Anno 1798, le armate rivoluzionarie francesi del generale Championnet, dopo aver invaso lo Stato Pontificio, marciano contro il Regno di Napoli. Il 21 dicembre dello stesso anno, il re, Ferdinando IV di Borbone, insieme alla famiglia si imbarca sulla nave dell’ammiraglio inglese Horatio Nelson in direzione di Palermo, non prima di aver inviato un proclama ai suoi sudditi, in cui li esorta alla resistenza. Partito il sovrano, i giacobini proclamano, il 23 gennaio 1799, la Repubblica Partenopea ed aprono le porte di Napoli alle armate francesi che, solo due giorni dopo, entrano nella città. Il popolo, però, resta fedele al re e subito scatena una tenace resistenza armata contro gli invasori. Nonostante i cannoni francesi lascino sul selciato cumuli di cadaveri, i cosiddetti Lazzari, uomini, donne e bambini, ripiegano ordinatamente e si riorganizzano per il contrattacco, al punto da meritare la stima dello stesso generale Championnet. Anche nelle campagne si organizza la resistenza, specialmente ad opera del monaco Michele Pezza detto Fra’ Diavolo, nominato colonnello da Ferdinando.
Nel frattempo, nei primi giorni di febbraio, i commissari della repubblica arrivano anche in Puglia e formano le prime Giunte Comunali, secondo il modello francese, promuovendo l’istallazione dell’Albero delle Libertà in tutti i centri. Il tricolore celeste, giallo e rosso comincia a sventolare sui palazzi. A Bari viene subito instaurato il comitato repubblicano su iniziativa di Pompeo Bonazzi, mentre Modugno è fra i primi centri che aderiscono al nuovo ordine.
Mentre il regno piomba nel più totale disordine, vista la forte resistenza opposta dal popolo all’invasore, il cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria raggiunge, a Palermo, Ferdinando che lo nomina vicario del regno e lo incarica di formare un esercito di liberazione: l’armata Sanfedista. Questa innalza la bandiera bianca gigliata dei Borboni, da un lato, la croce dell’Ordine Costantiniano, dall’altra, col motto “In hoc signo vinces.” Il cardinale sbarca a Pizzo Calabro ed inizia una sorprendente avanzata delle armate sanfediste, ogni giorno ingrossate da legioni di popolani, che in breve lo riporterà alla riconquista del regno. I comuni, intanto, si dividono in due fazioni: quelli filo giacobini e quelli sanfedisti. Se Bari, Aquaviva, Altamura, Barletta, Mola, Cassano, Ruvo e Conversano sposano la causa repubblicana, Trani, Molfetta, Andria, Castellana, Ceglie, Carbonara, Gioia del Colle ed altre restano fedeli ai Borboni. La repressione dei Giacobini, aiutati dalle armate francesi è particolarmente sanguinaria a Molfetta, Andria e Gioia.
Il 6 febbraio alcuni abitanti di Carbonara si recano a Modugno ed istigano il popolo ad abbattere e distruggere il tricolore e l’albero, ma quest’ultimo verrà ripiantato alcuni giorni più tardi. Il 10 marzo, sull’onda dei successi del cardinale Ruffo, una banda sanfedista, forte di 14 mila unità, fra i quali donne e bambini, agli ordini di Francesco Soria, muove da Carbonara e pone sotto assedio Modugno la cui difesa è affidata, in massima parte, alle artiglierie dell’ex ufficiale Michele Faenza. Si apre il fuoco da ambo le parti e lo scontro prosegue per tutto il giorno, sin quando gli assedianti sono costretti a ritirarsi per esaurimento delle munizioni. Intanto, dal Salento muovono nuove forze sanfediste, comandate dal De Cesari e dal Boccheciampe, a sostegno di quelle del Soria. Spaventati, i Modugnesi accettano di trattare con i Sanfedisti che subito impongono la distruzione dell’albero ed il pagamento di 300 ducati.
Vista l’evolversi della situazione, il generale francese Etienne Jaques Mac Donald invia in Puglia un’armata, agli ordini del generale Broussier che il 17 marzo raggiunge la repubblicana Barletta, da dove, rinforzata da 7 mila Barlettani, il 23 muove alla volta di Andria. La città viene presa, mentre i Francesi ed i Giacobini si lasciano andare ad un saccheggio sfrenato e ad atti di violenza inaudita, che costano la vita a 4 mila Andriesi. Intanto le forze unite di De Cesari e di Soria prendono Aquaviva. Dopo Andria le forze francesi si spingono su Trani che, il 1 aprile, subisce una sorte analoga, lasciando sul terreno 2 mila suoi figli, quindi giungono a Bari il 4 dello stesso mese, muovendo su Modugno. Un reparto viene inviato a Carbonara e Ceglie per punire i partigiani locali.
Il giorno successivo Broussier riporta una brillante vittoria contro il Soria, il Boccheciampe ed il De Cesari a Casamassima, riprendendo il controllo della regione. Tuttavia il regime militare, caratterizzato da forti esazioni di tributi, scatena le antipatie dei Pugliesi nei confronti degli invasori. Richiamato in Francia il Broussier, viene sostituito dal generale Sarazin, ancora più esoso del predecessore. Gli eventi bellici, non favorevoli alla Francia, sugli altri fronti europei, e lo sbarco della flotta russa, comandata dall’ammiraglio Micheroux, il 18 aprile a Brindisi, costringono le armate francesi ad una veloce ritirata, abbandonando i loro amici Giacobini.
Il 10 maggio le armate Sanfediste del cardinale Ruffo giungono a Matera da dove, unitamente a quelle del De Cesari, attaccano Altamura che resiste sino all’esaurimento delle sue munizioni. Intanto l’ammiraglio Micheroux impone ai Pugliesi di sottomettersi all’autorità di Ferdinando IV. Successivamente l’esercito legittimista muove in direzione di Napoli che, il 13 giugno viene posta sotto assedio. Braccati da terra, dai Sanfedisti, e dal mare, dalla flotta inglese, i capi della Repubblica partenopea sono costretti ad arrendersi ed a consegnarsi, mentre Ferdinando IV riprende possesso del trono. Nella sola capitale, il numero delle vittime, fra i Lazzari, a causa della repressione francese, è di 10 mila fra uomini, donne e bambini.
Cosimo Enrico Marseglia
Bibliografia:
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C.E. Marseglia, Les Enfants de la Patrie. La Rivoluzione Francese ed il primo Impero vissuti sui campi di battaglia, Edit Santoro, Galatina, 2007.
N. Milano, Modugno. Memorie storiche, Edizioni Levante, Bari, 1984.
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G. Saliani, Cronaca dei fatti avvenuti in Modugno nel 1799, in: Faenza Vito, La vita di un comune dalla fondazione del Vicereame Spagnuolo alla Rivoluzione francese del 1789, Vecchi, Trani 1899.