LECCE – Oggi, mercoledì 21 marzo 2018, alle ore 19,30 presso la Pinacoteca D’Arte Francescana, via Imperatore Adriano, 79, si terrà un incontro dal tema “La Sindone, Testimone di sofferenza e di Resurrezione”.
Introdurrà fra’ Paolo Quaranta, direttore della Pinacoteca e Biblioteca “R. Caracciolo” di Lecce. Interverranno il dottor Elvino Politi, responsabile della Pinacoteca d’Arte Francescana “R. Caracciolo” con “La Sindone una testimonianza di duemila anni”, Papàs Nik Pace, della Parrocchia Greco-Ortodossa con “Il volto sindonico, testimone di Cristo nell’Arte”, fra’ Domenico Pulimeno, guardiano del Convento “Santa Caterina” di Galatina con “La Sindone, testimone di sofferenza e di Resurrezione”. Interventi musicali di Miriam Baffi.
Spesso, storici e teologi si sono confrontati sull’autenticità e sul significato della Sindone. Un dibattito, tra storia e fede, che dura da secoli e attraversa i secoli.
Che cos’è la Sindone?
«Quando ci si interroga sulla Sindone e sul suo valore, spesso le risposte presuppongono la questione della cosiddetta autenticità, termine per alcuni versi fuorviante che comunque utilizziamo nel senso in cui esso viene generalmente inteso: l’appartenenza della Sindone al corredo funerario di Gesù», precisa in un suo intervento il professore Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Internazionale di Sindologia, direttore scientifico del Museo della Sindone, nonché storico e docente presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
La Sindone «è un lenzuolo di lino lungo 441 cm per 113 di larghezza, la cui importanza deriva dal fatto che contiene l’immagine doppia del cadavere di un uomo che presenta caratteristici segni che rimandano alla narrazione evangelica della Passione di Cristo. Quindi innanzitutto è un’immagine e forse anche una reliquia, se si accetta che possa avere avvolto il corpo di Gesù. Ma mentre il primo aspetto è innegabile e oggettivo, il secondo impone una accettazione critica e soggettiva degli elementi a favore della tradizione che la vuole essere il lenzuolo funerario di Gesù», chiarisce Zacconi autore del testo “La Sindone. Storia di un’immagine”, editrici Paoline.
La ricerca storica deve essere condotta con ‘imparzialità e senza preconcetti’: «Considero la ricerca storica molto importante sotto molti aspetti, ma non fondamentale per la questione dell’autenticità. La Chiesa […] fa ciò che ha sempre e storicamente fatto e continua a fare: proporre quell’immagine insegnando di andare al cuore di ciò che essa rappresenta, secondo l’insegnamento che, attraverso la rappresentazione, l’onore e il culto si rendono al rappresentato».
La sindone appartiene al percorso storico del cristiano. Tanti la osservano, la guardano, la contemplano con gli occhi del corpo, quelli della mente e, direi, soprattutto, con gli occhi del cuore.
Giovanni Paolo II, nel discorso del 24 maggio 1998, affermò: «La Sindone è provocazione all’intelligenza. Essa richiede innanzitutto l’impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione ed alla sua vita. Il fascino misterioso esercitato dalla Sindone spinge a formulare domande sul rapporto tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù. Non trattandosi di una materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni.[…] Ciò che soprattutto conta per il credente è che la Sindone è specchio del Vangelo. In effetti, se si riflette sul sacro Lino, non si può prescindere dalla considerazione che l’immagine in esso presente ha un rapporto così profondo con quanto i Vangeli raccontano della passione e morte di Gesù che ogni uomo sensibile si sente interiormente toccato e commosso nel contemplarla».
Ed ancora: nella Sindone si riflette ‘l’immagine della sofferenza umana’ ricordando al distratto uomo moderno, il dramma di tanti fratelli e invitandolo ad ‘interrogarsi sul mistero del dolore’, la Sindone ‘è immagine dell’amore di Dio, oltre che del peccato dell’uomo’; è ‘immagine di impotenza: impotenza della morte, in cui si rivela la conseguenza estrema del mistero dell’Incarnazione’.
Conclude Giovanni Paolo II: «La Sindone è immagine del silenzio. C’è un silenzio tragico dell’incomunicabilità, che ha nella morte la sua massima espressione, e c’è il silenzio della fecondità, che è proprio di chi rinuncia a farsi sentire all’esterno per raggiungere nel profondo le radici della verità e della vita. La Sindone esprime non solo il silenzio della morte, ma anche il silenzio coraggioso e fecondo del superamento dell’effimero, grazie all’immersione totale nell’eterno presente di Dio[…].Questa icona del Cristo abbandonato nella condizione drammatica e solenne della morte, che da secoli è oggetto di significative raffigurazioni e che da cento anni, grazie alla fotografia, è diffusa in moltissime riproduzioni, esorta ad andare al cuore del mistero della vita e della morte per scoprire il messaggio grande e consolante che ci è in essa consegnato. La Sindone ci presenta Gesù al momento della sua massima impotenza, e ci ricorda che nell’annullamento di quella morte sta la salvezza del mondo intero».
La Sindone, quindi, “Testimone di sofferenza e di Resurrezione”!
Manuela Marzo