di Claudio Tadicini
CARMIANO (Lecce) – Una violenza inaudita scatenata soltanto per un sospetto. Sequestrati e massacrati di botte per un furto, forse, mai compiuto. Una spedizione punitiva in piena regola nei confronti di due uomini, accusati di essere gli autori della razzìa nella casa del padre di uno degli arrestati, arricchita da una richiesta estorsiva di 8mila euro – tanto quanto il valore della refurtiva – che all’alba di oggi è costato il carcere per sei dei dieci componenti del gruppo dei violenti.
In manette – con le accuse di lesioni personali aggravate e sequestro di persona a scopo di estorsione in concorso – sono finiti Stefano Gabellone, 42enne di Monteroni di Lecce, ed i carmianesi Eupremio Leonetti, 44enne, Marco Paladini, 32enne, Ivan Petrelli, 41enne, Cristano Quarta e Gianfranco Quarta, rispettivamente di 27 e 42 anni, arrestati dai carabinieri in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Carlo Cazzella su richiesta del pubblico ministero Paola Guglielmi.
I fatti di cui sono accusati i sei (altre quattro persone che avrebbero preso parte all’aggressione sono in fase di identificazione) risalgono alla sera del 10 settembre scorso, quando il gruppetto raggiunse a bordo di due auto l’abitazione di uno dei due sospettati del furto. Incuranti della presenza della compagna e della figlia di quest’ultima, di soli due anni, quattro di loro iniziarono a minacciare morte e picchiare violentemente i due uomini (entrambi già noti per piccoli precedenti), uno dei quali fu anche costretto con la forza a tenere la testa nel lavandino pieno d’acqua.
Ma non finì lì. Dopo avere prelevato le due vittime ed averle caricate a bordo delle due vetture (una di loro fu addirittura rinchiusa nel bagagliaio dell’auto), la banda le condusse nelle campagne tra Carmiano e Salice Salentino, dove avvenne la seconda parte del pestaggio, con calci, pugni e schiaffi. E dove i violenti avanzarono la richiesta estorsiva di 8mila euro, ammontante al bottino rubato la sera precedente presso l’abitazione del padre di Cristiano Quarta, che i due sospetti ladri – da qui prende il nome l’operazione “I soliti sospetti” – avrebbero dovuto consegnare entro mezz’ora nel piazzale di un’area di servizio.
L’allarme lanciato al 112 dalla compagna di uno dei due pestati mise in moto i carabinieri, che poco dopo riuscirono ad intercettare i due uomini aggrediti, mentre in auto si stavano dirigendo verso Copertino. Entrambi erano visibilmente agitati e col volto tumefatto. Condotti in caserma, i due rilasciarono alcune dichiarazioni, dalle quali i militari evinsero che erano stati picchiati selvaggiamente perché accusati di un furto, a loro dire, mai compiuto.
Le indagini degli investigatori della Tenenza di Copertino e della Compagnia di Gallipoli, dirette rispettivamente dal luogotenente Salvatore Giannuzzi e dal capitano Francesco Battaglia, hanno in breve tempo consentito di stringere il cerchio attorno al gruppo degli aggressori. Determinanti si sono rivelate le dichiarazioni della compagna di uno dei due uomini che, fornendo il modello di una delle auto con cui si erano allontanati i violenti, ha consentito ai militari di indirizzare l’attività investigativa verso una pista ben precisa. La vettura segnalata, infatti, era in uso proprio ad uno degli arrestati.
A chiudere il quadro ci hanno poi pensato le vittime, riconoscendo in foto gli autori del pestaggio. I carabinieri, come detto, sono sulle tracce di altri quattro individui, che avrebbero preso parte alla spedizione punitiva. A causa delle percosse ricevute, uno dei due uomini aggrediti fu costretto al ricovero in ospedale per via di alcune complicazioni ad un occhio; l’altro, invece, pur essendo pieno di ematomi ed escoriazioni, preferì rifiutare le cure mediche. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Paolo Spalluto, Arturo Balzani, Luigi Rella, Mirko De Luca e Giovanni Erroi.