LECCE – Oggi 29 maggio 2018 presso il salone dell’Arcivescovado di Lecce alle ore 11.00 si è tenuto l’incontro: Fides victoria nostra. L’arcivescovo Cosmo F. Ruppi e il suo ministero nella Chiesa di Lecce nel settimo anniversario della morte (2011-2018), moderato dal responsabile della Comunicazione dell’Arcidiocesi, Vincenzo Paticchio.
L’arcivescovo metropolita Michele Seccia ha salutato i presenti sottolineando, soprattutto, l’amicizia e i continui incontri con Ruppi, la sua determinazione nella realizzazione di un progetto. Ricorda il grande impegno nella promozione degli studi teologici: «Sono caratteristiche che, oggi, non si possono dimenticare, memoria di una persona in quanto ‘persona’».
Il prorettore dell’Università del Salento, Domenico Fazio, ha portato i saluti del rettore Vincenzo Zara e di tutta la comunità accademica. «Non posso parlare dell’arcivescovo Ruppi come uomo di fede, ma parlo dell’uomo di cultura», sottolineandone i tanti interessi, dalla pedagogia alla storia della nostra terra, della sua terra. Racconta di un rapporto di affetto e dialettico. Il suo episcopato, infatti, dal 1988 al 2009 si inserisce tra i rettorati di Limone e Laforgia che hanno portato alla trasformazione dell’Università di Lecce in Università del Salento. In questi anni monsignor Ruppi interloquiva sul tema dell’immigrazione dai Balcani. Questa è una «testimonianza dell’attualità e della lungimiranza dell’arcivescovo Ruppi».
Vincenzo Paticchio è passato poi ad una commovente lettura del Testamento spirituale di S. E. Mons. Cosmo F. Ruppi, del quale riportiamo poche righe: «Nel momento in cui vedo scemare le mie forze e avverto che il Signore mi sta già chiamando, professo la mia fede nell’unico Gesù, il Messia Salvatore che è morto e risorto. È la fede che mi ha sempre sostenuto nella mia vita sacerdotale e nella vita episcopale, tenendo conto che ho scelto il motto giovanneo: “Fides victoria nostra”.
Marko Jacov, professore ordinario di Storia dell’Europa orientale dell’Università del Salento ricorda il primo suo incontro con mons. Ruppi nel 1988 a Roma e poi il successivo a Lecce, quando l’arcivescovo lo accolse abbracciandolo: “mi sono emozionato” ha aggiunto. Il professore si è chiesto il perché di quell’incontro proprio a Lecce e ha risposto: «la mentalità del cane randagio, con la quale spesso mi sono identificato, non si ferma dove gli danno da mangiare ma si ferma dove c’è il dono di una carezza». Continua sottolineando la visione dell’arcivescovo Ruppi di avvicinare tutte le persone senza riguardo alla loro religione, etnia, cultura: «Perciò a lui dico grazie!».
Conclude l’arcivescovo Michele Seccia che sottolinea l’insegnamento più bello di monsignor Ruppi «Essere prete, padre, pastore e guida», al servizio delle Chiese di Puglia. Continua: «Sono certo che proprio per quella purificazione di sofferenza dell’ultimo tempo della sua vita…» – non alludeva alla parte fisica ma alle incomprensioni sul suo conto – «credo che il tempo dirà!». La sua testimonianza della carità è un impulso che è ‘entrato nel cuore dei laici e dei presbiteri’ facendo di Lecce come diocesi oltre che come città un luogo aperto all’accoglienza e alla solidarietà in senso evangelico, la vita cioè come espressione dell’amore di Dio, annuncio della Parola nella testimonianza.
Un applauso accompagna l’affermazione di un possibile ritorno delle spoglie di Ruppi a Lecce, nel Duomo, come dal suo desiderio di rimanere per sempre nel capoluogo salentino, affidato al testamento.
Manuela Marzo