Voler dare un valore numerico ad una prestazione calcistica riesce spesso difficile per i diversi parametri che la caratterizzano ma una eccezione si può fare per la prestazione di lunedì sera che ha consentito al Lecce di fare il pieno in quel di Cosenza.
Diciamo subito che il valore supera i tre punti acquisiti sul campo perché, forse e lo speriamo, potrebbe aver dato un micidiale colpo alle pretese si Catania e Trapani di rientrare nel novero delle pretendenti. Di pesante lunedì sera non vi è stato solo il terreno di gioco, al limite della praticabilità, ma vi è stata una vittoria ottenuta, tra l’altro, nella quasi impossibilità di praticare una minima trama di gioco congeniale, quantomeno, alle caratteristiche della squadra che è in testa al campionato.
Qualcuno potrebbe, giustamente, far rilevare che le condizioni del terreno di gioco penalizzavano entrambe le squadre ma, bisogna obbiettivamente ricordare di come non sia vero che questi inconvenienti si bilancino al 50%. Su quel campo sembrava, ed era vero, che il Cosenza si trovasse più a suo agio dal momento che riusciva anche a scambiare palla e tentare delle trame di gioco che al Lecce riuscivano quasi impossibili dal momento che una serie interminabile di passaggi si interrompeva già al secondo tocco ma sono state proprio queste difficoltà a dare valore e peso specifico alla vittoria del Lecce al punto che il mio amico Mauro, di solito piuttosto diffidente, oggi ha invitato il Catania ed il Trapani a risparmiare le loro forze per i play off dal momento che, come sempre, questi saranno difficilissimi dato l’alto tasso tecnico delle squadre degli altri due gironi.
La partita ha evidenziato una caratteristica che spesso il Lecce ha stentato a dimostrare, cioè lo spirito guerriero e la determinazione nel perseguire a tutti i costi il “risultato”. Il Lecce non è una squadra che si possa permettere di giocare sulla tecnica, perché piuttosto limitata, quanto invece sulla grinta, sulla determinazione e sulla forza fisica dei suoi componenti tipo Cosenza, Arrigoni, Armellino, Di Piazza, Saraniti. Del resto, l’unico spunto di tecnica individuale lo ha evidenziato proprio Liverani quando al 31’ della ripresa, una palla spiovente fuori campo, ma verso la sua panchina, è stata con assoluta precisione, non stoppata con il suo magico sinistro, ma “inchiodata” al terreno con una naturalezza sconcertante. La grande prova fisica è evidenziata dalla prestazione sotto tono di Tsonev, il più tecnico del gruppo, impossibilitato a giocare sul pantano, e ne consegue che il Lecce torna da Cosenza con molta più autostima di quanto ne abbia avuta all’ingresso in campo e con il pieno convincimento della propria forza. Sette punti ad otto giornate dalla fine del campionato possono essere tanti ma anche pochi. Questa affermazione sembrerebbe in contrasto di termini ma, in effetti, non è così. I punti potrebbero essere pochi se si entra in campo con spocchia, presunzione, arroganza come se tutto ci fosse dovuto, comprese le direzioni arbitrali, mentre invece potrebbero essere tanti se si mantiene una buona condizione fisica ma, soprattutto, se si rema tutti verso un’unica direzione con la convinzione di “doversi sacrificare” partita dopo partita come se fossero tante finali.
E finali, comunque lo sono a partire da questa scorbutica Andria che, come tanti ricordano, ci ha dato sempre enorme fastidio, come documentato dallo stentato pareggio ottenuto nei tempi di recupero con la zuccata di Riccardi. Sono certo che il Lecce non fallirà questo obbiettivo casalingo ed a quel punto per il Catania e per il Trapani potrebbe essere la fine del loro sogno e l’inizio del nostro.
Mario La Mazza