SALENTO – I professori ordinari del Corso di Studi in Ingegneria Industriale di Brindisi, Michele Campiti e Giorgio Zavarise, analizzano la difficile situazione in cui versa la Facoltà a Brindisi a causa di scelte sbagliate.
“Quando si vuole chiudere un servizio senza assumersene la responsabilità, si agisce in modo da portarlo al collasso. Ad esempio, riducendo man mano le corse e facendo saltare le coincidenze di un servizio di trasporto, la responsabilità della sua soppressione verrà furbescamente addossata all’utenza, che verrà additata come responsabile dello scarso utilizzo.
Questa premessa chiarificatrice ci aiuta a capire quello che sta accadendo per i Corsi di Laurea di Ingegneria presso la Cittadella della Ricerca di Brindisi. Va specificato che in Italia, quando si istituisce un corso universitario parte degli insegnamenti vengono sempre coperti attraverso supplenze, in attesa del reperimento delle risorse necessarie per la loro copertura stabile. Non è raro, pertanto, che ai docenti venga chiesto uno sforzo per far fronte alle difficoltà iniziali, in vista di uno sviluppo futuro.
I Corsi di Ingegneria alla Cittadella della Ricerca di Brindisi, dopo varie vicissitudini, chiusure, riaperture e incertezze sui finanziamenti, continuano a sperimentare una situazione estremamente difficile, nonché velati tentativi di chiusura. Il nuovo accordo tra Comune di Brindisi e Università del Salento sembrerebbe assicurare le risorse necessarie per il loro mantenimento e sviluppo, ma le recenti decisioni del Consiglio di Amministrazione vanno in direzione esattamente opposta, penalizzando proprio la didattica, con un taglio netto delle risorse ad essa necessarie senza peraltro incrementare alcun servizio per gli studenti.
E’ come se l’Alitalia volesse rilanciarsi sul mercato usando il prestito statale quasi esclusivamente per la pulizia e il posteggio degli aerei e tagliando oltre la metà dei voli o, in termini di competitività, come se la Ferrari volesse vincere il prossimo campionato mondiale con forti investimenti sui box ma tagliando le spese per la vettura e il pilota.
Ritornando alla situazione che ci interessa, sembra abbastanza ovvio che per migliorare i Corsi di Studio bisognerebbe investire maggiormente proprio sulla didattica con condizioni che incoraggino i docenti, anziché mortificarli.
Guardato quindi nell’ottica dell’esempio iniziale, il taglio al pagamento delle supplenze per la sede di Brindisi opera esattamente secondo la furbesca logica della chiusura con scarico delle responsabilità sui docenti.
Va puntualizzato che trattandosi di una sede staccata, ai docenti che hanno un insegnamento a Brindisi vengono riconosciute le spese per lo spostamento dalla sede di Lecce, che risultano essere abbastanza corpose data la scarsità dei mezzi pubblici ad orari inconciliabili con altri impegni nella sede di Lecce, e che di fatto costringono la totalità dei docenti ad utilizzare l’auto propria.
Per i corsi affidati per supplenza non è invece esplicitamente previsto il pagamento separato delle spese per gli spostamenti che risulta pertanto compreso nel compenso per la supplenza. Solo per questo motivo, senza lo scorporo di questa non trascurabile cifra, la retribuzione di un corso affidato per supplenza appariva quindi più che dignitosa (comunque entro i margini ministeriali anche se si volessero conteggiare le spese per gli spostamenti come retribuzione).
A mero titolo di esempio, fra lezioni, esami, ricevimenti e impegni vari, un corso da 9 CFU richiede circa 60 spostamenti di andata/ritorno da Lecce a Brindisi; con le recenti decisioni del Consiglio di Amministrazione, un volta sottratti gli oneri amministrativi e le tasse dalla “retribuzione” della supplenza, per un professore ordinario la quota rimanente non è sufficiente a coprire neanche lontanamente le spese per gli spostamenti nella sede di Brindisi. Ne consegue che la supplenza “gratuita” (con il solo rimborso delle spese di viaggio) sarebbe molto più vantaggiosa rispetto a quella che l’Amministrazione dell’Università del Salento definisce come “retribuita”.
Se si tiene presente che lo stesso Ministero aveva individuato tra i requisiti di qualità di un Corso di Studi il fatto che i suoi Corsi venissero in gran parte tenuti da professori di ruolo, risulta chiaro che la norma suddetta tenda a dequalificare i Corsi di Brindisi abbassandone gli indicatori qualitativi e portandoli gradualmente ma inesorabilmente verso la chiusura.
Che si tratti di un destino inesorabile crediamo sia chiaro alla stessa Amministrazione Universitaria, che anno dopo anno ripropone il problema del mantenimento dei corsi, e comunque in termini di sola sopravvivenza e mai di sviluppo. Ciò a discapito di quanti quella sede vorrebbero veramente farla rinascere e sviluppare, e che colgono sempre maggiormente un senso di inutilità dei propri sforzi e sacrifici.
I tagli sulla retribuzione della didattica non consentiranno di mantenere gli attuali standard e quindi c’è anche da chiedersi su cosa sia stato basato un accordo tra Comune di Brindisi e Università del Salento per il rilancio dei Corsi di Ingegneria; se il contributo del Comune di Brindisi non viene utilizzato principalmente per la didattica e i servizi per gli studenti vengono mantenuti ai livelli essenziali è molto difficile che ci possano essere benefici per i Corsi di Ingegneria ed è anche difficile in questo caso far credere il contrario. Queste condizioni inaccettabili imposte sulle supplenze non fanno altro che rivelare le vere responsabilità del progetto di dismissione dei Corsi covato in realtà da diversi anni.