni, come si legge: 86.852.471, 85 per costi personale, 55.864.569,42 per costi della corrente gestione, ammortamenti e svalutazioni per 1.662.034,66, accantonamenti per rischi e oneri pari a 1071.662,28, oneri diversi di gestione 718.800,76.
È altrettanto indubbio che il risultato economico presunto sia in negativo per circa 50.529.275,48 e che venga portato a pareggio con l’utilizzo di riserve di patrimonio netto, ovvero con i 51 milioni di euro di cui parla il rettore. Si tratta di somme a destinazione vincolata afferma il rettore, ma il vincolo le rende già tutte, immediatamente disponibili e già utilizzabili per coprire il risultato economico presunto in perdita per il 2017? E perché non sono state utilizzate, ove immediatamente disponibili? Evidenziare le difficoltà economiche dell’Ateneo salentino da parte di chi fa informazione è necessario. L’università è un bene del territorio salentino e per quel che ci riguarda continueremo ad approfondire ed informare i nostri lettori. Come è nostra consuetudine sentiremo tutte le voci disponibili e, se sarà necessario, ci difenderemo per tutelare e onorare il nostro lavoro. «Non ho potuto sempre dire tutto quello che volevo, ma non ho mai scritto quello che non pensavo» – diceva Montanelli. Chiudo con una frase di Croce, che nei momenti di amarezza mi piace ripetere: «Ogni mattina un bravo giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno». Non si dispiaccia, Magnifico: se ne faccia una ragione.
Gaetano Gorgoni
ggorgoni@libero.it