di C. T.
C’è anche un salentino tra i sei sovversivi arrestati nei giorni scorsi dalla polizia, nell’ambito dello sgombero dello storico centro sociale “Asilo” di via Alessandria, a Torino, occupato sin dal 1995. In manette è finito il 34enne Antonio Rizzo, di Nardò, arrestato dagli uomini della Digos del capoluogo piemontese, in collaborazione con gli investigatori del nucleo antiterrorismo. Il salentino, insieme agli altri antagonisti, è accusato di avere compiuto ventuno attentati in tutta Italia. Il giovane neretino, fermato insieme ad altri cinque anarchici, è stato raggiunto a Bologna presso l’abitazione di un’amica (dove si trovava in regime di sorveglianza speciale) da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. A vario titolo, i sei “ribelli” sono accusati di associazione sovversiva, istigazione a delinquere nonché detenzione, fabbricazione e porto di ordigni esplosivi.
L’indagine del Gruppo antiterrorismo della Procura di Torino è stata ribattezzata “Scintilla” ed ha consentito di ricostruire ventuno attentati e sistematici atti intimidatori, che sarebbero stati perpetrati dal gruppetto degli anarchici finiti in manette – tutti esponenti storici del centro sociale torinese – nei confronti delle imprese impegnate nella gestione dei Cpr, i Centri di Permanenza per i Rimpatri. E tutto – scrive il gip nell’ordinanza – per influenzare le politiche del Governo nazionale sull’accoglienza ai migranti.
Il “quartier generale” degli anarchici sarebbe stato proprio il centro sociale “Asilo”, all’interno del quale venivano programmati le iniziative e gli episodi sovversivi, che a volte venivano concordati con gli stessi ospiti dei Cpr (ex Cie), cui i ribelli fornivano inneschi incendiari per le loro rivolte. Tra gli episodi contestati a Rizzo ed agli altri arrestati – una settima persona, una donna, è ancora ricercata – vi sono gli ordigni piazzati davanti agli uffici postali di Torino, Bologna e Genova (Poste Italiane, infatti, è proprietaria di MistralAir, società di aeronavigazione che si occupa del rimpatrio dei migranti), nonché i plichi esplosivi spediti a varie ditte tra Torino, Bologna, Milano, Roma, Bari e Ravenna. All’indomani dello sgombero del centro sociale torinese, che ha innescato in città una serie di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, alla sindaca di Torino Chiara Appendino è stata assegnata una scorta, in quanto destinataria di minacce – “Appendino appesa” – apparse sui muri del capoluogo piemontese.