COLLEPASSO (Lecce) – Son passati ormai due mesi dall’insediamento di Pierluigi Piscopo a neo presidente della FIDAS di Collepasso. Una sezione che vanta una storia lunga oltre cinquant’anni, la cui nascita coincide con un episodio in particolare: una gravidanza. Difatti la donna, ebbe un parto molto difficile, che la costrinse a ricorrere a numerose trasfusioni. Quell’episodio spinse l’allora ventenne Antonio De Matteis a unire le forze per far nascere un’associazione di donatori del sangue chiamata ADOVOS (Associazioni Donatori Volontari del Sangue).
Al suo fianco vi furono: Carla Veronese, Rocco Leo, Mario Marra, Silvano Petrini e Achille Paglialonga, il decano del gruppo che ancora oggi è presente in prima linea nelle giornate dedicate alla donazione. A quei tempi gli ospedali andavano alla ricerca del sangue dei parenti per le necessità dei pazienti, ragion per cui iniziavano a nascere le prime associazioni di volontari. Si cercava di fornire i primi benefit a quanti donavano, come ad esempio visite mediche ed analisi del sangue gratuite. Nel 1995 l’Associazione, seppur mantenendo il rapporto con il Centro Trasfusionale di Casarano, aderì alla FIDAS che, assieme ad AVIS, rappresentano le più importanti associazioni accreditate dal sistema nazionale italiano.
Ad oggi la FIDAS Leccese conta 28 sezioni quasi tutte in provincia di Lecce tra cui la sezione di Mesagne (BR), e la sezione di Polizia Penitenziaria del carcere di Lecce. “Gli ostacoli da affrontare non sono pochi” dice il neo presidente Pierluigi Piscopo “in una società egoistica che fugge via dal dolore e non coltiva la cultura del dono. In questo caso il dono, molto spesso, coincide con la vita. Foetunamente sono tanti gli uomini e le donne che donano col sorriso”. Il presidente della FIDAS di Collepasso anallizza anche la programmazione del 2020: “Ricoprendo questo ruolo le responsabilità crescono sensibilmente, ma posso contare su un gruppo di lavoro preparato e motivato.
Agli appuntamenti di formazione provinciale e nazionale, vogliamo aggiungere manifestazioni tese a far crescere la nostra associazione, come ad esempio la Festa del Donatore. In un paesino come Collepasso, sempre più abbandonato dai giovani e dimenticato per la maggior parte dell’anno, il nostro sforzo è verso la comunità. Donare, che sia sangue o la propria presenza, vuol dire vita”.