Nel commentare la partita con la Fidelis Andria, mi viene naturale riferirmi a quel personaggio straordinario ideato da Giacomo Poretti e portato in teatro dal famoso trio formato da Aldo, Giovanni e Giacomo nel quale si evidenziava la voglia di farsi male pur di fare un dispetto all’avversario, insomma attuare la massima che dice :“ tagliarsi i cosiddetti pur di fare un dispetto alla moglie” e senza voler scomodare la psicanalisi freudiana dare attuazione pratica al suo famoso aforisma:” quando esiste la prospettiva di ricevere uno schiaffo, il vero masochista porge la guancia”.
Ovviamente cerco di sdrammatizzare quanto accaduto sul campo ma, visto lo svolgersi della partita e lette le dichiarazioni degli aventi causa, qualche perplessità sulla coerenza di taluni personaggi viene naturale. Per chi non segue il calcio ma segue qualche partita con molto distacco, sapendo che il Lecce stava vincendo per 2 a 0 dopo 30’, gli viene difficile valutare e commentare queste parole del capitano Cosenza:”…non scendiamo in campo da soli. E di solito chi viene qui chiude tutti gli spazi, mentre noi siamo più bravi contro formazioni che giocano a viso aperto, come è successo col Matera”. Ricordo, a tal proposito, che si vinceva per 2 a 0, quindi spazi non chiusi ma aperti e che con il Matera la massima bravura è finita con un pareggio interno. Ma dopo queste intelligenti affermazioni, è proprio vero che “un bel tacer…” sarebbe sempre opportuno.
E’ vero che il campionato può essere stressante, è vero che tutti, probabilmente, danno tutto ma non è assolutamente vero che ci sia tanto pessimismo che i calciatori non meritano. Piuttosto, partendo da loro, facciano una disamina corretta dei fatti e non ci piglino per i fondelli con dichiarazioni che sembrerebbero voler precostituire alibi. Si spieghi al capitano perché Liverani abbia detto: “abbiamo pensato ad essere più belli che pratici… e ancora…nella seconda frazione di gioco ci è mancata la lucidità… in generale c’è stata una prestazione sotto tono da parte di tutti”. Il carico da undici lo mette il presidente affermando: “non mi è piaciuta la superficialità avuta dopo il 2 a 0, ci siamo seduti”.
Nel mio ultimo articolo ricordo che scrissi:” i punti potrebbero essere tanti ma anche pochi e sarebbero tanti solo se si mantenesse una buona condizione fisica e si remasse tutti verso un’unica direzione convinti di doversi sacrificare come se tutte le partite fossero delle finali. E’ inutile stare a ricordare che ci sono state distrazioni fatali, che i cambi sono stati ininfluenti, che in difesa si salva solo Cosenza (che mantenga sempre un apprezzato silenzio!) perché, come recita un proverbio napoletano: “chista è a zita (fidanzata) e Sabella (Isabella) si chiama” e non possiamo farci più nulla per cercare di migliorare.
Mi sia anche concesso spiegare l’antefatto storico cui si riferisce il proverbio. Ferdinando, re di Napoli, intendeva far sposare il figlio Francechiello cui piacevano le belle donne e la vita scapestrata napoletana. Essendo restio ad ogni forma di matrimonio, il padre Ferdinando gli trovò come sposa Isabella d’Austria, molto brutta e poco femminile. Quando in pompa magna fu presentata a corte, il povero Franceschiello disse: “Padre, proprio chilla? (quella): E il re, togliendogli la parola, gli disse quello che è poi diventato un proverbio.
Per noi, speriamo che in terra campana domenica si possa fare qualcosa di utile contro la Casertana. Insieme agli amici Mauro e Vittorio, abbiamo preventivato quattro punti fra Andria e Casertana. Speriamo sia così e ci sentiremo più tranquilli!
Mario La Mazza