Oramai è visibile a tutti e in maniera chiara che i fenomeni connessi alla poesia e al poetare hanno assunto, nel leccese, caratteri dirompenti sotto il profilo socio-letterario. E ciò in un crescendo che dal 2010 si presenta decisamente tumultuoso, diventando così questioni massificate e popolari.
Recentemente ci si è chiesti, con sempre maggiore vigore, come mai nell’ultimo lustro siano emersi così tanti poeti, così tanta poesia. In quest’indagine ci siamo affiancati a Rita Rucco, che non solo negli ultimi anni ha rivestito il ruolo di attrice di spicco in questo panorama, con tre pubblicazioni di versi, ma è anche docente di lettere e osservatore privilegiato di questo mondo, essendo “figlia d’arte”. Al tal riguardo, noto è il padre, Niny Rucco, uno degli esponenti di spicco della poesia salentina a partire dagli anni ’80 del Novecento e che ancora oggi, nonostante sia ultranovantenne, produce, con lucidità e pregio, versi e motti.
Rita, nel nostro colloquio, avvenuto qualche giorno fa, in casa di suo padre -che ho rivisto con tanto piacere dopo dieci anni dal nostro ultimo incontro, perché lo conosco dalla metà degli anni ’70- ha tenuto a sottolineare con forza che la poesia è espressione dell’anima, terapia e sollievo, balsamo per la follia e l’inquietudine. Peraltro, una poesia che spesso, in quanto mediata dalla cultura del poeta, assume una colorazione politica, a volte anche forte come, a parere di chi scrive, in Elio Coriano.
Ma interessanti sono apparse le considerazioni sulla frequenza della produzione di versi, che pare fortemente legata e in funzione dei moti e dell’incedere dell’anima. E da qui è apparso decisamente plausibile correlare l’esercizio poetico con le vicende della vita del singolo individuo. Una considerazione snodo, fondamentale, che ha portato ad alcune conclusioni sul piano sociologico.
Con la crisi del 2008, la società leccese è cambiata profondamente. Sembra sia diventata più irrequieta, più sollecitata nelle relazioni, più psichica, più complessa, problematica e instabile, in definitiva più tormentata nel suo moto e nello sviluppo. Circostanze queste che probabilmente, hanno portato ad una crescente produzione poetica, quale risposta alla trasformazione, fino al punto in cui questa è diventata una prassi sociale corrente, consolidata e quantitativamente rilevante. Insomma, così pare che abbia reagito la società leccese al rapido mutamento di questi ultimi anni.
Alla poesia, dunque, è agganciata una delle caratteristiche del nostro ambiente sociale. Il fenomeno si presenta strutturato in diversi gruppi di letterati, sovente tra loro in competizione, i quali si intrattengono in eventi, reading e consorsi, i quali stanno registrando una frequenza veramente unica nel panorama nazionale. In effetti, lo spessore sociale del mondo della poesia a Lecce e dintorni pare che dal 2010 non abbia precedenti e si distingua fortemente sul piano italiano, dove in pochissime aree si verifica una pregnanza del fenomeno così forte e profonda.
La pubblicazione di testi poetici e gli incontri di presentazione e lettura collettiva, inoltre, sono una modalità di socializzazione, il segnale di una voglia di stare assieme. Ovviamente l’espansione del fenomeno ha portato all’abbassamento livelli qualitativi, peraltro favorito anche dai concorsi e le loro logiche. La poesia è dunque vettore di sociabilità, che tuttavia, a parere di chi scrive, rispecchia un ambiente non perfettamente maturo, dove prevalgono invece l’autonomia e la chiusura. Una società, quella leccese, che proprio sul piano qui esposto evidenzia, dunque, la mancanza di forte identità ed evoluzione.
Sotto altro profilo, per Rita, il significativo fenomeno poetico leccese mette in luce anche una sensibile e irruenta “sete” di bellezza, che, come squarcio nel grigiore del quotidiano e della modernità, placa le inquietudini del mondo attuale. Ancora una volta, ciò si mostra sintomatico sul piano sociologico e da riferire alle angosce delle pene moderne, in connessione al disagio della trasformazione sociale.
In conclusione, Rita Rucco ha contribuito a produrre qui, sebbene in un quadro da dettagliare ulteriormente, una visione inedita del mondo poetico leccese, rispetto al quale occorre ancora indagare e maturare maggiori riflessioni capaci di dare più corpo alla nostra coscienza collettiva, non sempre questa ben illuminata e definita.
Mauro Ragosta