Incentivare l’uso della moneta elettronica disincentivando l’uso del contante. Questa è la proposta contenuta in un lavoro del Centro Studi di Confindustria. La notizia ha fatto discutere perché da un lato prevede delle agevolazioni fiscali, ma dall’altro impone una nuova tassa. Vediamo di cosa si tratta.
La proposta si articola in due fasi: da un lato la concessione di un credito di imposta del 2% a chi effettua i pagamenti mediante transazioni elettroniche (incentivo all’uso della moneta elettronica); dall’altro introduce una commissione del 2% sui prelievi, a partire da una certa soglia mensile (disincentivo all’uso del contante).
Il motivo di tale misura è la lotta all’evasione fiscale, sulla scia della fatturazione elettronica. L’anomalia sta nel fatto che sia stata proposta da un’associazione di categoria come Confindustria. Forse nella speranza di ridurre il carico fiscale alle grandi imprese, sue iscritte, atteso il fatto che la perdita di gettito fiscale e contributivo, secondo il Mef, è stimato intorno ai 100 miliardi di euro, solo in parte attribuibile alle grandi imprese.
È vero anche che l’Italia è uno dei paesi dove è meno diffuso l’utilizzo delle carte di pagamento. Rispetto a una media europea superiore a 100 transazioni pro-capite annue, in Italia ne vengono effettuate meno di 50.
Ma se ha fatto discutere la proposta avanzata da Confindustria, non suscitano meno preoccupazioni le misure anti-contante che provengono direttamente dal Governo. Il Mef ha, infatti, previsto un piano in 4 mosse per contrastare l’uso del contante e incentivare, nello stesso tempo, i pagamenti tracciabili con carte e bonifici.
L’obiettivo è sempre lo stesso. Il recupero dell’Iva evasa, ossia quella sulle vendite al dettaglio, negozi, ristoranti e bar. Ma anche delle imposte sul reddito dato che con la tracciabilità dei movimenti bancari è più facile, per l’Agenzia delle Entrate, sommare le spese fatte dai contribuenti e, quindi, ricostruirne il reddito, come è più facile per le forze dell’ordine controllare i movimenti di denaro ai fini della legge sull’antiriciclaggio.
Vediamo quali sono le misure che il Mef ha allo studio per eliminare i contanti dalla circolazione.
1) Detrazioni fiscali
Chi non ha pensato, almeno una volta nella vita, come mai la legge fiscale non preveda la detrazione dal reddito delle spese quotidiane. Sembra che con le nuove misure anti-contante questa possibilità potrebbe realizzarsi. La legge garantirebbe la detrazione dal reddito personale delle spese sostenute con carte dal reddito personale.
2) Abolizione delle commissioni
Attualmente su ogni transazione elettronica l’esercente paga una commissione, alla banca, che va a ridurre un utile, spesso, esiguo. La seconda misura anti-contante abolirebbe tali commissioni per i pagamenti di importi trascurabili.
3) Diffusione del Pos
Succede spesso che il negoziante di fronte alle carte di credito abbia dichiarato di non avere il pos. Con le nuove misure verrebbero applicate sanzioni più forti per chi rifiuta pagamenti con carte di credito o bancomat. Attualmente esiste l’obbligo di accettare i pagamenti con Pos, ma tale sanzione non viene mai applicata per la mancanza del decreto attuativo della legge.
4) Pagamenti con moneta elettronica obbligatori verso la Pubblica Amministrazione
Qualsiasi pagamento in favore della pubblica amministrazione dovrà avvenire in modalità elettronica. Ad esempio il bollo auto, i ticket sanitari, ecc.
Ora, perdonatemi, ma non posso fare a meno di esprimere la mia modesta opinione.
Abolire il denaro contante in un paese come l’Italia, serve davvero per combattere l’evasione fiscale e per contrastare l’economia criminale? Io credo proprio di no! La grande evasione fiscale, in Italia, come anticipato, non è solo opera del cittadino. I grandi evasori continueranno a evadere. Quanto alla criminalità, il discorso non cambia. Nel 2007, ad esempio, ricordo che le agenzie che gestivano il giro delle slot machine in Italia, da anni, non le collegavano al sistema informatico dell’Agenzia delle Entrate. Fu irrogata una sanzione complessiva di 2,5 miliardi euro mai pagata.
Per converso, dal primo luglio 2018 i datori di lavoro non erogano più gli stipendi per contanti e la stessa cosa avvenne nel 2012 con il versamento delle pensioni. Ciò obbligò molti anziani italiani, ad aprire un conto corrente, con conseguenti spese da pagare e la tracciatura di ogni movimento. Essenzialmente, queste ultime sono state decisioni prese al solo fine di controllare i movimenti di conto corrente di queste categorie di italiani ancora sconosciute al fisco.
Intendo dire che, se le misure del governo verranno adottate, non credo che il motivo sarà la lotta all’evasione fiscale o all’economia criminale. La criminalità non opera quasi più con il contante, ma con cripto valute quali i bitcoin ed altre. Piuttosto credo fermamente che si tratti di scuse per creare un sistema che permetterà al fisco, e ai governi in carica, di mettere ulteriormente, senza limitazione alcuna, le mani nei conti correnti della popolazione più fiscalmente bistrattata d’Europa.
Di seguito alle recenti “soluzioni antievasione” proposte, verranno introdotte normative che esporranno il contribuente alla fame di entrate da parte del Fisco, con la possibilità di prelievi diretti di quanto dovuto a titolo d’imposte. Poi s’introdurrà il blocco dei conti correnti anche solo per una multa non pagata e il gioco è fatto. Attualmente è possibile, ma con tali premesse le nuove norme andranno ben oltre.
Così ogni singolo cittadino non dormirà più sonni tranquilli dato che il suo conto corrente sarà esposto, non solo, ai prelievi di Agenzia delle Entrate, ma anche ai furti del sistema bancario, perché non appena una banca rischierà il collasso, ognuno di noi sarà chiamato a salvarla attraverso il pagamento di una patrimoniale. Il caos è certo. I disordini pure.
Nel frattempo la criminalità organizzata e i grandi evasori, che a volte coincidono, continueranno ad evadere indisturbati. Oltre al fatto che, quasi certamente, essi controlleranno il flusso del contante a svantaggio dei cittadini
Flavio Carlino