LECCE – Il legno da sempre intreccia tra le sue nodose armonie la mano dell’uomo, assassina o salvifica, cui indissolubilmente lega il proprio destino ed è in una piccola e preziosa nicchia che si muovono i rari artisti che attingono alla sua linfa plasmandolo e riportandolo a nuova ed eterna vita.
Tra questi si colloca il salentino Giovanni Scrimireri, scultore originario di Noha di Galatina (Lecce) la cui vita lo ha portato a soggiorni all’estero che ne hanno formato il carattere e influenzato l’innata vena artistica spingendolo a sperimentare nuove tecniche e materiali.
Un fermento artistico ed intellettivo che gli ha aperto le porte del mondo dell’arte concedendogli riconoscimenti importanti Oltralpe e nel fervido ambiente napoletano dove anche Renato Guttuso ne ha riconosciuto il talento.
La manualità di Giovanni Scrimieri è in continua evoluzione e si nutre di nuove sfide e ambiziosi traguardi, i suoi polpastrelli hanno accarezzato il nobile oro, ma anche il ferro e il bronzo, trovando appagamento nelle venature del legno d’ulivo e contribuendo così a scrivere una pagina appassionata e illuminante della storia dell’arte contemporanea salentina.
Lo slancio espressivo si propaga energicamente dal legno di ulivo, elemento prezioso e ancor più carico di significati per la sua appartenenza alla terra salentina di cui anche l’artista è figlio devoto ed è partendo da questo legame che Giovanni Scrimieri scava nei tronchi contorti alla ricerca della forma in un prezioso rapporto alla pari in cui la materia chiede e l’artista esaudisce compiendo il miracolo della nascita, chiudendo così il cerchio sacro da cui tutto si origina: dalla madre terra nasce la materia, l’ulivo che nelle mani dell’uomo si plasma elevandosi verso l’infinito, certamente verso l’immortalità a dispetto della fugacità cui questi giganti preziosi sono stati condannati.
Quelle di Giovanni Scrimieri sono opere vive perché viva è la materia che le genera e viva è l’urgenza espressiva dell’artista, che scolpisce volti femminili i cui confini sfumano in un non finito di michelangiolesca memoria, corpi agili o al contrario carnosi, possenti, intenti a sorreggere il peso del mondo, e ancora cavalli danzanti e delfini giocolieri, mentre a volte, semplicemente l’ulivo diventa il pretesto per un avvincente gioco di chiaro-scuri modellati come vorticose onde.
L’impatto con le opere di Giovanni Scrimieri è totalizzante e avvolgente, di fronte ad ogni scultura ci si appresta ad un dialogo intimo in cui il legno narra storie antiche che rimandano all’ancestrale legame con la Madre Terra partendo delle origini stesse dell’umanità.
Il perfetto connubio tra presente e passato, si fonde nelle materne e sensuali forme delle sculture che riportano ad una femminilità feconda tipica dell’arte africana, in un gemellaggio spontaneo tra culture differenti eppure accomunate da un rigoroso attaccamento alla terra, alle radici, alle tradizioni.
Giovanni Scrimieri realizza racconti materici, soffia con tocco sapiente aneliti di vita ed emozione nelle sue opere, nobilita ciò che già è nobile, ed ogni suo input artistico acquisisce ancora più valore perché intriso dell’umiltà e generosità d’animo di un uomo che ha compiuto il suo cammino a testa alta, con semplicità e dignità, al pari degli ulivi.
Claudia Forcignanò