LECCE – Questa è la storia di un gruppo di 13 aspiranti docenti, tra i 28 ed i 53 anni, “accomunati da una brutta avventura” nel proditorio mondo del percorso per diventare professori nella scuola pubblica. L’epilogo è la battaglia in tribunale, ma cominciamo dall’inizio. Riportiamo la lettera integrale di chi ha sostenuto le prove, che ora lancia il grido di battaglia giudiziaria. Abbiamo contattato telefonicamente il rettore e gli uffici universitari, che per ora hanno affidato la questione agli uffici legali e preferiscono, per il momento, non rilasciare dichiarazioni ufficiali. Naturalmente restiamo a disposizione per la loro versione dei fatti e diamo spazio alla lettera (pubblicandola integralmente) degli aspiranti professori di sostegno.
LA STORIA DI UNA PROVA PER SPECIALIZZARSI NEL SOSTEGNO RACCONTATA DA 13 PROTAGONISTI
In data 16/04/2019 gli aspiranti prof. hanno partecipato alla procedura concorsuale per il conseguimento della specializzazione in sostegno didattico per la scuola secondaria di primo e di secondo grado, tenutasi presso l’Università del Salento. Superata la selezione con voti brillanti, hanno preso parte alla successiva prova scritta avvenuta in data 30/04/2019, superando anche questa con ottimi voti. “Alcuni di noi prendevano parte alla selezione per entrambi i gradi di scuola, e con non poca fatica hanno superato entrambe le parallele procedure di selezione venendo così ammessi a sostenere entrambe le prove orali, traguardo non scontato vista l’assai ardua ed insidiosa selezione (che vedeva inizialmente partecipare circa 800 candidati per il primo grado e 1700 per il secondo grado) – ci scrivono i protagonisti di questa brutta storia – Volendo far menzione dei voti di alcuni di noi, facendo riferimento alla coppia di voti prova preselettiva-prova scritta, si potrebbe annoverare: A.C. 26,5/30-26/30; S.B. 27/30-27/30; S.S. 26,5/30-25/30; M.S. 27,5/30-24/30; P.P. 26,5/30-28/30.
Il giorno 28-29/05/2019 e 03/06/2019 abbiamo sostenuto la prova orale all’esito della quale, non con poco stupore, sulla base di una valutazione a dir poco suggestiva nelle modalità di espletamento e frutto di criteri solo apparentemente predeterminati, abbiamo riportato voti insufficienti per superare la soglia di sbarramento (21/30). Al termine di questa selezione siamo stati quindi classificati come “non idonei”.
Fatto questo breve excursus, ci vorremmo però ora addentrare sui dettagli sconvolgenti di questa procedura concorsuale emersi compiutamente in seguito alla ricezione degli atti delle procedure, da noi regolarmente richiesti a pochi giorni dall’esito degli orali. I fatti che seguono saranno adeguatamente poi discussi l’ 11 Settembre 2019 dinanzi al Tribunale Amministrativo di Lecce dal nostro legale Avv. Antonio Salerno (con sede legale a Salerno).
Per rendere questa complessa vicenda quanto più lineare e meno tortuosa possibile sintetizzeremo di seguito le innumerevoli irregolarità da noi riscontrate, che minano alla credibilità della procedura concorsuale tenutasi presso l’Università del Salento:
– Prove orali brevi e collegialità dubbia: come si evince anche dagli atti, ad ogni candidato per la propria prova orale è stato corrisposto un tempo lordo di circa 8-9 minuti, che al netto di un sostanziale ritardo nell’inizio delle prove, delle operazioni di identificazione di ogni singolo candidato e delle pause della commissione, scende ad un tempo effettivo di 4-5 minuti a testa. Ci si potrebbe chiedere, quindi, come una commissione, come previsto dal bando, possa in neanche 5 minuti partire dalle prove scritte, stimolare il candidato su ulteriori tematiche d’esame e infine valutare “collegialmente” con valutazione analitica e compiuta. Ancor più crea sorpresa quanto prestabilito dalla commissione prima della prova orale, ovvero che i commissari esprimono singolarmente una valutazione per poi confrontarsi fra loro per esprimere il voto finale.
Desta sospetto quindi l’effettiva collegialità dello scrutinio nonché le tempistiche e la realtà di quanto detto visto e considerato che la commissione non si è mai riunita durante le prove per scrutinare i voti di singoli candidati o di piccoli gruppi di candidati (i voti non sono stati comunicati ai candidati né seduta stante, né dopo piccoli gruppi, né affissi a fine sessioni o né a fine giornate). Oltretutto nella data del 28 Maggio quasi la medesima commissione, fatto salvo per un solo differente commissario, sottoponeva ad esame sia gli aspiranti del primo grado la mattina che quelli del secondo grado nel pomeriggio, con ben poco tempo di pausa tra una procedura e l’altra. Certamente il tempo di pausa a disposizione non sarebbe stato sufficiente per scrutinare collegialmente i tantissimi candidati della mattina.
– Assenza di verbali ad personam e di griglie di valutazione: collegandoci al punto precedente ci si potrebbe chiedere fondamentalmente, quindi, quando e come la commissione abbia scrutinato in maniera collegiale, non essendo rinvenuto agli atti alcun appunto circa l’andamento dell’orale dei singoli né tantomeno verbali ad personam o griglie di valutazione che attestino la motivazione dei voti (pubblicati poi in data 07/06/2019).
È assai improbabile che al termine di 30-40 candidati la commissione sia stata in grado, semplicemente in modo mnemonico, di ricostruire la performance di ogni candidato e di assegnare un reale ed analitico punteggio alla prova del singolo. Sarebbe stato inoltre doveroso, come accaduto in tutte le altre università italiane, comunicare il voto seduta stante o massimo il giorno dopo. Una pubblicazione così tardiva (più di 10 giorni di attesa per i candidati del 28 Maggio) porta al vago sospetto che i voti siano stati dibattuti per più giorni e al termine di tutti i candidati.
– Criteri di valutazione solo apparentemente predeterminati: in ogni procedura concorsuale i criteri di valutazione per la prova orale e scritta devono essere predeterminati al fine di scongiurare il rischio che la confezione dei criteri predetti avvenga su misura in modo da poter favorire taluni candidati e sfavorirne altri.
Se pur la commissione ha predeterminato i criteri (“correttezza, congruenza ed esaustività delle risposte”), in realtà questi criteri sono ampiamenti contestabili per diversi motivi: sono privi dei singoli pesi valutativi, sono “preconfezionati” ed estremamente generici e, soprattutto, non sembrano concretamente essere stati applicati all’orale visto che dagli atti non si evince alcuna griglia di valutazione con evidenziati i criteri ed i diversi punteggi assegnati ai singoli criteri. Desta inoltre sospetto come, per le modalità di espletamento della prova, possa aver effettivamente la commissione attribuito collegialmente questi punteggi se mai riunitasi durante i tanti colloqui.
Inoltre molti candidati sono stati ascoltati solo al riguardo della propria esperienza lavorativa, quindi ci si potrebbero chiedere come un’esperienza di lavoro, se pur relativa al sostegno, possa essere valutata in termini di “correttezza, congruenza ed esaustività delle risposte”. Senza contare che le domande teoriche, quando poste, non sono mai state sorteggiate ma rimesse alla più ampia discrezionalità della commissione. A rafforzare l’ipotesi che questi criteri prestabiliti e già di per sé generici, non siano stati poi concretamente utilizzati, vi è la stravagante coincidenza delle bocciature relative alla secondaria di primo grado: tutti i non idonei hanno ricevuto il vergognoso punteggio “15”, ed è assai improbabile una così omogeneità di punteggio se una commissione opera con reali e dettagliati criteri di valutazione.
Il giudizio sintetico a noi attribuito non condensa concretamente una reale motivazione, tanto più che l’orale riguardava le risultanze della prova scritta e questioni motivazionali, ed è assai improbabile che aspiranti docenti con alle spalle una significativa formazione possano (in 5 minuti) non essere in grado di destreggiarsi sulle domande del compito scritto (valutato in precedenza con ottimi voti). È importante ricordare che le selezioni adottate quest’anno dalle università italiane sono state fra le più rigide negli ultimi anni, essendo state modificate le soglie di accesso per la prova preselettiva: nell’Università nel Salento, in particolare, a passare la prima prova sono stati i 100 candidati con punteggio più alto (più i candidati con punteggio uguale al centesimo).
Questo rende chiara la già tagliente scrematura iniziale, che ha portato certamente avanti candidati concretamente preparati (per il secondo grado addirittura solo voti dal 26,5 in su). Ulteriore drastica selezione vi è stata con la prova scritta che ha dimezzato ulteriormente i candidati portando agli orali un numero di aspiranti pressappoco vicino ai posti messi a bando. In procedure concorsuali siffatte, tutti o quasi tutti coloro che arrivo all’ultimo step sono potenzialmente “idonei” alla prova orale, a maggior ragione se, come già detto, la prova orale verte sui contenuti dello scritto e su questioni motivazioni e, per logica, il voto poteva solo di poco discostarsi da una media ponderata delle due prove precedenti! A tal proposito, inoltre, vorremmo evidenziare che la media dei voti di noi non idonei relativa alle due prove scritte è per assurdo più meritevole di quella dei candidati idonei vincitori e questo sembrerebbe testimoniare che il merito è stato poco influente in questa procedura concorsuale e che la discrezionalità della commissione durante la prova orale ha significativamente cambiato le carte in tavola ribaltando una graduatoria che vedeva alti tutti noi non idonei (fino alla priva scritta coprivamo sostanzialmente i primi 20-25 posti).
Da nostra interpretazione sospettiamo di essere stati forzatamente dichiarati non idonei da una commissione che aveva prefissato il numero di aspiranti massimi da far accedere al corso, che per quanto concerne il primo grado è stato addirittura inferiore ai posti messi a bando (45 idonei vincitori per 50 posti disponibili). Desta sospetto la totale assenza di idonei in posizione non utile, che come già detto sono numerosissimi nelle altre università. Questo è da ritenere un grave danno non solo del singolo, che avrebbe potuto partecipare a numerosi bandi di posti vacanti emessi da diverse università italiane, ma anche di interesse pubblico vista l’endemica carenza di “professionalità” destinate a soddisfare la carenza degli organici scolastici in tema di “sostegno”. Ancor più gravoso il danno se si tiene conto di una recente sentenza del TAR Lazio che ha definito insufficienti e incongrui i posti messi a bando dalle università ed ha ordinato al MIUR l’immediata revisione dei posti autorizzati. Senza tener conto, inoltre, che gli idonei non vincitori possono presentare domanda di soprannumero per la procedura concorsuale dell’anno seguente.
“Scossi da questa violenza subita abbiamo attivamente fatto ricerche sull’andamento della prova orale nelle altre università italiane: nessuna università italiana ha ‘inflitto’ così tante bocciature come la nostra università leccese e comunque, se presenti, tali bocciature sono state in numero assai ridotto rispetto agli idonei in posizione non utile, presenti invece in numero considerevole – continuano gli aspiranti prof che hanno indirizzato una mail alla nostra redazione – Le non idoneità sono inoltre state conferite a candidati che non hanno brillato nelle due prove precedenti e comunque il giudizio è stato attribuito nella più totale trasparenza ed in seguito ad un colloquio di circa mezzora. Al contrario a Lecce i destini per noi candidati sono stati solo due: o idoneo vincitore o direttamente non idoneo!
In conclusione ci sentiamo di condannare ad alta voce le irregolarità della procedura concorsuale tenutasi presso l’Università del Salento. Siamo stati vittime inconsapevoli di una “simulazione di prova orale”, in quanto potenzialmente il nostro destino è stato già prestabilito ancor prima di sederci dinanzi alla commissione. La commissione ha esibito nei nostri confronti un grave abuso di potere, ha travisato i fatti assegnandoci dei voti non realmente corrispondenti alla nostra prova orale ed ha manifestato ingiustizia, illogicità e disparità di trattamento.
Il giorno 20 Luglio 2019 abbiamo avviato la nostra class action presentando ricorso presso il Tribunale Amministrativo per la Puglia (sede di Lecce) e chiedendo l’annullamento della procedura concorsuale in quanto contrassegnata da evidenti irregolarità. Il nostro legale (Avv. Antonio Salerno con sede legale a Salerno), esistendo i presupposti di estrema gravità e urgenza, ha richiesto adozione di provvedimento monocratico (ex art. 56 C.P.A) per l’ammissione con riserva al corso che si sta già svolgendo presso l’Università di Lecce.
Il Presidente della sezione II, ha rigettato tale provvedimento monocratico a causa delle lezioni già iniziate (se pur da poco) ma non ha negato nel contempo la sussistenza di estrema gravità, fissando così la celebrazione del ricorso giorno 11/09/2019. Tale provvedimento è stato invece concesso ad una nostra collega (ammessa quindi al corso con riserva) che ha lamentato il nostro stesso periculum e che aveva presentato istanza pochi giorni prima della nostra, a ridosso dell’inizio delle lezioni.
Il motivo di questa nostra esternazione alla vostra redazione è sostanzialmente quello di rendere pubblici i fatti e divulgare il nostro urlo che chiede giustizia. Siamo pronti ad andare fino in fondo alla vicenda con tutti i mezzi a nostra disposizione in quanto ci riteniamo offesi, amareggiati e soprattutto danneggiati dal modus operandi adottato dall’università del Salento. Vi chiediamo quindi di tenere conto di questo nostro comunicato e di provvedere a rendere pubblici i fatti, la data della celebrazione della sentenza e le condanne da noi denunciate nei confronti dell’Università degli studi di Lecce”.