LECCE – Dopo la nostra intervista in cui abbiamo citato una classifica relativa al rapporto entrate e spesa dell’Ateneo salentino e quindi ai punti organico spendibili, giungono le precisazioni del direttore generale Emanuele Fidora. Il succo della notizia non cambia: le università medio-piccole del sud in questo periodo sono penalizzate, perché non possono far progredire carriere di tutti i professori e ricercatori che sono idonei a diventare ordinari o associati. L’Unisalento potrebbe sfruttare una decina di punti organico, visto che ai 6,77, come ha spiegato il direttore generale, se ne aggiungono altri non spesi negli anni precedenti. Ma saranno gli organi di Ateneo a decidere se sarà necessario assumere amministrativi o docenti, a seconda delle possibilità.
“In merito all’articolo apparso il 30 agosto 2017 sul Corriere Salentino, tengo a chiarire alcuni punti che potrebbero generare dubbi e dare adito ad interpretazioni non corrette – puntualizza il direttore-
Il Ministero nell’attribuire i punti organico alle Università non stila
alcuna classifica. Non è esatto, quindi, affermare che Unisalento è
penultima, davanti solo all’Università di Cassino. Anzi, se proprio si
vuole stilare una classifica in merito, l’Università del Salento
usufruisce di 6,77 Punti Organico: un dato che la colloca, tra le
Università italiane, nella fascia centrale per attribuzione di punti
organico nellanno 2017.
La percentuale citata nellarticolo è un semplice rapporto tra le entrate
dell’Ateneo salentino e la spesa per il personale che dimostra, piuttosto,
come Unisalento negli ultimi anni, nonostante le limitazioni al turn-over
imposte dalla normativa nazionale, abbia continuato ad investire sul
reclutamento. Infatti nell’ultimo triennio (2014/2016) si sono registrate
ben 169 assunzioni rispetto alle 138 (reclutamento dallesterno e
progressioni di carriera) del periodo precedente (2008/2013) che
abbracciava anche più anni”.
Garcin