LECCE – Una sconfitta, per quanto fastidiosa, non dovrebbe aver lasciato scorie pericolose purchè ci si renda conto che i programmi sono in linea con gli obbiettivi dichiarati, e su questo non ci dovrebbe essere il minimo dubbio.
Certo non è che le cose abbiano girato per il verso giusto, ma non è che questo debba costituire un alibi per la prestazione fornita. Se ti chiami Palermo ed hai giocatori che si chiamano Nestorowski o Jajalo, Rispoli o Mazzotta, hai l’obbligo di giocare bene imponendo il proprio gioco. Il Palermo ha fatto cosi ed il Lecce non ha per nulla sfigurato. Quando dico che il Lecce non è stato molto fortunato, intendo dire che non si può concedere un difensore come Bovo. Se a questo si aggiunge che Stellone intendeva vincere la partita, allora i giochi son fatti. Questo lo si è capito nel momento stesso in cui Stellone ha sostituito Rispoli, difensore fluidificante, con Puscas, attaccante vero, evidenziando così, la volontà di voler vincere, perché schierare quattro punte, fuori casa, in una partita che si stava pareggiando, la dice lunga sugli intendimenti del tecnico. Certo l’inserimento di Puscas ha modificato, e di molto, lo schieramento leccese, basti vedere quanto ha sofferto la difesa con Meccariello che, se avesse avuto al fianco un Bovo in buone condizioni, avrebbe reagito in maniera diversa.
Il verdetto del campo è tecnicamente corretto e lo sarebbe stato anche in caso di pareggio. Il Lecce, pur nella sconfitta, ha evidenziato qualità di primo livello, quale quello di affrontare l’avversario a viso aperto, qualità questa che consentirà di affrontare gli avversari con maggiore consapevolezza. Il fatto di aver perso non significa nulla se non per evidenziare di come in questa serie B ci siano squadre di livello superiore con le quali bisognerà confrontarsi. Consideriamo questa sconfitta come inevitabile, perché contro una squadra fortissima, e pigliamo le cose buone che ha evidenziato facendone tesoro per il futuro. Le prossime partite saranno molto difficili, a partire dal derby con il Foggia. Se son rose, fioriranno.
Mario La Mazza