di Claudia Forcignanò
É inevitabile oggi, a pochi giorni di distanza dal suo addio a questo mondo, ricordare Luis Sepúlveda attraverso il suo libro più famoso: “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, che poi, altro non è che il pretesto per raccontare un autore che prima di tutto è stato un uomo di ineguagliabile valore.
Aveva 70 anni Luis Sepúlveda, probabilmente altre storie da raccontare, ma il Covid ha deciso diversamente per lui, ha deciso che la sua penna doveva fermarsi.
Dovremo accontentarci di andare a ritroso tra le pagine di una vita vissuta con passione, la medesima che sprigionava dallo sguardo magnetico che accompagnava i lineamenti di un volto e di un corpo mossi da uno spirito indomito, votato a grandi passioni che ha trasposto in romanzi e favole immortali.
Viaggiatore, esule politico, figlio devoto della terra, Sepúlveda ha tessuto le trame della vita dei suoi personaggi con colori vivaci e ritmi gitani perché la mera cronaca non gli apparteneva, non rendeva (non rende) fino in fondo l’emozione dell’attimo vissuto, così nel suo romanzo d’esordio, “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, dedicato a Chico Mendes, ad esempio sono racchiusi i mesi trascorsi nella foresta amazzonica con gli indios Shuar.
Dall’esperienza a bordo di una nave di Greenpeace contro i mattatoi dei mari che trucidano balene, nasce, “Il mondo alla fine del mondo“, e ancora la militanza politica lo porta a scrivere “La frontiera scomparsa“, racconto del viaggio di un prigioniero cileno che fugge da Pinochet verso la libertà.
Rende omaggio alla storia d’amore con la poetessa Carmen Yáñezè in “La lampada di Aladino” e nel noir “Un nome da torero“.
Lo stile di Luis Sepúlveda è asciutto, diretto, pone il lettore di fronte alla realtà senza giri di parole, il confine tra generi si assottiglia al servizio di una lezione di vita e umanità che accomuna ogni essere vivente, contro i potenti, la solitudine, l’indifferenza.
“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” è una storia di coraggio, di accoglienza, di libertà e fiducia raccontata con semplicità, la stessa semplicità che serve ai bambini per imparare e ai grandi per ricordare.
Nel 2018 è uscito “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa“.
Se Sepúlveda non c’è più, di lui rimane l’insegnamento di indomito coraggio e bellezza.
Abbiamo tempo per imparare, leggendo.
Trama
I gabbiani sorvolano la foce dell’Elba, nel mare del Nord. “Banco di aringhe a sinistra” stride il gabbiano di vedetta e Kengah si tuffa. Ma quando riemerge, il mare è una distesa di petrolio. A stento spicca il volo, raggiunge la terra ferma, ma poi stremata precipita su un balcone di Amburgo. C’è un micio nero di nome Zorba su quel balcone, un grosso gatto cui la gabbiana morente affida l’uovo che sta per deporre, non prima di aver ottenuto dal gatto solenni promesse: che lo coverà amorevolmente, che non si mangerà il piccolo e che, soprattutto, gli insegnerà a volare. E se per mantenere le prime due promesse sarà sufficiente l’amore materno di Zorba, per la terza ci vorrà una grande idea e l’aiuto di tutti.
Editore: Salani
EAN: 9788877825124
Costo 9,50 euro