RACALE/TAVIANO (Lecce) – Nuovi dettagli nell’inchiesta sulla scomparsa di Mauro Romano, il bimbo di 6 anni di Racale, rapito e svanito nel nulla il 21 giugno del 1977. Il pozzo, ispezionato a dicembre dai vigili del fuoco insieme ai carabinieri, dista in linea d’aria poche decine di metri dall’abitazione di A.S., l’anziano 60enne, di Taviano, indagato per la scomparsa del piccolo con l’accusa di omicidio volontario. Un nuovo dettaglio, un nuovo tassello nell’indagine avviata sulla scorta di un’istanza di richiesta riapertura dell’indagine depositata dai genitori di Mauro Romano all’indomani dell’arresto dell’anziano per presunti atti di pedofilia nei confronti di alcuni minori e aggredito in piazza appena pochi giorni prima.
A.S., peraltro, già 43 anni fa, era finito nell’inchiesta sulla scomparsa del bimbo. Con sette telefonate, all’epoca, l’allora 25enne pretese 30 milioni dai due genitori di Mauro per poter rivedere il figlio vivo. A.S. venne sorpreso dai carabinieri in una cabina della Sip, al termine dell’ultima drammatica telefonata. La vicenda del pozzo, invece, ha avuto risvolti di natura civilistica relativamente ad una questione di servitù che attraversava quel fondo. Il proprietario del terreno in cui insiste il pozzo risulta essere di proprietà di un tale A.C. che apparentemente sembrava un soggetto dagli atteggiamenti ambigui e che conosceva A.S.
La controversia è andata avanti per anni e si è conclusa con una sentenza della Corte d’Appello che ha stabilito che lo stradone venisse eliminato per via del cambiamento degli strumenti urbanistici. E il pozzo ricadente nel terreno di A.C., accuratamente ispezionato mesi fa, si trova in linea d’aria a circa 100-150 metri da casa di A.S. Una doppia coincidenza? Di certo un dato oggettivo di cui a Taviano in molti sono al corrente così come le forze dell’ordine e che potrebbe fornire ulteriori dettagli nell’inchiesta riaperta da alcuni mesi su uno dei pochi casi di cronaca nel Salento rimasti, al momento, insoluti.