LECCE – I laboratori delle università europee e americane sono aperti H24. Ricercatori, studenti, dottorandi, laureandi vengono muniti di badge al momento dell’immatricolazione e possono entrare e uscire dai plessi strisciando la loro carta nell’apposito sistema di controllo. Anche alle 3 di notte, se un test deve essere monitorato. E questo senza impegnare personale, senza costi gravosi per l’amministrazione e senza che i sindacati insorgano per l’eliminazione di addetti in carne e ossa.
Non c’è da stupirsi se le università inglesi e americane si contendono la top 10 delle migliori università del mondo. Non deve stupire perché in molti di questi laboratori si fa ricerca ad altissimo livello, senza badare all’orologio che corre o al custode che ti urla di sbrigarti. Era così anche per l’Università del Salento: chi aveva necessità di rimanere più a lungo in laboratorio poteva farlo, previa autorizzazione, e magari dialogare in tempo reale con il collega di Boston o controllare un esperimento mangiando un panino davanti al PC. Qualche giorno fa i docenti del dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione si sono visti arrivare, secondo le indiscrezioni che circolano, la comunicazione che li informava che l’amministrazione, per ridurre il rischio dei furti, stabiliva l’azzeramento delle attuali autorizzazioni alla permanenza nelle sedi universitarie nelle fasce orarie serali e nei giorni festivi e notturni, a decorrere dal 31 gennaio.
In mattinata, il rettore ha chiarito che si tratta solo di un aumento dei controlli e che non c’è l’intenzione di bloccare gli accessi notturni e in orari diversi da quelli standard. La direzione chiarisce che si è trattato solo di “regolare gli accessi e non di limitarli”. Qualcuno, però, si è allarmato: “Nessuno di noi lavora guardando l’orologio e tantissimi approfittano del sabato e dei cosiddetti orari notturni per recuperare il tempo dedicato alla didattica e alla burocrazia. Accetteremo ancora una volta di essere trattati da passacarte?”. Certo è che limitare l’accesso ai plessi del Campus per i ricercatori che vi lavorano è una decisione impopolare ma anche dannosa per lo sviluppo dell’Ateneo soprattutto in quei settori che sono trainanti e sono quelli che portano denaro fresco nelle casse magre dell’Università.
Inoltre, come ci fanno notare molti docenti di Ingegneria, loro non possono lavorare da casa come farebbero i colleghi umanisti, perché hanno bisogno della strumentazione che c’è all’interno del dipartimento. A volte i test possono durare più giorni e quindi è necessario l’accesso non vincolato.
“Siccome non si riesce non dico a risolvere, ma neppure ad affrontare il problema, la soluzione trovata è quella di impedirci di lavorare… geniale! – tuona un professore – Ma chi prende queste decisioni ha mai messo il naso fuori da UniSalento? La norma nei posti normali è che l’Università è un posto totalmente aperto, almeno ai suoi membri, ma spesso anche agli esterni. Non pretendo quello che accade all’estero, dove le biblioteche sono aperte il sabato e la domenica (e da noi sono chiuse pure nei giorni feriali all’ora di pranzo…) e i laboratori spesso accessibili per le visite esterne, così non si disturba in orario di lavoro, ma almeno quello che è normale in altri posti d’Italia. Con un normalissimo controllo di accessi si entra e si esce quando si vuole in moltissimi Atenei italiani, di giorno, di notte, domeniche e festivi inclusi, senza problemi. È normale ovunque. Perchè da noi non può essere normale? E poi non si capisce la logica… se i furti avvengono – come avvengono – di notte, perchè non posso venire a lavorare il sabato pomeriggio, se ne ho bisogno?Certo che se 10 cm di neve il lunedì, con strade perfettamente percorribili, con un po’ di prudenza, bloccano l’attività di un Ateneo per 3 giorni, fino al mercoledì incluso, giorno in cui era tutto perfettamente a posto dentro e fuori città, forse non c’è veramente speranza di essere o diventare non dico eccezionali, ma almeno normali”.
Il rettore Vincenzo Zara, però, blocca le polemiche e spiega che non c’è nessuna intenzione di intralciare il lavoro dei ricercatori. “Ho perorato proprio io la causa dei ricercatori che potrebbero aver bisogno di lavorare oltre l’orario normale. Nel mio gruppo di ricerca hanno lavorato anche di notte per poter seguire la crescita di ceppi di lievito mutati. Quindi per me è la norma e l’ho fatto personalmente anche quando sono stato per lunghi periodi all’estero. Non solo sera tardi e qualche volta notte. Ma anche sistematicamente sabato e domenica. Per questo motivo sarà ancora consentito lavorare fuori orario, ci mancherebbe! Ci vuole solo qualche controllo in più, chiesto in verità da tutti, per evitare che gli edifici restino aperti e senza controllo, cosa che è rischiosa per furti e atti di vandalismo”.
Leonardo Bianchi